Parte seconda, libro I, capitolo I (edizione complanare)
   
   


DELLA VITA
DELLA PICARA
GIUSTINA
DIEZ
PARTE SECONDA
 
DELLA DAMA VAGANTE
Libro Primo
 
Del viaggio alla città di Leone
Capitolo Primo
 
DE' LISCI ET SBELLETTAMENTI,
mal posti e scomposti Numero I
 
 
 
 


Segunda parte del libro segundo de La pícara romera
 
La pícara romera. En que se trata de la jornada de Arenillas
 
Capítulo primero
 
De la jornada de león
 
 
 
Número primero
 
Del afeite mal empleado
 

Versi safici ed adonici di consonanzie latine

in spagnuolo

 

Vencido el Grullo,

cobra gran orgullo

 

la hermosa Justina,

y se determina

salir de aldeana,

y ser ciudadana,

súbitamente.

Una mañana

se puso galana,

y desde el mesón,

se partió a León,

acompañada

de su camarada,

Bárbara Sánchez.

Fue bien arreada,

y mal afeytada,

y las que la vieron,

tal vaya la dieron,

que en fin se apeó,

y el afeyte lavó.

Triste picaña.

 

 

La Picara Giustina si determina di diventare Dama Vagante; lascia Mansiglia e se ne va a Lione; si narra ciò che gli avenne; e si discorre della vanità delle donne e de' suoi amori. Numero I.

Numero Primo.

 

Sáphicos y adónicos de consonancia latina

 

 

Vencido el Grullo,

Cobra gran orgullo

La hermosa Justina,

Y se determina

Salir de aldeana

Y ser ciudadana,

Súbitamente.

Una mañana

Se puso galana,

Y desde el mesón

Se partió a León,

Acompañada

De su camarada

Bárbara Sánchez.

Fue bien arreada

Y mal afeitada,

Y las que la vieron

Tal vaya la dieron,

que en fin, se apeó

Y el afeite lavó.

Triste picaña.

 

Io ho udito dire molte volte che li soldati vecchi hanno quasi per commun proverbio di dire: "Giamai una vittoria sola" e questo perché, come dice quel poeta

 

Non è alterezza all'alterezza uguale

d'un uom che vittorioso in alto sale.

 

Muchas veces he oído que los soldados viejos tienen por común refrán decir: "Nunca una victoria sola".

{Il vincente insuperbisce.} Dice bene e dice verità: perché l'orgoglio e la superbia di un trionfo fanno gli animi invincibili e gli arrischia e dispone per intraprendere quali si siano nuove imprese.

Dice bien, porque el orgullo de un triunfo hace los ánimos invencibles y los arrisca y dispone para emprender nuevas hazañas.

{Griffo e sue qualitadi.} Il Griffo non combatte se non passa l'età di cinque anni e che abbia il becco acuto e forte e gli artigli gagliardi e tenaci e ch'egli sia atto alla generazione; e s'aviene ch'egli combatta con qualche aquila, {Aquile e specie loro.} e che resti perdente, si rimane pieno di pusilanimità, più che non è un villano picaro e poche volte alza come egli la testa;

El grifo no pelea hasta que es de edad de cinco años y tiene buen cuerpo y suficiente proceridad, y si en la primer batalla que tiene con alguien, vence es prodigio de fortaleza, y si vencido, queda más pusilánime que un milano y pocas veces alza cabeza,

anzi qualunque si sia aquila (non dico già delle aquile Morfone, né Ossifraghe, né Aliete, né Picarghe, che sono le specie naturali dell'aquile brave ed feroci, ma dico dell'aquila bastarda, chiamata la Cicogna di Montagna {Cicogna di Montagna.}) lo vince e talmente lo avvilisce che non vale a cosa alcuna: ma se avviene ch'egli resti vincitore, s'empie di tanta superbia ed alterezza che non conosce chi vincere lo possa e ciò è simbolo di superba fortezza.

y cualquier águila no digo yo la morphnos, ni osifraga, ni halieto, ni pigargo, que son las especies naturales del águila, sino la bastarda o mestiza, llamada cigüeña montañesa le vence y acobarda.

Così io, come per la passata e raccontata impresa, rimasi tanto superba, per lo che della mia medesima opinione grandemente mi allargai colla considerazione, perciò credei di poter e di saper ogni cosa, perché crescerono i miei fiumi, sprezzando ognuno e facendo caso proprio ogni mio pensiero, di modo tale ch'io credei che tutte le cose in me crescessero non poco, percioché il vedere io l'aveva più acuto; l'udire tanto sottile ch'io sentiva il volar di un moscerino, l'odorato tanto penetrante che dall'odore altrui penetrava in me i pensieri de' cuori loro; il mio gusto era talmente delicato, ch'io non la cedeva a Cleopatra; nel tatto, guai a colui che era toccato dalle mie delicate mani, che vi so dire che al solo tatto si dava per vinto e cotal accrescimento lo conobbi certo dalla universale mutazione ch'io vidi in me.

Así yo, como de la pasada y referida empresa salí tan lozana cuan triunfante, no sólo me ensanché, pero en mi mesma opinión crecí; crecieron mis humos, mis desdenes, mis pensamientos, y aun pongo en duda si creció mi alma, según vi en mí universal mudanza.

{Giustina s'incamina ad essere Dama Vagante.} Già io ero divenuta dama e non più la villana delle burle e le cose di montagna e spicialmente di Mansiglia mia terra, mi puzzavano, né vedere più le poteva: e già era passato il tempo quando soleva portare i sottocalzoni di bombarina bianca, con una piuma di pavone nel cappello et con altre gentilezze, che a mille Narcisi di corte garbati e bene abbigliati e profilati non la cedevo.

{Donzelle di villa sue condizioni semplici quali.} Già io lo so che avea passato il tempo nel quale io estimava più uno de' miei, che vagheggiare mi solea e promettermi una libra di lino o una scodella di latte o un cembano o un castrato rubato alla sua patrona, che se un cortigiano m'avesse offerto una catena o manigli d'oro.

Ya yo era dama; ya las cosas de montaña y de Mansilla, que todo es uno, me olía a aceite de alacranes; ya se había pasado el tiempo cuando quería yo más uno de zaragüelles blancos con una pluma de pavo en el sombrero o carapuza cuarteada, que a los mil Narcisos de corte con todos sus alfeñiques y perfilados; ya se había pasado el tiempo en que yo estimaba más que uno de éstos me prometiese una libra de lino o azumbre de leche o vello en jugo, o un cordero hurtado a su abuela, que si un cortesano me ofreciera una cadena o cabestrillo de oro.

Sono le contadine e massime quelle di montagna, come la lupa che in tempo di bisogno odora ed accarezza i lupi e smpre sceglie il peggiore ed il più debole e fiacco. Parlatemi mo ora del sussiego che io usava con li gentiluomini e cavalieri che baciandosi le mani e gettandosi genocchioni dicevano {Innamorati suoi pensieri quali.}:

Son las labradoras y montañesas como la loba, que en tiempo de brama huelen todos los lobos y siempre escogen el peor y más flaco. Hablad con que se me diera a mí en aquel tiempo un pito por el galán que, besando la mano, derribara la rodilla y dijera:

- Dama godete questa catena d'oro, in segno che io le son servitore.

In verità, ch'eglino si credevano come a giumenta pormi il capezzone ed inalberando il stendardo, dar con legiadria poi un salto e cavalcarmi. Non la intendevano i meschini: erano catene che loro stessi s'incatenavano ed il capezzone serviva loro come di briglia e perciò erano da me guidati ove, come, quanto et quando voleva. {Dama di città suoi costumi.} Si credevano ingannarmi e restavano ingannati; si pensavano spogliarmi ed erano spogliati: oh quanti vennero con cento reali, che ritornarono a casa senza un soldo.

-Dama, tome ese cabestrillo de oro. Pardiez, pensara que era pulla y que me quería encabestrar y enalbardar.

El mayor presente que por entonces pensaba yo que se podía hacer a una mujer de mi estofa era una sortija de latón morisco y, a lo sumo, de plata, y cuando llegaba a ser sobredorada, venía a perder la senda de la consideración y pensaba que era el finis terrae de los presentes, que,

Ciò si fa nelle gran cittadi, ma a Mansiglia nel mio primitivo tempo, il maggior presente che mi si dava era un anello di latone fatto alla moresca ed al più più d'argento e quando arrivava ad essere indorato, faceva trascendere ciascuna donna nei loro pensieri e si credevano come ancor io credeva essere in finibus terrae e che cosa maggiore non si potesse appresentare,

conforme a quel proverbio che dice che {Proverbio.} nel stomaco di villano non vi entra fagiano. Passai quel lustro. Già quel tempo mi trasportò al presente, nel quale tutta gonfia ed altiera non istimava punto una camiscia di seta ricamata con oro e perle, né l'averne di esse gran copia, come che se nascessero nelle sciepi, {Disprezzo di dama cortegiana.} ed in ogni luogo; o che, qual cornucopia, se mi desse l'abbondanza di tutte le cose: tutto sprezzava e tutto schiffava e rifiutava e di ciò ne era cagione che per la passata vittoria mi insuperbei nei pensieri e la mia persona con gli alterati guernimenti mutò stato.

como dice el refrán en estómago villano, no cabe el pavo. Pasóse este solía, y a tal tiempo me trajo mi entono engomadero, que no estimaba yo entonces un faldellín de grana de polvo con franjones de oro, más que si nacieran los faldellines entre las cercas o entre los cuernos del Rastro. Y todo esto vino de que, como dije, la pasada vitoria sacó mis pensamientos de quicio y mi persona de mi estado.

{Giustina lascia la villa e va a Leone.} Vegendomi poi incappata et incappellata a costo delle spoglie della carrettata dei pazzi che da essa disbarcarono, per mio ordine, nella real villa di Mansiglia e ricca di tutti li suoi guarnimenti di cappe e capelli per lo ingegnoso fare delle mie mani, mi posi in pensiero e me la ficcai in capo di uscire della villa e della montagna et farmi subito cittadina. Mi risolsi di dare una pavonata alla città di Leone, per vedere se a sorte mi ci poteva attaccare qualche poco di civile, giacché nel crminale ero maestra.

Viéndome, pues encapada y ensombreada, a costa de la carretada de tontos que desembarcaron por mi orden en la real de Mansilla, rica de sus despojos y ufana de mis trampantojos, se me puso en la cabeza salir de aldeana y montañesa y dar de súbito en ciudadana. Resolvíme en dar una pavonada en la ciudad de León, por ver si se me pegaba en ella algo de lo civil, ya que de lo criminal yo era maestra.

La città di Leone è distante solo tre leghe della mia terra, ancorché nel mezo del camino vi sia una parentesis di un colle, nella cui cima nei tempi passati riposò molti e molti anni una statua di un uomo castrato, uomo (dico) castrato.{Uomo castrato sua statua quale.} Alcuno mi dirà:

- Giustina, quelle cose che si levano agli uomini, si possono dare ai cani.

- Taci non mi dar noia, camina con esso meco, che la mia compagnia è buona e ti farò vedere la statua di questo castrato con le seguenti lettere che dicevano:

La ciudad de León está solas tres leguas de mi pueblo, aunque hay en medio un mal paréntesis de un puertecillo en cuya cumbre en tiempos pasados estuvo gran tiempo la estatua de un hombre capón. Hombre, digo, capón.

Alguno me dirá:

-Justina, adjetivad para peras.

Acaba ya, hermano lector. Vete conmigo, que buena es mi compañía.

Así que, la estatua capón tenía el letrero siguiente:

Il castrato tien dell'uomo il peggiore.

Et la donna tiene il più sciagurato.

Quand'io andava a questa statua e di là a Leone con questi miei scrupoletti era del mese di agosto et erano molto vicine le feste agostane, {Feste agostane in Leone quali e come sieno.} che si celebrano in quella città, con gran concorso et frequenza di popolo e con molta copia di tamburi, tamburini e tamburoni.

"El capón tiene del hombre lo peor y de la mujer lo más ruin." Cuando yo andaba malherida escrupulete era por agosto, y muy cercanas las fiestas agostizas que se celebran en aquel pueblo con muchos atabales, cuando menos.

Quando fui per partirmi e tutta risolta, feci risolvere anco certi cavalieri di Aburra, figliuoli degli asini e porci della mia terra, che perciò di parentela mi toccavano alquanto nel sangue, ai quali pregai e comandai che mi ritrovassero un'asinella piacevole, sopra la quale io dromedassi la pianura che v'è da Mansiglia alla nobil città di Leone.

Resolvíme de ir, y, resuelta, hice resolver a ciertos caballeros de Aburra, hijos de rocino de mi pueblo, que me tocaban algo en sangre, y aun no me tocaban poco, que me buscasen una pollina mansa en que yo dromedease la llanada que hay desde Mansilla a la noble ciudad de León.

Primer sitio de León.

{Leon suo primo sito e stato quale.} Questa è la campagna, dove li antichi la primiera volta fondarono Leone, quando ella stava nel suo fiore ricca di gran fatti et d'illustre nome: allor ella si chiamava Sublantia flor, ma l'aria della mutazione, che tutto consuma, la sterpò, rappigliò e mutò il sito ponendola dove ora sta, di lontano in apparenza molto bella, quanto più brutta vicino e mutò il nome di fiore e della sua bellezza nella pacibilità e nel nome di Leone, perché giunto insieme il rigor del freddo e la malinconia delle piogge e l'umidità nella qual si trova per lo rigoroso e malinconico clima, rappresenta la fierezza del leone e la malanconia della sua febbre quartana:

Esta es la campaña donde los antiguos dicen que fue la primera fundación de León cuando ella estaba en su flor en hecho y en nombre, pues se llamaba entonces Sublantia Flor. Mas el aire de la mudanza, que todo lo derriba, la arrancó de cuajo y mudó al sitio donde agora está, tan linda de lejos como fea de cerca, trocado el nombre de Flor y su belleza en la ferocidad y en el nombre de León, junto con el rigor del frío y la melancolía de las lluvias y humedades en que, por lo riguroso y melancólico, representa la fiereza del león y la melancolía de su cuartana.

posso dire con verità e non dico menzogna, che non andai a Leone tanto con pensiero di riposo, quanto curiosa di vedere in quanti gradi di verità mi trattavano i leonesi, che in Mansiglia albergavano nella mia osteria, {Leonesi sono vani e vantatori.} li quali notte e giorno stavanmi raccontando le grandezze di Leone; e conosco leonesi che, per narrarmi le grandezze dell'eccellenze della fontana del pedocchio, lasciarono di dar la biada alla sua mula.

De veras puedo decir que no fui a León tanto con espíritu de holgazana, cuanto de curiosa de ver cuántos grados de verdad me trataban los leoneses que posaban en mi mesón, los cuales noche y día se estaban contando las grandezas de León. Y leonés sé yo que, por contarme toda una noche las excelencias de la Fuente del Piojo, dejó de dar de cenar a su mula.

Mirino e considerino, con qual ansia e travaglio doveva stare la povera mula aspettando che il suo padrone fornisse di spedocchiare li pedocchi di quella fonte. Non ho visto mai i più affezionati uomini verso la patria, quanto loro e sono tanto amatori di lei, che in qualsivoglia luogo e tempo, che si trovi un leonese, gli pare che la metà della conversazione nella qual si trova, di ragione e per giustiuzia debbano impiegarsi nelle lodi e nel magnificare la corona ed il paese di Leone e di questo lor umore tutti sono tinti di una pece.

¡Miren con qué ansia estaría la pobre acémila de que su amo acabase de espulgar los piojos de aquella fuente! No he visto hombres más moridos de amores por su pueblo, y es de manera que donde quiera que se halla un leonés, le parece que la mitad de la conversación en que se halla se debe de justicia a la corona y corónica de León. En esto, todos tienen una pega:

{Leonesi in che peccano.} Pare, dico, alli leonesi che il lodar altro popolo ed altra città che Leone, sia delitto d'offesa maestà ed ignominia della corona reale. Da uno sentei a dire che per essere leonese ebbe per suo compadre nel battesimo un signor di montagna appellato Quignones Lorenzana suo padre ed onorato cavaliere di quei monti {Leon sua denominazione ed origine.}:

paréceles a los leoneses que alabar otro pueblo y no a León es delicto contra la corona real.

Oí decir a uno, que le venía el ser leonés desde que le quiso bautizar un don Fulano Quiñones Lorenzana, su amo, honrado caballero:

- Oh signora, dicevanmi, Leone, anzi il leone tra gli animali quadrupedi egli è intitolato re et Leone tra le cittadi è detta regina: se quando udì questo modo di dire, avessi saputo quello che ora io so, non solo veduto, ma lettomi da cronichisti, averei risposto a quel contadino vigliacco che non sapeva ciò che dicesse, poiché (come consta dall'istorie) dato che Leone si pregia e s'inalza con le arme della sua città, che è il leone con la sua divisa, il quale è re delli animali; però il suo nome non deriva da lui, ma dal nome d'una legione di soldati mandati dal popolo romano per acquistare quella Provincia o fondarla o translatarla o quello che più alli romani fusse piaciuto, ordinato o comandato: ed ancorché per suo onore non dico, che il nome di legione non li abbino posto le malelingue, anzi gli istessi diavoli dell'inferno.

-¡Oh, señora! León entre los animales, rey; León entre las ciudades, reina.

Si cuando esto oí supiera lo que ahora sé de granuja y cronicones, yo le dijera al páparo que no se entendía, pues, según consta de las historias, dado que León se honre, arme y autorice con las armas, blasón e insignias del león, que es rey de animales; pero su apellido no viene de ahí, sino del nombre de una legión de soldados enviados de los romanos para ganarla o fundarla o trasladarla o lo que sus mercedes mandaren, y aun, por su honra, no digo que el nombre de legión también le han tomado los diablos.

Però, secondo il mio intento, dico che per iscurare un leonese od altro pazzo in suo nome, molti dei quali si gonfiano come palloni in narrare la grandezza di Leone; questi tali restino serviti, che li venga la saliva in bocca per mio contro e quivi saldino la partita e per poter loro dire con libertà leonese di porre in tavola od in tavoliere il giuoco tanto largo ed ampio, perché io già ho camminato, udito e veduto tutte coteste parti e non solo il leone, ma la leonessa: laonde dopo aver veduto tutte queste cose, determinai di dar principio al mio viaggio, primiera mia giornata di Leone e Secondo Volume di questa mia vita.

Pero voy a mi intento, y digo que, por excusar a un leonés o otro necio de que, contando cuentos de las grandezas de León, haga salivas por mi cuenta, y por poder decir con libertad: no cuente más, sor leonés, ni entable juego tan largo, que ya yo he andado esas andulencias y visto la leonera, determiné dar principio a mi jornada.

{Asina di Giustina tutta pomposa e come.} Mi condussero un'asina pomposamente guernita, percioché ella aveva sella e briglia alla divisa che pareva una scimmia. Quando io vidi la mia giumenta così isfogiata, dissi:

- Per mia fé, se voi andate all'unghera ed io andarò tutta secondo il mondo, perché vestirommi il capo con tutti quelli abbigliamenti che l'arte donnesca o diavolesca ha già mai usata et inventata; e posciaché averò addornato i cappelli e le treccie, adornerommi la faccia con polvere di grana e di biacca, accioché paia come spiche d'aglio ben maturo.

Trajéronme una borrica donosamente aderezada, porque venía ensillada y enfrenada y parecía mona con sayo. Como vi mi burra disfrazada, dije:

-Por mi fe, que pues vos vais a lo húngaro, que he de ir yo a lo del diablo y que me he de vestir a mí y a mis mejillas de grana de polvo, de modo que parezcan dos ajís bien maduros.

{Giustina suoi abbigliamenti ed invidia.} Considera quanto cerimoniose siano le donne nell'imitar un aglio, che meglio sarebbe stato imitare una grossa rapa. {Donne sono invidiose.} Sono anco invidiose et io fui tale nel vedere a comparire la mia asinella sì pulita e tanto galante era, che a me non poca vergogna recava. In noialtre donne non è cosa nuova questa fiacca e debole fiacchezza d'invidia.

Mira qué envidiosas somos las mujeres, que aun de la burra tuve envidia de verla venir tan galana. Mas no es nueva en nosotras esta flaqueza.

{Favola dell'invidia.} Raccontano i poeti della invidia di Blandina, ch'ella ebbe tanto invidia ai vari colori dei quali era vestito il papagallo che bramando di veder altresì sé di tanti vari colori vestita supplicò al Dio Apollo ed a Giove (che non so qual di loro fosse ebdomadario di quella settimana) che la convertisse in un papagallo. {Blandina per invidia diviene papagalla.} Giove come benigno li concesse la grazia, onde veggendosi Blandina donna papagallata o papagallo fatto donna, da papagalla parlava di giorno e di notte parlava da donna; {Loquacità annoia infino i Dei.} e perché è costume delle donne il chiacchiarare e ciccalare, tanto ciccalava e chiacchiarava giorno e notte, che li Dei infastiditi dal tanto suo cinguettare,

De Blandina dicen los poetas que tuvo envidia a la gala y colores del papagayo y, por verse con otros tales colores y plumas, pidió al dios Apolo, o Júpiter, que no sé cuál era el hebdomadario de aquella semana, que la convirtiese en papagayo. Hízolo Júpiter, y como Blandina era mujer apapagayada o papagayo amujerado, parlaba por papagayo de día, y por mujer de noche. Los dioses enfadados de tanto parlar,

comandarono ch'ella fosse posta in una gabbia e non le fu fatto ingiuria, essendo ella divenuta papagalla, iuxta illud, sempre stenta chi mai si contenta; ed è ben vero che non si conosce il bene, chi prima non conosce il male e perciò è meglio cento beffe, che un danno solo; e chi troppo vuol avere e sapere, l'interviene, come accenna quel proverbio che {Detti notabili.} chi siede in su la pietra fa tre danni, rafredda e agghiaccia il culo e guasta i panni; et chi fa così avia la colombaia, percioché, ove bisognan fatti, non s'hanno a far parole, essendo che le bone parole ungono et le cattive pungono; et il troppo ciccalare rende fuor di modo noia, per la cui cagione la Blandina fu ingabbiata.

mandaron que la enjaulasen, que, pues era papagayo, no se le hacía agravio, que el refrán dice: "Lo que me quise, me quise; lo que me quise, me tengo yo."

Allora veggendosi ristretta tra spessi legni e priva di libertà, cosa tanto contraria al gusto delle vaganti e caminanti donne, conobbe che era meglio la sua primiera forma ed esser vestita con un guarnaletto di bianca tela, come anticamente si usava, che con piume di diversi colori; {Donne mai contente.} ma il mondo, anzi le donne giammai si contentano, perché chi vuol la cota, chi vuol la cruda e chi la vuol dolce di sale e chi la vuol salata; ma non è vero che per tal variar natura sia bella. Veggendosi Blandina in questo misero stato e considerando la sua felice infelicità,

Ella entonces, viendo acortados los pasos y libertad, cosa tan contra el gusto de las andadorísimas mujeres echó de ver cuánto mejor le solía ir con sayas antiguamente que ahora con plumas de color.

{Donne perché cicalano tanto.} supplicò a Giove ch'egli restasse servito di ritornarla nel suo primiero stato di donna e nel suo umile ed abietto modo di vestire; e Giove, che era buono come il buon pane, anzi deveva essere balordo, facendo e disfacendo cose secondo l'appetito degli uomini e tanto peggio secondo quello delle donne, tuttavia li concesse la grazia, ritornandola donna, ma non già la privò del sempre ciccalare.

Pidió a Júpiter que la tornase a su menester, que mujer solía ser, y el Júpiter, que era bueno como el buen pan y debía de estar borracho cuando tal hacía y deshacía, hízolo como se lo había pedido la papagaita.

A propósito.

Io ebbi invidia come Blandina e per non aver a dimandare a Giove, né ad altro ubriaco come lui e per aver insiememente meco galanterie e colori di papagallo e libertà d'andare, stare,e comandare come donna, {Donne amano ritingersi.} inviai uno de' miei ad una bottega d'una mia amica, accioch'ella mi desse bianco e rosso ed altri colori, con li quali mi potessi pingermi come un papagallo reale. Fui benissimo servita, ma io non li seppi adoperare, onde mi raccolsi da un'altra donna che mi abbellì di tal maniera, che se bella io era, molto più bella, anzi bellissima parevo.

Tuve envidia como Blandina, y por no tener que pedir a Júpiter ni a otro beodo como él, y por tener juntamente galas y colores de papagayo y libertad de andar y parlar como mujer envié por blanco y color a la tienda de una amiga, con que me pueda poner hecha un papagayo real. Trajéronme buen recado, sino que yo no lo supe amasar.

{Tavernaio innamorato di Giustina e sua istoria.} Vicino alla mia casa ove abitavo, v'era un tavernaio giovane robusto e di belle maniere dotato: stava d'incontro a me e da certi buchi di un tavolato conobbi che egli mi guardava e mirava con molta diligenza e tanto in ciò era sollecito, ch'io non mi poteva da lui salvare; tuttavia io era più scaltrita ed accorta di lui, perché credendo quel fiera darmi la caccia e farmi cadere nella rete e di me satollarsi le sue ingorde voglie, il meschinello a poco a poco col solo occhiggiare e come se io li avesse teso la rete di Vulcano, restò preso ed oltremodo preso: e per più ammartellarlo feci alcuni veli grossi ai miei balconi,

Recogíme a un aposento, no tan defendido que no tenía dos agujeros por donde un tabernero de la calle, que vivía frontero, me solía dar unas esmeriladas de ojos en tiempo que yo solía recogerme a ser cazadora y notomista de puertas adentro, y por jalbegarme a gusto y no me ver corrida como otras veces, tapé lo desmantelado del emplente con tres cedazos,

accioché egli non mi vedesse compiutamente, come già solea, ma in quella guisa quando che la Luna è acclissata; {Giustina sua accortezza verso un suo amante.} ed anco con tutto ciò non mi assicurava dell'acutezza dei sguardi suoi, percioché era il tavernaio un grande astrologo intorno a queste visioni; ma io sempre più mi opponevo agli agguati suoi, che non li avrebbono servito gli occhiali da cannone per veder di lontano e per tanto più farli dar maggior caduta e percossa, mi ritirai in un'altra stanza, ove egli non aveva altro adito da potermi mirare, se non tanto, quanto è la grossezza del dito picciolo; a me mancò il timore ed a lui moltiplicò l'ardore; stavami quivi abbellendomi e lisciandomi ed abbigliandomi con varie cose che nella mia positura, nella quale io mi trovavo e con la faccia accomodata a guazzo di bianco e di rosso fino e con leggiadra maniera fingendo di fare alcuna cosa mi lasciava un poco mirare; e poscia ritirandomi andavo nell'altra stanza e più non mi lasciavo vedere, ma io ben lo vedevo e scorgevo lui che stava a quel poco di adito o di fissura assentato, {Scevola morì cacando.} come fece Scevola,

porque ya que me viese el tabernero, fuese por tela de cedazo, como a luna en eclipsi, y aun con todo eso, no me aseguré, porque era el tabernero gran astrólogo destas visiones, y eché de ver que no hube bien puesto los cedazos, cuando cernía mucho por verme, y para excusarle desta labor y a mí temor, volví hacia él las partes que no pensaba afeitar, y puesto el espejo en el velador, me puse un poco de blanco y color de prima postura. Ello no quedó tan bien asentado como Scévola,

del qual si dice che vivendo sempre stava a sedere e particolarmente quando voleva scaricar il ventre e sedendo sopra la secchia quivi godeva e stavasi le ore ed ore; e tanto vi stette una volta, che ivi lasciò la vita, restandosene a sedere in quella guisa che prima era posto e così infermo come era per più di cinquanta giorni e talmente in capo di questo tempo si morì sopra quella catedra puzzolente. Così sedea il mio tavernaio sopra un caccatoio vicino ad una finestra, per la qual egli tanto bramava e desiderava di vedermi. L'odore dell'una e l'altra cosa, {Detto songolare.} dico del suo lordo mestiero e del fetente seggio dovea esser meglio che ambra e gibetto: tuttavia l'oro e l'argento purgano simili mali odori.

Questa fu la mia primiera cacciagione, con la quale feci preda notabile: ed anco la prima volta che in così nobil maniera mi addornassi e pulissi.

de quien dicen que vivía tan de asiento, que por no desasentar de una letrina, donde le dio el mal de la muerte, la aguardó allí tan de asiento, que, aunque le quitó la vida, pero no el quedarse sentado por más de cincuenta días en aquella cáthedra de pestilencia.

Podré decir desta primer postura, que la primera en tierra.

Et siccome era la prima volta, così da me stessa col mezo dello specchio mirandomi e facendo di me molti atti e scherzi, {Giustina s'innamora di sé stessa.} di me stessa mi innamorai e di tal sorte che se m'infiammò il sangue e tra me stessa contendendo e gareggiando, eccittosi tanto il calore che distruggeva, anzi si liquefaceva la grassa del mio corpo e molto più della mia bella faccia, che un giorno sendomi posta a caminare e giunta ad un fiumicello, ch'è una lega e un quanto discosto, fui forzata a spogliarmi e non solo lavarmi tutto il corpo, per le molte acque che aveva usate e molto più li belletti, ch'aveva sulla faccia e tanto lavaimi che le ustioni, i colori e le acque con l'acqua restò la mia vita netta, {Giustina resta libera del suo picicore e come.} ed in uno istesso tempo restai libera dalle fiamme interne ed esterne del fuoco; e questo fu l'ultimo abbigliamento ch'io mi facessi in tutto quell'anno.

Como era la primera vez que me hojaldré encendióseme la sangre con la bregadura y excitóse tanto el calor que me derritió el pringue, de modo que cuando llegué a la puente de Villarente, que es legua y cuarto de Mansilla, tuve por buen partido echar mi cara en remojo y lavar toda la unción, que fue la extrema de aquel año.

Non mi rincresce d'altro, se non di vedermi aver mal impiegato un fino belletto e tanto raffinato ch'una regina s'averebbe potuto far bella e rossa con esso. Tengo per certo e l'ho per isperienza, {Belletto come si dee usare.} che l'usar l'ampolla del belletto è necessario che sia usato sempre o non mai, perché perlopiù è come il mangiare un pasto che serve per tutta la settimana, il quale nulla nutrisce e meno ingrassa. E cosa leggiadra l'andar sbellettandosi ed abbellendosi la faccia, concertatamente, accomodandosi ed acconciandosi con delicatezza, per vincere le difficultuose macchie e diffetti della natura, che così usando si supera ogni difficultà e conforme a quel proverbio che non s'acquista la bellezza di Zamora in un'ora.

No me pesa sino de ver el mal empleo de una salserita refina, que la reina se podía amapolar con ella. Tengo por cierto que esto de andar al olio es necesario que o sea siempre o nunca, porque lo demás es como comer de una vez para toda la semana, que ni luce ni engorda. Es linda cosa irse entablado el rostro a tercios concertados, amoldándose con la postura y venciendo dificultades, que no se gana Zamora en una hora.

Lava el afeite.

Infine tornando al mio proposito io posi fine nel comporre i miei gesti e tutti quelli andamenti che donna di mio essere si conveniva. {Giustina si veste da donna di città.} Oltre di ciò mi feci una veste di saia di colore di polvere di grana, che affé, altra donna ha levato ed elevato con manco polvere più doglie per la vita. Io adornai il mio corpo con una veste molto vaga ed un mantelletto o mantellina alla bizarra di color turchino, foderata di terzo pelo verde, con un capelletto in testa alla medinesa, ch'io pareva non una hidalga di montagna, ma bensì una nobil gentildonna di città.

En fin, tornando a mi propósito, yo acabé de componer mi gesto, si a Dios plugo. Tras esto, me eché una saya de grana de polvo, que a fe que otra ha levantado menos polvareda; mis cuerpos de raso, un rebociño o mantellina de color turquía, con ribetes de terciopelo verde, mi capillo a lo medinés, que parecía monje de la cogujada,

Inoltre mi posi un paio di pianelle alla valenziana, con meze lune inargentate, come costumano le nobil donzelle di quella città, che rendevano non picciola maestà ai riguardanti ed altri, ch'avevano miglior giudizio, si credevano ch'io dessi loro la burla. Molti vegendomi in questo leggiadro abito, si offersero di servirmi per gentiluomo, perché in ciò molti, sebbene non sono gentiluomini, si presuppongono di essere, ancorché villani siano ed in ciò s'aggabbano:

unas chinelas valencianas con unas medias lunas plateadas, a usanza destas nobles doncellas de Tiro, por si se ofrecía hacer alguno como el de marras. Queríanme subir los galanes, mas yo les dije que era ligera y saltaría sin ayuda de burreros encima de la burra. Puse la sobremesa, que era del bigornio que hizo la mamona a la faltriquera del dormido. En la manga de mi sayuelo metí un manto de burato con puntas de abalorio para lo que se ofreciese, y ofrecióse, como verás.

onde risposi loro che io era forte di gambe e che averei saltato e risaltato su il giumento senza aiuto di niuno e fatto trottare e sudare il giumento mio, sopra il quale quando io cavalcava, poneva il bel tappeto che quel picaro guidone, facendo atti di scimmia rubò a coloro (come già averai inteso nel primo volume di quest'opera) e nella manica della mia veste fatta alla ducale. Sempre tenevo ed avevo due manti, l'uno di buratto, molto adorno e vago, l'altro di zendalo di seta molto più bello per addoprarlo e servirmi secondo le occasioni.

Quando io cavalcavo la mia vaga asinetta, andavo tanto leggiadra sopra di essa, quanto leggiadra caminava, avendo me sopra di lei; e con tanta leggiadria, che lei ed io parevamo d'un sol pezzo: et se aveniva il correre, non vie era corsiere che mi trappassasse e molti cavalieri spagnuoli, che vollero meco correre al palio, restarono fiacchi e morti,

Mi burra iba galana, y yo también, de modo que ella y yo parecíamos de una pieza, como lo sintieron los de Arauco de los caballos y caballeros españoles.

Doncellas de tiro.

Partí llevando los ojos de la vecindad, que si los ojos que tras mí llevé se estamparan en mi jumenta, de burra se volviera pavón.

{Giustina tutta leggiadra.} ed io con la mia giumenta gagliarda e forte: per le quali cose ero da tutti mirata e rimirata, di modo tale che se gli occhi che mi miravano s'avessero potuto imprimere nella mia giumenta, non una giumenta, ma un pavone bellissimo sarebbe apparita; {L'asina di Giustina caminava allegramente e ciò perché.} per le cui azioni la mia asina come vivace d'ingegno e che conosceva e vedeva tutto ciò, caminava orgogliosa e gravemente e con una maestà, che tanto non ne spende il più vago ed il più bello ginetto di Spagna e ciò aveniva sentendosi cavalcare da un tal pezzo di bellezza, qual io era e credo se non erro e non credo di errare, che ella fosse di me non poco innamorata:

Iba la burra orgullosa y grave, como quien sentía el favor de la carga, que no era mala, por ser yo, ni poca, porque, demás de que yo pesaba mis ciertas arrobitas, como lo podrán decir los del peso de Valencia de don Juan, donde se pesan las mozas a trigo en la iglesia, llevaba las alforjas cargadas de pepinos y cohombros, los cuales me había dado un bendito hortelano, siempre augusto y nunca angosto el cual solía librarnos a las mozas todos sus favores en estas frutillas, mas tampoco nosotras le pagábamos en mejor moneda.

percioché godeva non poco che io sempre la cavalcassi e molto si pregiava di portarmi con tutte le mie robbecciuole, come può rendere testimonianza don Giovanni di Valenza ed altri, che si vantavano che le donne pesano poco o nulla. Alle volte cavalcando prendevami a gusto di andare in qualche giardino od orto e se quivi videvo frutta, cetriuoli, cocumeri od altre cose simili, le quali con molta liberalità mi venivano date da quelli giardinieri od ortelani, quali sempre conobbi augusti e non mai angusti; {Giardinieri ed ortolani sono generosi.} perciò alle giovani pari miei si dimostravano gentili e cortesi, ma molto più liberali donandoci e dandoci frutti dolci e saporiti; ma io non men cortese di loro mi dimostrava a loro più genttile, cavandomi dalla saccoccia alcun pezzo di carne rosta, che a loro sapeva molto buona.

{Giustina sua prudente accortezza quale.} Usava quand'io cavalcavo la mia asinella di portar in una sacchetta alcun regalo da mangiare, così per più commodo proprio, come per far vedere che io non mendicava, ma aveva lor che dare; e tanto più ciò mi conveniva fare, veggendo che in Leone non v'era carità e che quel popolo aveva le mani di griffo.

También saqué algo fiambre, por no andar en León pordioseando, que como me decían que León era pueblo frío, temí que la caridad leonina no tuviese la misma propiedad.

{Leonesi spagnuoli sono tenaci.} Onde io temei che la carità dei leonesi e quella dei leoni avesse un'istessa proprietà; e per questo è sempre bene l'andare proveduti ne' viaggi, perché sempre si trova chi piglia e non mai chi dia, ad ognuno piace l'altrui e dell'altrui questo paese brama e desidera vestirsi e cibarsi oltre a misura. Attendimi che io seguito.

 

Si continua in narrare il viaggio di Leone e trattasi de' leonesi gran vantatori; delle pompe e de' lisci; della loquacità delle donne e dell'invidia, che tra loro hanno dello sbellettarsi; e si discorre degli effetti e affetti dell'invidia e che pochi sono che tinti di essa non siano.

 

{Barbara Sanchez amica interessata.} Fui a Leone in compagnia di una Barbara Sanchez grandissima mia amica, la quale ancor ch'io non volessi, ella voleva la mia amistà e sempre mi si offeriva; e questo conobbi, perché oggidì ciascuno camina con i suoi interessi colmi d'interessi. Venivano pur con meco alcune giovanotte, che non poco veggendomi mi lodavano; ma nel loro interno mirandomi molto si liquefacevano. Oh quanto è travagliosa cosa l'essere invidiati! Una di queste veggendomi più bella e lucida di tutte l'altre, ancorché non potessero sofferire le mie pulitezze, se ben mi miravano con gli occhi, {Giustina invidiata e di che.} molto più nel loro cuore si radicava l'invidia e tanta più veggendomi una giornata guernita di corali e granate, che giungevano fiori a fiori della mia bellezza, costei mi disse:

Fui en compañía de una Bárbara Sánchez, gran mi amiga, y aun no quería yo tanta amistad como ella me ofrecía. Iban también conmigo otras mozuelas que me alababan poco por mirarme mucho. Una dellas, viéndome más lucida que todas, y aún que lo ordinario y acostumbrado en mí, a causa del nuevo acecalado, no lo pudo sufrir, y con más invidia de la fruta de mis granadas que deseo del buen suceso de mis flores, me dijo:

- Signora Giustina, molto ridente andate?

{Giustina si scuopre una sempliciotta ed è schernita.} Io che sempre invitai nelle prime carte, subito li risposi (ma confesso che l'aver la mano di primiera, mi fece riuscir sciocca di flusso) e moteggiandola dissegli:

-Señora Justina, muy sonrosada vas.

Yo, que siempre envido en las primeras cartas, la respondí luego -mas confieso que el haberme aforrado de primera me hizo necia de flux- en fin, la dije:

- Signora Brigida Roman, non è ciò quello che lei pensa, ma bensì che l'acqua e le ampolle m'anno fatto tale.

Allora diedero una gran risata veggendo in me tanta semplicità et ch'io pensassi, con questo tiro, colorire i vaghi colori de' belletti della faccia, ch'altro che acqua erano, ma molto più scopersi i miei. Confesso che io risposi come innocente, perché niuno nasce addottrinato, se non in piangere: ma la scaltrita giovane, veggendosi perdente, dissemi:

-Señora Brígida Román, no es lo que piensa, sino que me lavé con agua de agavanzas y amapoles.

Dio una gran risada de ver mi inocencia y de que pensase yo que había de persuadirse ella que, porque las amapolas y agavanzas son coloradas, me había de colorear a mí el agua dellas.

Confieso que respondí como inocente, que nadie nace enseñado, si no es a llorar.

La muy matrera, como vio que me llevaba de vencida, me dijo:

- Figliuolina mia hai ragione, perché veramente avendoti sbellettata la faccia, anzi incerato e lustrato il viso con quella cera, che sopra via hai, non so come nettar ti potesti con l'acqua, perché l'acqua averà bene lavato quel poco di colore, ma non la cera de' tuoi fetidi colori, perché l'acqua non ha virtù sopra le cose increate.

Mi vidi vinta e convinta dalla nuova Celstina e mi convenne confessare per non ricevere pena.

-Mi hijita, pues en verdad, que habiéndote encerado el rostro de antemano con esa cera que se te derrite por el rostro, que fue mucho pegarse tanto a él el agua de amapolas y su color, que no suele el agua detenerse tanto sobre cosas enceradas.

Vime convencida de la nueva Celestina, y hube de ser confesora sobre mártir.

{Donne che sconciamente si sbellettano sono degne di biasimo.} Allora giurai et lo posi in essecuzione, di non mai porre sopra la mia faccia testimonio tale, che al primo tratto di corda potesse, parlando, discoprir quanti secreti dà in custodia e confida una donna onorata dentro del suo camerino: per questa causa e per non esser più ripresa da queste Celestine m'appellai e lavai la mia faccia et la mia gola dentro ad un'acqua, che dolcemente si rideva e col dolce suo mormorio caminando discorreva meco della mia simplicità et molto più dell'accortezza della mia nimica, che con molta domestichezza parlandomi scorreva tra certi ameni e dilettevoli arboscelli;

Mas juré de nunca llevar sobre mi rostro testigos que a la primer vuelta de cordel parlan y descubren cuantos secretos les encarga una mujer honrada en su retrete. Por esta causa, y por no verme más corrida, me apeé y lavé mi rostro y garganta en una de agua, que iba mansamente murmurando de mi sencillez y de mis enemigas por entre unos amenos y deleitosos sauces. Encarguéle el secreto que tocaba tanto a mi honra. Prometiómelo, y creíla, que aunque las aguas no saben guardar secretos, pero tampoco le descubren, que es el misterio que no entendió Erasto.

{Giustina ragiona con un ruscello di acqua chiara.} con la quale, come creatura sensata, seco mi dolsi ch'ella non avesse tenuto celato le cose segrete che toccavano all'onor mio; ma ancorché l'acqua non osserva segretezza, tuttavia mi promise d'essermi fida segretaria ed io gli lo credei, nulladimeno non iscopre le cose segrete, il cui misterio non lo seppe intendere il moderno filosofo chimico tedesco:

{Acqua è segretaria fedele.} ma è cosa facile da intendere, perché l'acqua non ha in sé soggetto solido e fermo per conservare gli segreti altrui; tuttavia essa si conosce quello che in altri non si conosce, perché chiaro si vede che in lei non vi è fermezza o prudente stabilimento, come disse il poeta spagnuolo {Detto notabile}: Non conserva l'acqua i scritti, ma fa i segreti infiniti; e quando non avessi conosciuto questa proprietà in quella dolce corrente, a me basta di vedere ch'ella meco ridendo e saltellando se ne giva altrove, volendomi nel suo umido favellare dire che verso di me sarebbe per mai sempre fedelissima e tanto più lo credei, {Acqua simbolo di fedeltà.} sapendo che l'acqua è simbolo di fedeltà, essendo che giamai manca di dare e continuamente portar il tributo ch'ella deve al mare.

Mas es fácil de entender, porque el agua no tiene sujeto sólido para conservar la memoria de los secretos, pero eslo para que nadie los conozca en ella, porque a nada da asiento ni firmeza. Como dijo el poeta español, no conserva el agua los escritos, mas hace los secretos infinitos. Y cuando no conociera yo esta propriedad en aquella dulce corriente, bastaba ver que se iba riendo conmigo para sospechar que conmigo había de ser noble y fiel, que el agua fue símbolo de la fidelidad, por la que guarda en tornar al mar, de do nació, a pagar el tributo que debe.

Ella mi fu molto propizia e benigna, poiché ai miei prieghi fermò il corso, accioch'io avessi tempo dentro di lei di mirarmi e rimirarmi, come in candido e fin cristallo e col suo aiuto vedermi la faccia tutta et il collo rinovato a guisa d'aquila vecchia, {Aquila come si rinovi.} la quale per rinovarsi le piume, il becco e le ali si bagna dentro ad acqua viva e poscia tanto s'innalza col volo, che giunge agli ardenti raggi del sole e quivi fermatasi e dibatendo le ali e scuotendosi il corpo tutto, tanto si dimena e si riscalda, che da quel continuo movimento ella tutta si rinova; così feci io dentro a quella bella e piacevole acqua.

Estúvome tan propicia, que se detuvo a mi ruego, para que en un breve espacio remirase en ella y en sus cristales mi rostro y mis mejillas, renovadas como alas de águila anciana, la cual, para renovar las plumas, pico y alas, las moja en agua viva, después de tenerlas cálidas con el fervoroso sol y concitado movimiento.

{Giustina addottorata nell'abellettarsi dall'acqua.} Infino a questo punto aveva posto quello studio che leggiadra dama suol porre in adornarsi la faccia, così io non solo studiai questa lezione, ma tanto di lei mi feci famigliare, che io n'era addottorata, poiché per la diligenza ch'io vi posi, feci prigioniero più d'un poltrone tavernaio, più di dieci picari e più di cento scolari, i quali sono più picari e più tavernai di qualsiasi sia altri:

Hasta este punto, yo no iba muy de porte para con mis carillas, como ni ellas muy de amistad con mis carrillos, a causa de que el cuidado de mi cara fue prisionero de mi lengua, si vale tocar en los jeroglíficos que acotó el gran maricón. Mas en echando que eché en remojo mi cuidado, parlaba más que una picaza, y, si bien se contara, más cuentos dije que pasos anduve. Mis carillas, a todo esto, gustaban poco y respondían menos. Lo que más gastaban no eran risas ni palabras, que no las llevaban hechas, sino las nesgas de mi saya y ribetes de mi rebociño, siendo sus ojos, dientes, y su envidia, vientre.

{Picaro studente vero gieroglifico d'un effeminato.} ed il vero gieroglifico dei poltroni effeminati è un studente picaro salamantino: ma mentre ch'io ragionava con quella mia dolce acqua, ella mi rispondeva con soavi acenti, in quella guisa che suol fare una gazuola, che ben parla con la padrona e mi diede molti buoni ricordi, da fare che il belletto resistesse alla sua forza e ch'a me non avvenisse quello che avvenne ad una gentildonna d'Italia, come lo racconta il famoso Guazzo. {Stefano Guazzo.} Insomma ella mi ridusse a stato tale, che in sol vedermi il viso generavo allegrezza in ciascun cuore; {Grazie ch'erano in Giustina e quali.} s'io parlavo, li faceva saltellare d'allegrezza; se accadeva ch'io ridessi, da somma dolcezza quasi ch'impazivano; se io li miravo poi con li occhi brillanti e ridenti, come strali attossicati di dolce amore, cadevano poco meno che a terra:

non solo avevo in me queste grazie per gentilezza et cortesia della mia benigna acqua, ma aggiontovi la nettezza et pulitezza del mio vestire, il mantelletto alla bizzarra, col suo orlo di più colori, generavo un picante e vivace amore nei cuori altrui; ma in Barbara Sanchez vi generai amore disinnamorato, poiché veggendomi così leggiadra e vaga, dimostrò con gli occhi et col stridor coi denti, non amore, ma di crudele invidia aver pieno il ventre.

{Invidia, suoi effetti ed affetti notabili.} Ah invidia, invidia non sai quella che tu sei? Tu fingi la tristarella, eppure sei piena d'una tristezza dell'altrui bene. Sei un odio mortifero, non solo di beni, ma delle felicità ch'altri si gode dubitando tu che il lor bene sia un spropriarti e diminuirti la gloria della tua vana vanità: e non sai che il dolore delle prosperità del prossimo, che in te regna, sempre t'afflige e trafigge, tormenta et occide.

¡Ah envidia envidia!

{Nota.} Questa tua mala volontà è una infermità che nasce dalla malvagità del tuo vedere, che altri divenghino in qual si sia cosa felici, senza nocumento d'alcuno et pure tanto sei invidiosa, che poni in oblio i benefici ricevuti da quelli e se potessi con la tua invidia li uccideresti. Io so che nelle corte dei grandi fiorisce il tuo seggio et hai più imperio colà, ch'in niun altro luogo e sovente con la tua ferigna invidia atterri uomini segnalati. {Invidia, ciò ch'ella sia.} Sei una peste et peste contagiosissima, che infetti ed ammorbi i tuoi seguaci, i quali si prendono diletto e solazzo; et per conseguire il loro intento distruggono e ruinano stati e regni et talvolta viene che mossi dalla tua perniciosa e mala volontà delle consolazioni altrui uccidi e amazzi qualunque si sii et guai a colui o a coloro, ch'anno te per nemica, meglio sarebbe che nati non fussero.

{Invidia è fumo diabolico.} Dimmi chi sei? Tu non sei altro che un fumo della gloria altrui, ma questo tuo fumo è favorito da venti sotterranei diabolici, che via lo portano, che se ciò non fusse, al sicuro in quello tu ti affogaresti. {Invidia è tra gli artefici ignoranti} Io so che il fico ha invidia del fico; il fabro del fabro; il ladro del ladro; ed il picaro del picaro; dei quali molti ve ne sono, che i lor picareschi ed invidiosi tratti tradiscono, querelano, trovano testimoni a loro modo, offuscano con i loro ingiusti ed invidiosi modi il chiaro della giustizia, che procurano travaglio, spese, carceri, galere e forca; ma quest'ultima sarà per te, oh invidia maledette, che veggendosi iscoperte le tue malvagie arti, quelli che credevi sopprimere, sono elevati et inalzati e posti nei loro primieri stati a confusione della tua perversa ed invidiosa mala volontà.

{Talpa simbolo dell'invidia.} Tu sei come la talpa, che vorresti ingoiare quanto è sopra la terra et l'istessa terra ancora. {Sirena, emblema dell'invidia.} Sei una sirena, che con i tuoi finti e dolci canti delle tue immelate parole cerchi e procuri lo sterminio altrui, essendo tua natura di godere ed ingrassarti del male che fai: sai da che ciò procede? Non da altro che da ignoranza, la quale veggendo altrui farsi onorata strada con le virtù, procura con la sua invidiosa ignoranza quella maggior strage che imaginar si possa, sino al levarli dal mondo per aver più ampia campagna di godere il suo infelice stato,

benché egli si crede che sia felicissimo. {Cleobolo, suo detto notabile.} Interrogato Cleobolo, in quali cose si deve caminar cauto, rispose:

- Guardati dalla invidia degli amici e dall'insidie dei nemici; perché, soggiunse, l'invidia è un morbo fetente, che destermina la robba, macchia l'onore ed uccide la vita.

{Invidia dipinta come cane, leonessa, idra, arpia ed altri.} Et acciocché più appieno si veggano le tue qualità ed i tuoi encomi di picaresche qualitadi, voglio dirti, come da eccellentissimi pittori sii stata dipinta:

alcuni ti pinsero come un cane rabbioso; ad altri parve esser poco, perché il cane rabbioso vien sanato dal ceratano o ciurmatore che sia con molta gentilezza, ma l'invidioso con le altrui gentilezze diviene peggiore, né può tolerarle.

Unos te pintan como perro rabioso, mas a otros les parece que es decir poco, porque al perro el saludador le sana con su gracia, mas el envidioso con ajenas gracias empeora.

{Leonessa.} Altri la pingono come una leonessa e le sue furie avvengono di cinque in cinque mesi; ma tu invidia ad ogni mese, ad ogni giorno, ad ogni momento, anzi di un momento in l'altro parturisci mille danni, mille inganni, mille tradimenti, rimanendo sempre gravida di miliaia di minaccie e di molto più male insidie, sicché, nel parto tuo sei come l'idra, che se parturisci la ruina ad uno, subito nasce in te la ruina di venti e così proseguendo vai sempre moltiplicando di mal in peggio ai danni altrui;

Otros te llaman leona parida, mas a otros les parece que dicen poco, porque el parto de la leona y sus furias son de cinco a cinco meses, mas tú, de un momento a otro momento estás parida de mil daños y preñada de dos mil amenazas, que eres Hidra en partos.

altri ti danno epiteto d'arpia, ma a me pare che ciò sia poco rispetto al tuo invidioso rigore, {Arpia.} perché l'arpia dopo d'aver ammazzato un uomo mira alla sua faccia et tutta la sua figura nell'acqua e come ch'ella si vegga d'aver commesso un tanto errore, si lascia profondare et affogare nell'acqua et quivi si sepellisce per non veder mai più un rigor tale;

Otros te dan epítetos de arpía, mas pareceres hay que es poco subir de punto tu rigor, porque la arpía, después de haber muerto un hombre, mira su rostro y figura en el agua, y como se ve tan parecida al hombre que mató, ahoga en las aguas su vida por sepultar de una vez su rigor,

ma tu invidia maledetta, mentre più ti miri e rimiri e guardi e riguardi le tue malvagie azioni, tento più prosiegui et perseguiti e giamai sei lassa e stanca in apportar danno e di parole et di fatti all'uomo, servendoti d'altri uomini tuoi seguaci ad insidiare, calonniare e ruinare chiunque tu vedi, che virtuosa e onoratamente viva; ma più che leonessa e più che arpia et più dell'istessa crudeltà sei crudele e sterminatrice delle sustanze e delle vite e quasi che io non dissi, delle anime altrui; ma di questa non puoi disporre, né contro machinarli cosa alcuna, che se ciò potessi fare, saresti peggior dei demoni dell'inferno.

mas tú, mientras más te miras y remiras, más persigues, y nunca te pesa de daño hecho de hombre a hombre, antes entre los más semejantes eres más cruel y metes más cizaña.

{Tigre.} Altri ti dipinsero in forma d'una tigre che spezza, lacera et squarcia il suo proprio cuore: ma altri dicono che un dir ciò a te è un nonnulla, perché non solo traffiggi il cuore, ma ti par poco anco questo di traffiggere l'istessa anima. Non finerei di por fine alle tue picaresche ed invidiose malvagità, le quali non si ponno tutte depingere, né descrivere; rispetto dei tuoi veraci danni, i quali come in scurzo et come velenosi tu attossichi chiunque voi, parendoti di far atto di gran cavaliere in precedere così vigliaccamente, cercando d'ingrassarti col danno loro; {Tossico.} ma quietati e non dimostrare nel tuo sembiante il tossico c'hai nelle viscere e nella lingua,

Otros te pintan en forma de un tigre que despedaza su propio corazón, mas otros dicen que esto es decir nada, porque en un corazón no tienes tú para comenzar y aun te parece poco si no llegas al alma misma. No acabaré de decir pinturas tuyas, y aunque más males de ti diga, todos serán pintados respecto de tus verdaderos daños. Píntante como escuerzo y como ponzoñoso encovado, porque les parece que el veneno del mal ajeno te engorda y su bien te da en rostro.

perché io non voglio pormi teco in contesa, per aver occasione di abbozzare e disegnare le tue azioni; {Donna.} perché se a me fosse dato questo carico, ancorché io sia donna, a donna ti comparerei; percioché dipingendoti come donna con le guancie simile alle mie, per le quali spargesti tanto veleno, questa sarebbe la mia pittura et però questo ti basti ch'io ti voglio lasciare, concludendo con dirti che tra i molti mali e sopranomi, {Invidia, i suoi genitori quali.} ed epiteti ereditati da tua madre la superbia e dal tuo avolo il disamore, già non ti mancava altro, né altro epiteto più ti si conviene, se non il chiamarti sopraveste vecchia, consumata e stracciata: ma molto meglio ti si potrebbe chiamare ingoia straccie, percioché chi inghiotte veste vecchie et straccie, inghiottirà anco capelli e berette e mantelletti;

Pero yo no quiero meter contigo en dibujos, y menos en pintarte, que si a mí se me cometiera tu trasunto y el compararte, sólo te pintara como mujer y como una de mis carillas en quien derramaste un veneno por entero, y este bastara. Pero quiérote dejar, porque me dejes. Sólo concluyo con decirte que entre muchos malos renombres y epítetos heredados de tu madre, la Soberbia, y de tu abuelo el Desamor, ya no te faltaba otro sino llamarte come sayas, gasta tiras engulle trapos, según lo cual, te podrán también llamar tarasca, porque quien engulle sayas engullirá también caperuzas y sombreros.

questo ho detto a proposito di quelle donne che di pura invidia affamate mangiavano con li occhi suoi la mia vaga veste ed inghiottivano e veracemente ingoiavano il mio bello capelletto, il mio bizzarro mantello, le mie pianelle e tutto quanto quello ch'io aveva d'intorno: perché non sapevano le sventurate che tutte queste cose le aveva pescate sopra la mia carretta, con la rete del mio vibbrante nervo; et però non mancherà qualche invidioso o invidiosa, che mi chiamerà Mangia cappe et feraiuoli et Ingoiatrice di cappelli e cinte. Sorella Sanchez non ti contristare del mio bene, che come amica doveresti rallegrarti meco {Ognuno pizzica d'invidia o buona o rea.}:

Esto he dicho a propósito de las que, de pura envidia, comían con sus ojos mis sayas y engullían mis ribetes y molinillos. Mas, punto en boca, que como yo pesqué tanto del sombrero y capa, no faltará quien también a mí me llame traga capas y engulle sombreros.

 

- Deh Giustina, gli disse Barbara, non mi travagliare più di quello che io mi sia, che s'io avessi da rallegrarmi e vivere tutta lieta, vorrei aver io ciò che tu hai, che pur ch'io avessi bene, non mi curarei punto di ogni tuo male; e sappi ch'io non sono sola che intinta sia nel colore dell'invidia, che se sapessi che tintura sia questa tu stupiresti. {Invidia nella nascita è con noi, è ciò come.} Sappi che quando nasciamo et che usciamo del ventre di nostra madre, allora usciamo dalla caldaia della invidia e talmente se ne uscimo intinti, che per lavare e rilavare che faccia la raccoglitrice, nostra come madre, giammai restiamo netti,

e ben lavati da questa invidiosa tinta: et però l'invidia nacque et morirà con gli uomini, onde si verifica quel proverbio che l'invidia non morirà mai; et se mi permetti udienza, voglio narrarti due meravigliose dicerie, intinte appunto nel colore dell'invidia, ma però tanto belle, graziose et essemplari, che non poco gusto e diletto ne averai.

- Eccomi pronta: stammi attenta[1].

 

 

Diceria istorica, nella quale si scorge che la virtù vince ogni qual si sia diffetto; e che la pazienza, prudenza e magnanimità in un gran personaggio lo conducono all'immortalità

 

 

- Et dove l'avete voi oh Barbare mia apprese?, gli soggiunse Giustina.

- Non le appresi, mi disse Barbara, ma holle udite racontare da un grazioso gentiluomo francese, che ben dimostrava quanto egli sapesse e valesse nelle scienze, né mai me le sono dimenticate e le ho talmente fisse nella memoria, ch'io le narrerò per appunto, come egli le raccontava.

Soggiunsi io e gli dissi:

- Ti prego Barbara narramele, che me ne farai grandissimo piacere.

{Istoria singolare di virtù e d'invidia.} Lodovico Nono re di Francia fu religiosissimo e di santissima vita e sempre usò la sua potenza in difesa della religione cristiana e ad abbassamento di color che contra lei si armarono; e non seminò insidie, né fomentò gl'insidiatori e uomini malvagi d'altri principi cristiani, nemmeno bramò gli altrui stati, come talvolta altri fanno; onde fu mentre egli visse, come re cristianissimo, onorato et riverito e fu aggiunto dopo morte dal sommo pontefice Bonifacio Ottavo meritatamente al numero dei santi d'Iddio.

Lodovico IX, re di Francia, fu religiosissimo e di santissima vita e sempre usò la sua potenza a difesa della religion cristiana e ad abbassamento di coloro che contra lei si armarono, onde fu, mentre egli visse, come re cristianissimo onorato e fu aggiunto doppo morte da Bonifacio ottavo, meritamente, al numero de' santi d'iddio.

Or avendo egli veduto che il re di Tunisi o di Africa, che piaccia di chiamarlo, si era armato contra cristiani, tocco dal desiderio che la repubblica cristiana non patisse danno per lo sforzo di gente infedele, si deliberò di frenare l'orgoglio di questa superba gente. Et non solamente avrebbe messo freno all'ira loro, ma gli avrebbe oppressi, col favore di Iddio accompagnato col suo buon volere, che forse più mai, non avrebbono temuti i cristiani le forze loro.

Avendo egli veduto che il re di Tunisi, o di Africa che ci piaccia di chiamarlo, si era armato contra cristiani, tocco dal desiderio che la republica cristiana non patisse danno, per lo sforzo di gente infedele, si deliberò di frenare l'orgoglio di questa superba gente. E non solamente avrebbe messo freno all'ira loro, ma gli avrebbe cosi oppressi, col favore d'iddio, accompagnato col suo buon volere, che forse più mai non avrebbono temuti i cristiani le forze loro.

Ma, rivocato da cose importanti al regno e volendo ritornare a quella impresa alla quale esso aveva voltato ogni suo pensiero, sproveduta morte gli si oppose, onde non poté quel generoso spirito condurre ad effetto il desiderio suo.Aveva allora nel suo esercito due cavalieri molto valorosi ed a lui molto cari, l'un di Borgogna, l'altro di Francia; de' quali, quegli era nato in Besanzone, questi in Parigi: questo giovane e quello attempato, questi si chiamava Giulio(2) e quello Portasio(3).

Ma, rivocato da cose importanti al regno e volendo ritornare a quella impresa, alla quale esso aveva voltato ogni suo pensiero, sproveduta morte gli si oppose, onde non poté quel generoso spirito condurre ad effetto il desiderio suo.

Or, mentre esso era a quella spedizione, alla quale, deposti i particolari interessi e gli odii e le ambizioni altresi, si devrebbono armare tutte le potenze cristiane e lasciare di spargere il sangue degli uomini, che si devrebbe porre a rischio in servigio della religion nostra, aveva nel suo essercito due cavalieri molto valorosi e a lui molto cari, l'uno di Borgogna, l'altro di Francia; de' quali quegli era nato in Besanzone, questi in Parigi, questo giovane e quello attempato, questi si chiamava Lullio e quello Portisa.

Essendo questi due cavalieri un giorno nel padiglione del re, in una stanza vicina alla camera di sua maestà, vennero a parole insieme, ancorché non si fusse mai fra loro conosciuta cagione alcuna di dissensione, se forse celatamente (come veggiamo sovente avvenire per l'invidia nelle corti di gran signori) non si avessero portata nascosta questa maledetta invidia, la quale molte fiate sparge il suo veleno fra quelli che si ritrovano pari, i quali tocchi dall'ambizione, desiderano in ogni felicità d'utile e dignità, di avanzare i pari loro.

Essendo questi due cavalieri un giorno nel padiglione del re, in una stanza vicina alla camera di Sua Maestà, vennero a parole insieme, ancor che non si fosse mai fra loro conosciuta cagione alcuna di dissenzione, se forse celatamente (come veggiamo sovente avenire nelle corti de' gran maestri) non si avessero portata nascosa invidia, la quale molte fiate sparge il suo veleno fra quelli che si ritrovano pari, i quali, tocchi dall'ambizione, desiderano, in felicità, in utile, in dignità, di avanzare i pari a loro.

La cagion del loro venire a parole fu che ragionandosi della fedeltà delle nazioni alla corona di Francia volle Portasio anteporre la nazion francese a tutte l'altre dicendo che levatane questa, tutte l'altre nazioni, né valorosamente, né con fede servivano sua maestà nelle cose della guerra e che in fede et in valore i Francesi avanzavano tutte le genti che servissero al re; Giulio che, per servigio di sua maestà avea stimato il suo parentado et tutto il suo avere et sempre aveva dato segno di valore e di fede singolare, sentì sommo dispiacere che Portasio(4) per alzare la nazion francese, così sconciamente parlasse in danno dell'altre e non potendo ciò sostenere, voltatosi verso lui:

La cagion del loro venire a parole fu che, ragionandosi della fedeltà delle nazioni alla corona di Francia, volle il Portisa anteporre la nazion francese a tutte l'altre, dicendo che, levatane questa, tutte l'altre nazioni, né valorosamente, né con fede servivano Sua Maestà, nelle cose della guerra e che in fede e in valore i Francesi avanzavano tutte le genti che servissero al re. Lullio che, per servigio di Sua Maestà avea stimato nulla il suo parentado e tutto il suo avere e sempre aveva dato segno di valore e di fede singolare, senti sommo dispiacere che il Portisa, per alzare la nazion francese, cosi sconciamente sparlasse in danno dell'altre e, non potendo ciò sostenere, voltatosi verso lui:

- Non è stato, disse, così come voi dite: perché (lasciando il parlare delle altre achi tocca rispondervi) ho io sempre veduta la mia nazione fedelissima a sua maestà ed io (che non posso in questa occasione tacere il vero) non ho stimato né sangue, né avere, né alcuna altra cosa per ritrovarmi valorosamente e fedelmente in tutte l'imprese, nelle quali l'è stato bisogno del mio servigio et certo voi non devreste così aspramente dir male delle nazioni, perché troppo importa imporre loro tanto disonore, quanto loro imponete voi quello dicendo che dite; et massimamente contra la mia vita, che mai non mancò in cosa alcuna, alla quale ella fosse tenuta alla corona di Francia e non la tengo io punto meno fedele, né punto meno valorosa et della vostra et di qualunque altra nazione, sia ella quale essere si voglia.

- Non è, disse, cosi come voi dite, perché (lasciando il parlare delle altre a chi tocca rispondervi) ho io sempre veduta la mia nazione fedelissima a Sua Maestà e io (che non posso in questa occasione tacere il vero) non ho stimato né sangue, né avere, né altra cosa alcuna per essere valorosamente e fedelmente in tutte l'imprese, nelle quali l'è stato bisogno del mio servigio. E certo voi non devreste cosi aspramente dir male delle nazioni, perché troppo importa imporre loro tanto disonore, quanto loro imponete voi quello dicendo che dite. E massimamente contra la mia vita, la quale mai non mancò in cosa alcuna, alla quale ella fosse tenuta alla corona di Francia e non la tengo io punto meno fedele, né punto meno valorosa e della vostra e di qualunque altra nazione, sia ella quale esser si voglia.

Portasio, ciò intendendo, tratto da giovanile sdegno o da odio celato ch'egli chiudesse nel cuore, più contra il borgognone, che contra tutta quella gente che quindi volesse pigliare di mostrarglisi nimico, confirmando quello che già detto aveva replicò più acremente che non si ritrovava gente che non fosse venuta meno alla corona di Francia se non la francese. Giulio, veduta la perseveranza del francese in dare infamia alle genti, riscaldato sulla contesa, rispondedogli arditamente disse:

Il Portisa, ciò intendendo, tratto da giovenile sdegno o da odio celato ch'egli chiudesse nel core più contra il bergognone che contra tutta quella gente e che quindi volesse pigliare l'occasione di mostrarglisi nimico, confirmando quello che già detto aveva, riplicò più acremente che non si ritrovava gente che non fosse venuta meno alla corona di Francia, se non la francese.

Lullio, veduta la perseveranza del francese in dare infamia alle genti, riscaldato sulla contesa, rispondendogli arditamente, disse:

- Io vi dico quel che dianzi vi ho detto, che i Borgognoni sono uomini di fede e che io, che di Borgogna sono, non son mai mancato, né son per mancare a quel re a cui mi son fatto voluntario servitore. Et dicendo quello che dite in pregiudizio mio e della nazion mia, vi mentite.

Di ciò sentendosi aggravato Portasio(5) senza avere riguardo al luogo ove egli era, pose mano alla spada e coraggiosamente se n'andò verso Giulio per ferirlo. Egli veduto venirsi contra il Francese con l'arme in mano, tratta anch'egli la spada, cominciò a rispondergli a colpi gagliardi.

- Io vi dico quel che dianzi vi ho detto, che i Bergognoni sono uomini di fede e che io, che di Bergogna sono, non son mai mancato, né son per mancare a quel re a cui mi son fatto voluntario servitore e dicendo quello che dite, in pregiudicio mio e della nazion mia, vi mentite.

Di ciò sentendosi aggravato il Portisa, senza avere riguardo al luogo, ove egli era, messa mano alla spada, coraggiosamente se n'andò verso Lullio per ferirlo. Egli, veduto venirsi contro il francese con l'arme in mano, tratta anch'egli la spada, cominciò a rispondergli a colpi gagliardi

Et, se non vi si trapponeano mezzani, non cessavano da quella questione, che ne riusciva uno strano scherzo. Ma molti cavalieri, veduto l'assalto, si misero fra l'uno e l'altro e non lasciarono che più oltre la tenzon seguisse, riprendendo l'uno e l'altro, che con sì poco riguardo della maestà del re avessero in quel luogo tentata una tal contesa. Aveva sentito il re il romore delle spade: onde uscito dalla sua stanza, volle sapere che ciò fosse.

e, se non vi si trapponeano mezzani, non cessavano da quella zuffa che ne riusciva uno strano scherzo. Ma molti cavalieri, veduto l'assalto, si misero fra l'uno e l'altro e non lasciarono che più oltre la tenzon seguisse, riprendendo l'uno e l'altro che, con si poco riguardo della maestà del re, avessero in quel luogo tentata zuffa.

Aveva sentito il re il romore delle spade, onde, uscito della sua stanza, volle sapere che ciò fosse.

Et parendo a sua maestà che poco roguardo avessero avuto alla dignità della persona sua, essendo stati arditi di por mano all'arme poco meno che nella camera sua, quantunque ambedue fussero a lui carissimi ed egli fusse benignissimo di natura, nondimeno, per levare l'ardireagli altri di avere a commettere simile errore, ordinò che fussero presi ed avea deliberato di far dare ad ambidue morte. Ma essendo l'uno e l'altro cavalieri della qualità della quale erano, incresceva a tutta la nobiltà di quella corte, che tale devesse esser il fine delle virtuose azioni loro. Parendo che ciò fusse troppo sconvenevole alla virtù ed alla nobiltà di amendue.

E parendo a Sua Maestà che poco riguardo avessero avuto alla dignità della persona sua essendo stati arditi di por mano all'armi poco meno che nella camera sua, quantunque ambedue fossero a lui carissimi ed egli fosse benignissimo di natura, nondimeno, per levare l'ardire agli altri di avere a commettere simile errore, ordinò che fossero presi e avea deliberato di far dare ad ambidue morte. Ma essendo l'uno e l'altro de' cavalieri della qualità della quale erano, incresceva a tutta la nobiltà di quella corte che tale devesse essere il fine delle virtuose azioni loro, parendo che ciò fosse troppo sconvenevole alla virtù e alla nobiltà di amendue.

Aveva Lodovico nel campo due consiglieri fra gli altri, de' quali l'uno era francese e l'altro borgognone ed erano questi di molta auttorità fra gli altri appresso il re ed erano amici, per la qual cosa ridottisi essi insieme, si deliberarono di andare al re e tentare di rimoverlo da quel proposito: così, andati dinanzi a sua maestà, usarono ogni diligenza, perché usasse pittosto contra que' due cavalieri un clemente perdono, che una severa giustizia.

Aveva Lodovico nel campo due consiglieri fra gli altri, de' quali l'uno era francese e l'altro borgognone ed erano questi di molta autorità fra gli altri appresso il re ed erano amici. Per la qual cosa, ridottisi essi insieme, si deliberarono di andare al re e tentare di rimoverlo da quel proposito. Cosi, andati dinanzi a Sua Maestà, usarono ogni diligenza, perché usasse più tosto contra que' due cavalieri un clemente perdono che severa giustizia.

Era Lodovico, come si è detto, per sua natura, benigno e clemente e perciò vieppiù atto a perdonare, che al punire: nondimeno sapendo con che religione dee reggersi la milizia (nella virtù della quale consiste il quieto stato e la sicurezza de' regni e degli imperi e chi non frena la molta audacia de' soldati, specialmente ne' maneggi della guerra, sicché temino in questo caso i soldati più il loro re che i nimici, essi usando sconvenevole ardire mettono in disordine gli esserciti et in pericolo la vita de' loro signori e riducono a disubbidienza gli altri, onde i nimici acquistano vittoria e essi perdita e disonore) non si volle così agevolmente piegare a' prieghi de' due consiglieri.

Era Lodovico, come si è detto, per sua natura, benigno e clemente e perciò vie più atto al perdonare che al punire; nondimeno, sapendo con che religione dee reggersi la milizia (nella virtù della quale consiste il quieto stato e la sicurezza de' regni e degli imperi e che chi non frena la molta audacia de' soldati, spezialmente ne' maneggi della guerra, si che temino in questo caso i soldati più il loro re che i nimici essi, usando sconvenevole ardire, mettono in disordine gli esserciti e in pericolo la vita de' loro signori e riducono a disubidienza gli altri, onde i nimici ne acquistano vittoria ed essi perdita e disonore) non si volle cosi agevolmente piegare a' preghi de' due consiglieri.

Ma ritornandovi essi più volte, tanto operarono che ancora che i due cavalieri avessino data materia di gran disordine nel campo, non essendo nondimeno altro male avenuto dalla tenzone loro, fu contento il re di far lor grazia della vita. Ma nondimeno volle sua maestà che se ne stessero fuori della corte, sulle galere, senza por piede in terra, perché commise che per cosa alcuna non ardissero di scendere indi, senza licenza sua, sotto pena d'essere impiccati per la gola.

Ma, ritornandovi essi più volte, tanto operarono che, ancora che i due cavalieri avessino data materia di gran disordine nel campo, non essendo nondimeno altro male avenuto dalla tenzone loro, fu contento il re di far lor grazia della vita. Ma nondimeno volle Sua Maestà che se ne stessero fuori della corte, sulle galee, senza por piede in terra, perché commise che, per cosa alcuna, non ardissero di scendere indi, senza licenza sua, sotto pena d'essere impiccati per la gola.

Ridottisi adunque i cavalieri alle galere l'uno su quelle di Borgogna, che erano al servigio del re in quella impresa, l'altro sulle francese, vi stettero infino a tanto, che fatta fra loro pace, piacque al re, doppo molti et molti preghi portigli da tutti quelli che aveano auttorità appresso sua maestà, di dare loro licenza che indi scender potessero; la quale sebben ottennero, non volle però sua maestà che alcuno di essi, per lo spazio d'uno anno intiero, entrasse mai nella sua camera.

Ridottisi adunque i cavalieri alle galee, l'uno su quelle di Borgogna, che erano al servigio del re in quella impresa, l'altro sulle francese, vi stettero insino a tanto che, fatta fra loro la pace, piacque al re, doppo molti e molti preghi portigli da tutti quelli che aveano autorità appresso Sua Maestà, di dare loro licenza che indi scender potessero. La quale, se ben ottennero, non volle però Sua Maestà che alcuno di essi, per lo spazio d'uno anno intiero, gli entrasse mai nella camera.

Ma passato l'anno, tanto si adoperarono i due consiglieri già detti e gli altri amici dell'una e dell'altra parte, che il re cortesemente rendette loro la grazia sua. Et fattiglisi condurre dinanzi, gli ammonì che si guardassero di mai più incorrere altra volta in simile errore, perché proveriano ed essi e qualunque altro de' suoi, che tanto oltre per suo interesse si lasciasse portare, che egli non saprebbe meno far loro provare l'ira sua, che ora essi avessero provata la sua clemenza; e ciò detto, gli accolse amorevolissimamente e diede loro il primo luogo che teneano appresso sua maestà e gli furono sempre così cari, come gli erano stati per lo adietro.

Ma, passato l'anno, tanto si adoperarono i due consiglieri già detti e gli altri amici dell'una e dell'altra parte, che il re, cortesemente, rendette loro la grazia sua. E famiglisi condurre dinanzi, gli ammoni che si guardassero d'incorrere altra volta in simile errore, perché proverieno ed essi e qualunque altro de' suoi, che tanto oltre, per suo interesse, si lasciasse portare, che egli non saprebbe meno far lor provare l'ira sua, che ora essi avessero provata la sua clemenza. E ciò detto, gli accolse amorevolissimamente e diede loro il primo luogo che teneano appresso Sua Maestà e gli furono sempre cosi cari, come gli erano stati per lo adietro.

Et, desideroso di ricompensare il dispiacere che avevano avuto, per emenda dell'errore loro, i due cavalieri (però che la natura di questo benignissimo re era tale, che ancora che con giustizia gastigasse alcuno, cercava nondimeno che il gastigato ne rimanesse meno offeso che possibile fusse, quando a perdonargli si era indotto) aveva all'uno e all'altro promesso di mostrar loro, tosto che si offerisse l'occasione, che gli era grata la servitù loro: e fra le altre cose, aveva egli promesso di dare a Giulio la prima commenda d'importanza che dicadesse alla camera reale, del che esso era rimaso molto contento, pensando di potere avere indi ampia mercede al suo lungo e fedel servire.

E, desideroso di ricompensare il dispiacere che aveano avuto per ammenda dell'error loro, i due cavalieri (però che la natura di questo benignissimo re era tale che, ancora che con giustizia gastigasse alcuno, cercava nondimeno che il gastigato ne rimanesse meno offeso che possibile fosse, quando a perdonargli si era indotto) aveva all'uno e all'altro promesso di mostrar loro, tosto che si offerisse l'occasione, che gli era grata la servitù loro. E fra le altre cose aveva egli promesso di dare a Lullio la prima commenda d'importanza che dicadesse alla camera reale; del che esso era rimaso molto contento, pensando di potere avere indi ampia mercede al suo lungo e fedel servire.

Occorse in questo mezo che ricaddé al fisco una commenda di entrata di più di seimila scudi, la quale di subito fu da Portasio adimandata al re; il quale, senza indugio gliela diede, dimenticatosi della promessa fatta a Giulio, peroché vi era corso assai gran spazio di tempo. Et ecco che appena era uscito Portasio della camera reale, che vi entrò Giulio e fattosi riverentemente innanzi a sua maestà, gli disse:

Occorse in questo mezzo che ricadde al fisco una commenda di entrata di più di seimila scudi, la quale di subito fu da Portisa adimandata al re. Il quale, senza indugio, gliele diede, dimenticatosi della promessa fatta a Lullio, però che vi era corso assai gran spazio di tempo. Ed ecco che appena era uscito Portisa della camera reale, che vi entrò Lullio e, fattosi riverentemente innanzi a Sua Maestà, gli disse:

- Egli è venuto il tempo, sire, che vostra maestà mi puote adempire la promessa che già cortesemente mi fece.

- Et che promessa vi feci?, disse il re.

- Mi promise ella, seguì Giulio, che la prima commenda che ritornava a lei, dovesse essere la mia. Ora gliene è ricaduta una, della quale mi contenterò, quando le piaccia di concederlami.

E le dimandò quella che avea già avuta Portasio. Parve che a quella dimanda il re tutto si mutasse in viso, ricordandosi di quello che a Giulio avea promesso e gli disse di averla data a Portasio.

- Egli è venuto il tempo, Sire, che Vostra Maestà mi puote adempire la promessa che già cortesemente mi fece.

- E che?, disse il re.

- Mi promise ella, seguì Lullio, che la prima commenda, che ritornava a lei, devesse essere la mia. Ora gliene è ricaduta una, della quale mi contenterò, quando le piaccia di concederlami.

E le dimandò quella che avea già avuta Portisa.

Parve che, a quella dimanda, il re tutto si mutasse in viso, ricordandosi di quello che a Lullio aveva promesso e gli dolse di averla data a Portisa.

Ma poscia che così era occorso, non volendo mostrare che la promessa gli fusse uscita di mente, voltatosi verso lui con benigno e grazioso viso, gli disse:

Ma poscia che cosi era occorso, non volendo mostrare che la promessa gli fosse uscita di mente, voltatosi verso lui con benigno viso, gli disse:

- Se a te Giulio è ben paruta la commenda tale che ti devessi rimaner contento se datala ti avessi, a me, che più ho stimata la virtù tua, che tu stimata non l'hai, non mi è ella paruta agguagliare il desiderio che io ho di darti cosa degna di te e di me; e però l'ho data a Portasio giovane, ma stati sicuro che se un poco più tarda serà la tua rimunerazione, ti verrà ella tale che ti parrà ch'io stimi tanto la tua virtù, quanto ella merita di essere stimata da me, che carissimo ti ho.

- Se a te, Lullio, è ben paruta la commenda tale che ti devessi rimaner contento se data la ti avessi, a me, che più ho stimata la virtù tua, che tu stimata non l'hai, non mi è ella paruta agguagliare il desiderio che io ho di darti cosa degna di te e di me e però l'ho data a Portisa giovane. Ma statti sicuro che, se un poco più tarda serà la tua rimunerazione, ti verrà ella tale che ti parrà ch'io stimi tanto la tua virtù, quanto ella merita di essere stimata da me, che carissimo ti ho.

Non si racchetò Giulio alle parole del re avendone avute di simili molte altre, a vari tempi, senza averne mai veduto effetto alcuno; ma rimase, poi che intese che la commenda aveva avuta Portasio, quasi stordito: e partitosi pieno di sdegno, cominciò seco a dolersi della sua mala fortuna e parendogli che ciò avesse fatto il re per non volerlo maggiormente ricompensare, ma volergli anteporre Portasio e dar chiarissimo segno ad ognuno che egli era più amato e tenuto in maggior stima da sua maestà, ch'esso non era: deliberò di più non voler star a' servigi suoi, per nutricarsi di speranza, come infino allora nutricato si era; e tutto dolente il giorno appresso andò a ritrovare il re e fattagli riverenza, gli disse:

Non si racchetò Lullio alle parole del re, avendone avute di simili molte altre, a vari tempi, senza averne mai veduto effetto alcuno. Ma rimase, poi che intese che la commenda aveva avuta Portisa, quasi stordito e partitosi pieno di sdegno, cominciò seco a dolersi della sua mala fortuna. E parendogli che ciò avesse fatto il re per non volerlo maggiormente ricompensare, ma per volergli anteporre Portisa e dar chiaro segno ad ognuno ch'egli era più amato e tenuto in maggiore stima da Sua Maestà, ch'esso non era, deliberò di più non voler stare a' servigi suoi per nutricarsi di speranza, come insino allora nutricato si era. E, tutto dolente, il giorno ap-presso andò a ritrovare il re e, fattagli riverenza, gli disse:

- Sire, io, con ogni studio, mi son sempre ingegnato di servirvi con molta fede e perciò mi ho creduto che la servitù mia non vi dovesse essere meno grata, che vi fosse quella di qualunque altro cavaliere che fosse nella corte vostra e tanto è stato il desiderio mio intorno ciò, che ho sprezzata la patria mia e tutta la mia progenie per essere assiduo ne' servigi vostri, come vi son stato, così nella guerra, come nella pace: ed avendo sempre avuta ferma speranza che la servitù mia non vi avesse ad essere discara, me ne sono ito per lo spazio di molti anni, infino a questa età, sofferendo i disagi, che mi sono avvenuti per essere fuori della patria mia, con pazientissimo animo;

- Sire, io con ogni studio mi sono sempre ingegnato di servirvi con molta fede e perciò mi ho creduto che la servitù mia non vi devesse essere meno grata che vi fosse quella di qualunque altro cavaliere, che fusse nella corte vostra. E tanto è stato il desiderio mio intorno a ciò, che ho sprezzata la patria mia e tutta la mia progenie per essere assiduo ne servigi vostri, come vi son stato, cosi nella guerra, come nella pace. E, avendo sempre avuta ferma speranza che la servitù mia non vi avesse ad essere discara, me ne sono ito, per lo spazio di molti anni, insino a questa età, sofferendo disagi che mi sono avenuti, per essere fuori della patria mia, con pazientissimo animo.

la pazienza tanto più ho sostenuta volentieri, quanto voi mi avete sempre aggrandita la speranza, che della vostra liberalità conceputa io aveva, colle larghe promissioni che fatte mi avete, alle quali dando quella fede che dar si dee a parole di tanto gran signore, quanto voi sete, sono con molti pericoli della vita mia, tutta esposta a servigio della cotrona vostra, giunto alla età canuta, nella quale credendo di avere da voi qualche sostentamento e qualche chiaro segno che il mio servire non vi fosse stato discaro, veggio che voi avete piuttosto guardata la giovane età del Portasio, il quale, quantunque di gran merito degno, poteva nondimeno aspettare ancora molti anni, prima che giungesse al termine dell'età alla quale son giunto io, avendogli data la commenda che per le promesse fattemi da voi, devea ragionevolmente essere data a me.

La qual pazienza tanto più ho sostenuta volentieri, quanto voi mi avete sempre aggrandita la speranza che della vostra liberalità conceputa io aveva, colle larghe promissioni che fatte mi avete, alle quali dando quella fede che dar si dee a parole di tanto gran signore, quanto voi sete, sono con molti pericoli della vita mia, tutta esposta a servigio della corona vostra, giunto alla età canuta, nella quale, credendo di avere da voi qualche sostentamento e qualche chiaro segno che il mio servire non vi fosse stato discaro, veggio che voi avete più tosto guardata la giovane età del Portisa, il quale (quantunque di gran merito degno) poteva nondimeno aspettare ancora molti anni, prima che giungesse al termine dell'età, alla quale son giunto io, avendogli data la commenda che, per le promesse fattemi da voi, devea ragionevolmente esser data a me.

Laonde, ancora che io chiaramente conosca quanto sia benigna et cortese la natura vostra, nondimeno, veggendomi avere in questo mio servire la fortuna tanto nemica, che ella ha tolto a me quello che voi cortesemente promesso avevate di darmi e non solo mi ha tolto, ma l'ha anco fatto dare a persona che è per dar sempre indizio che di me sia fatta pochissima stima da voi; e però per non rimanermi come scornato in questa corte, ho deliberato di ritrarmene e ridarmi a quella privata vita, alla quale veggio che mi spinge l'aversa fortuna:

Laonde, ancora che io chiaramente conosca quanto sia benigna e cortese la natura vostra, nondimeno, veggendomi avere, in questo mio servire, la Fortuna tanto nimica, che ella ha tolto a me quello che voi cortesemente promesso avevate di darmi e non solo lo mi ha tolto, ma l'ha anco fatto dare a persona che è per dar sempre indizio che di me sia fatta pochissima istima da voi, per non rimanermi come scornato in questa corte, ho deliberato di ritirarmene e ridurmi a quella privata vita, alla quale veggio che mi spinge l'aversa fortuna.

avendo adunque io fermamente statuito di saziar questa malvagìa che già gran tempo mi ha non solo atteso per offendere nell'avere, ma per levarmi anco quella riputazione che mi sono sempre ingegnato di acquistarmi appresso a voi, col mezzo di quelle poche virtù che ha piacciuto alla bontà divina di darmi; prego la maestà vostra che concedermi voglia che con sua buona grazia, mi riduca in privata vita, nella quale se così anco sempre servitor suo affezionatissimo, come lo sono sempre stato mentre la fortuna l'ha consentito, per darmi il colpo finalmente ch'ella ora mi ha dato.

Avendo adunque io fermamente statuito di saziar questa malvagia, che già gran tempo mi ha non solo atteso per offendermi nell'avere, ma per levarmi anco quella riputazione che mi sono sempre ingegnato di acquistarmi appresso a voi, col mezzo di quelle poche virtù che ha piaciuto alla bontà divina di darmi, prego la Maestà Vostra che concedermi voglia che, con sua buona grazia, mi riduca in privata vita, nella quale sarò cosi anco sempre servitor suo affezionatissimo come le sono sempre stato, mentre la fortuna l'ha consentito, per darmi il colpo finalmente ch'ella ora mi ha dato.

Il re, al quale era molto caro Giulio, udì, con suo gran dispiacere la sua lunga querela e non volendolo perdere, né lasciarlo mal soddisfatto, gli disse che a sdegno mai non l'aveva egli avuto; anzi che gli era stato carissimo e così gli sarebbe sempre et che non si devea tanto rammaricare ch'egli avesse dato a Portasio quello che dato gli aveva, perché ciò non era stato per volere mostrare di stimarlo più di lui, il quale egli aveva in quella stima, in che gliele faceva avere la sua molta virtù; e che stesse sicuro che aspettava vi è migliore occasione, come anche detto gli aveva, di fargli conoscere ch'egli carissimo gli era. Giulio, che in questo proposito fermato era e più non voleva pascersi di speranza, così replicò:

Il re, al quale era molto caro Lullio, udì con suo gran dispiacere la sua lunga querela e non volendolo perdere, né lasciarlo mal sodisfatto, gli disse che a sdegno mai non l'aveva egli avuto, anzi che gli era stato carissimo e cosi gli sarebbe sempre e che non si devea tanto ramaricare che egli avesse dato a Portisa quello che dato gli aveva, perché ciò non era stato per volere mostrare di stimarlo più di lui, il quale egli aveva in quella stima, in che gliele faceva avere la sua molta virtù e che stesse sicuro che aspettava vi è migliore occasione, come anche detto gli aveva, di fargli conoscere ch'egli carissimo gli era.

Lullio, che in questo proposito fermato si era e più non voleva pascersi di speranza, cosi replicò:

- Sacra maestà, io ho corso tanti anni insino ad ora che posso aver più poco tempo d'aspettare; e l'aspettar che ho fatto insino ad ora, mi fa conoscere d'aspettare invano, veggendo massimamente che quelli che appo me sono quasi fanciulli, mi vanno innanzi: però sono io risoluto di por fine allo sperare, come mi veggo aver fatto sino ad ora, senza alcun pro e di starmi tale, quale vorrà la mia sorte ch'io mi stia, con quel poco di avere ch'io mi ritrovo, doppo tanti anni corsi al servigio di vostra maestà: però ritorno di nuovo a pregarla ben caldamente che mi voglia conceder che con sua buona grazia io mi riduca in privata vita, vivermi da me medesimo; perché concedendomi ella ciò, io mi terrò sì pago da lei, che mi parerà di avere avuto gran guiderdone di tutta la servitù mia.

Ritornò il re a distornarlo da tal pensiero e ritrovandolo pur fermo in questa risoluzione, gli disse finalmente:

- Sacra Maestà, io ho corso tanti anni insino ad ora, che posso aver più poco tempo d'aspettare e l'aspettar che ho fatto insino ad ora mi fa conoscere d'aspettare in vano, veggendo massimamente che quelli, che appo me sono quasi fanciulli, mi vanno innanzi; però sono io risoluto di por fine allo sperare, come mi veggo aver fatto sino ad ora, senza alcun prò e di starmi tale quale vorrà la mia sorte ch'io mi stia, con quel poco di avere ch'io mi ritrovo, doppo tanti casi corsi a servigio di Vostra Maestà. Però ritorno di novo a pregarla ben caldamente che mi voglia conceder che, con sua buona grazia, io mi riduca in privata vita a vivermi da me medesimo, perché, concedendomi ella ciò, io mi terrò si pago da lei che mi parerà di avere avuto gran guiderdone di tutta la servitù mia.

Ritornò il re a distornarlo da tal pensiero e, ritrovandolo pur fermo in questa risoluzione, gli disse finalmente:

- Giulio, molto mi dispiace che tu ti abbi messa in capo questa ostinazione e caro mi sarebbe che tu a miglior via volgessi i tuoi pensieri; ma poscia che tu hai così deliberato, io non mi voglio ora risolvere a concederti quello che tu mi chiedi, ma voglio che tutta questa notte ci pensi ben sopra e che dimane tu venga a me, ché forse ci verrai con miglior pensiero, che non è quello con che ora da me ti parti; e quando pure tu rimanessi fermo su questo, anch'io dimane ti risolverò e potrebbe avenire che quando tu non vorrai fare quello che vorrò io per tuo bene e per mia soddisfazione, io farò quel che tu vorrai, che avenir te ne debba.

- Lullio, molto mi dispiace che tu ti abbi messa in capo questa ostinazione e caro mi sarebbe che tu a miglior via volgessi i tuoi pensieri, ma poscia che tu pure cosi hai deliberato, io non mi voglio ora risolvere a concederti quello che tu mi chiedi. Ma voglio che tutta questa notte ci pensi ben sopra e che dimane tu venga a me, che forse ci verrai con miglior pensiero che non è quello con che ora da me ti parti e quando pure tu rimanessi fermo su questo, anch'io dimane ti risolverò e potrebbe avenire che, quando tu non vorrai fare quello che vorrò io per tuo bene e per mia sodisfazione, io farò quel che tu vorrai, che che avenir te ne debba.

- Di questo prego io la maestà vostra, soggiunse Giulio e le ritornò a dire che ottenendolo da lei, gliene sarò sempre obbligatissimo e mi partirò da lei pienamente soddisfatto.

E con queste parole si dipartì. Il re tutto quel giorno si voltò con molta molestia questa cosa per l'animo e più ciò lo premeva, che quale altra cosa più importante del regno. Et, venuta la sera, se n'andò a letto, pieno di molto dispiacere, considerando di dovere rimanere privo di così fatto cavaliere, quando egli non mutasse proposito e non poteva pigliar sonno: e volgendosi ora su un lato ed ora sull'altro (come sogliono far quelli che da gravi cure si ritrovano tocchi) cercava pure di ritrovare quiete.

- Di questo prego io la Maestà Vostra, soggiunse Lullio e le ritorno a dire, ottenendolo da lei gliene sarò sempre obligatissimo e mi partirò da lei pienamente sodisfatto e con queste parole si diparti.

Il re tutto quel giorno si voltò, con molta molestia, questa cosa per l'animo e più ciò lo premeva che quale altra cosa più importante del regno. E, venuta la sera, se n'andò a letto pieno di molto dispiacere, considerando di devere rimanere privo di cosi fatto cavaliere, quando egli non mutasse proposito e non poteva pigliar sonno. E volgendosi ora su un lato e ora sull'altro (come sogliono far quelli che da gravi cure si ritrovano tocchi) cercava pure di ritrovare quiete.

Dormiva un cameriere segreto, anch'egli borgognone, nella camera del re, il quale gli era molto caro e conoscendolo e fedele e prudente, conferiva spesso con lui molte delle cose che occorrevano alla giornata.

Questi, sentendo che fuori del suo costume non ritrovava riposo, le dimandò che cosa le fosse avenuta, che così lo travagliasse, che sonno non prendesse, dicendole:

Dormiva un cameriere segreto, anch'egli bergognone, nella camera del re, il quale gli era molto caro e, conoscendolo e fedele e prudente, conferiva spesso con lui molte delle cose che occorrevano alla giornata. Questi, sentendo che fuori del suo costume non ritrovava riposo, le dimandò che cosa le fosse avenuta che cosi la travagliasse che sonno non prendesse, dicendole:

- Io ho veduta vostra maestà nei maggiori travagli di guerra ch'ella abbia mai avuti, doppo l'avere proveduto il giorno a quanto era di mestiero a ben condurre l'imprese, porre la notte i pensieri tutti sotto il guanciale e dormirsi buona pezza; ed ora ch'ogni cosa è quieta, non la posso vedere se non con gran maraviglia et con mio molto dispiacere, così inquieta; né mi so imaginar che sia di ciò cagione, altro che cosa gravissima, che le prema.

Il re, rispondendogli, disse che tra quanti travagli egli avea mai avuti in tutto il corso della sua vita insino allora, non ne avea avuto il più grave, né il più noioso, di quello che ora lo travagliava.

- Io ho veduta, Vostra Maestà, ne' maggiori travagli di guerra ch'ella abbia mai avuti, doppo l'avere proveduto il giorno a quanto era di mestiero a ben condurre l'imprese, porre la notte i pensieri tutti sotto il guanciale e dormirsi buona pezza. E ora, ch'ogni cosa è quieta, non la posso vedere se non con gran maraviglia e con mio molto dispiacere cosi inquieta. Né mi so imaginar che sia di ciò cagione altro che cosa gravissima che la prema.

- Il re, rispondendogli, disse che, tra quanti travagli egli avea mai avuti in tutto il corso della sua vita, insino allora, non ne aveva avuto il più grave, né il più noioso di quello che allora lo travagliava.

- Deh piaccia, disse il cameriere, a vostra maestà di dirmi che cosa è quella che sì l'annoia, che forse vi si potrebbe ritrovar qualche compenso.

- Tu hai da sapere, soggiunse il re, che Giulio mi ha dimandata licenza per non volermi più servire, né per cosa che detta io gli abbia, l'ho potuto racchetare; e se egli dimane, come ha avuto termine, mi ritorna innanzi con questo proposito, sarò sforzato a dargliela, il che farò tanto mal volentieri, quanto cosa che io facessi giamai contra mia voglia: e ciò è cagione del travaglio in che ora sono, veggendomi di avere a perdere così caro servitore, come egli mi è, se forse egli vorrà piuttosto sodisfare al suo volere, come molto temo, che al mio.

Dimandogli il cameriere qual fosse la cagione che inducesse Giulio a ciò.

- Deh, piaccia, disse il cameriere, a Vostra Maestà di dirmi che cosa è quella che si l'annoia, che forse vi si potrebbe ritrovar qualche compenso.

- Tu hai da sapere, soggiunse il re, che Lullio mi ha dimandata licenza, per non volermi più servire, né, per cosa che detta io gli abbia, l'ho potuto racchetare; e se egli dimane, come ha avuto termine, mi ritorna innanzi con questo proposito, sarò sforzato a dargliele. Il che farò tanto mal volentieri, quanto cosa che io facessi giamai contra mia voglia e ciò è cagione del travaglio in che ora sono, veggendomi di avere a perdere cosi caro servitore, come egli mi è, se forse egli vorrà più tosto sodisfare al suo volere, come molto temo, che al mio.

Dimandogli il cameriere qual fosse la cagione che inducesse Lullio a ciò.

- Si è egli sdegnato, disse il re, perché ho data la commenda, che tu sai, a Portasio, dicendo ch'io l'avea promessa a lui et che a quell'altro l'ho data per mostrargli ch'esso sia in poca stima appresso di me: e questo sarà cagione, che se partire si vorrà, al fine al fine lo lascierò andare; sì perché egli conosca che non è convenevole alla Maestà mia, che un mio servitore mi vogli impor leggi secondo il suo arbitrio e non accettar le mie iscuse; sì anco perché vegga che non voglio ch'altri contro sua voglia mi serva. Il cameriere era nimico capitale di Giulio ed erano stati molte volte per venire alla prova dell'arme e vi sarebbono venuti, se il re, sotto gravi pene, non l'avesse ad ambidue vietato.

- Si è egli sdegnato, disse il re, perché ho data la commenda che tu sai a Portisa, dicendo ch'io l'avea promessa a lui e che a quell'altro l'ho data, per mostrargli ch'esso sia in poca stima appresso di me. E questo sarà cagione che se partire si vorrà, alfine alfine lo la- scierò andare, si perché egli conosca che non è convenevole alla maestà mia che un mio servitore mi vogli impor legge secondo il suo arbitrio e non accettar le mie, si anco perché vegga che non voglio ch'altri contra sua voglia mi serva.

Il cameriere era nimico capitale di Lullio ed erano stati molte volte per venire alla prova dell'arme e vi sarebbono venuti se il re, sotto gravi pene, non l'avesse ad ambidue vietato.

Et voleva la nimicizia capitale, ch'era fra loro e l'invidia che in tali soggetti sempre suol essere, ch'egli si avesse pigliato gran piacere che Giulio si fusse uscito, come, schernito, di corte; e se così fatto egli avesse, non ne avrebbe forse meritato biasimo appresso ad alcuno, sapendosi che è legge universale de' nemici, che l'uno si rallegri de'danni dell'altro. Ma la virtù di Giulio, poté tanto nell'animo nimico, ch'egli no poté non sentire infinito cordoglio che si avesse a partire quel valoroso cavaliere così mal sodisfatto dal re, che non portasse seco testimonianza alcuna della sua virtù; la quale nondimeno gli si deveva grandissima. Et ove forse altri avrebbe instigato il re, non solo a dare licenza a Giulio, ma a scacciarlo anco da sé vergognosamente: questi come di generoso animo, potendo in lui più il diritto, che l'odio, si mise a far tutto il contrario e disse:

E voleva la nimicizia capitale ch'era fra loro ch'egli si avesse pigliato gran piacere che Lullio si fusse uscito, come schernito, di corte e se cosi fatto egli avesse, non ne avrebbe forse meritato biasimo appresso ad alcuno, sapendosi che è legge universale de' nimici che l'uno si rallegri de' danni dell'altro. Ma la virtù di Lullio poté tanto ne l'animo nimico ch'egli non poté non sentire infinito cordoglio che si avesse a partire quel valoroso cavaliere cosi mal sodisfatto dal re, che non portasse seco testimonianza alcuna della sua virtù, la quale nondimeno gli si deveva grandissima. E, ove forse altri avrebbe instigato il re non solo a dare licenza a Lullio, ma a scacciarlo anco da sé vergognosamente, questi, di generoso animo, potendo in lui più il diritto che l'odio, si mise a far tutto il contrario e disse:

- Ahi sire, come potrà mai la maestà vostra aprire la bocca a dar licenza a colui del quale non è il più fedele, né il più valoroso in questa corte? E di cui non è forse alcun che con maggior prontezza abbia esposto l'avere e sé medesimo in servigio di lei? Prego, signor mio, la maestà vostra, a voler piuttosto fare ogni altra cosa che indursi mai a far questo: perché se Giulio si duole, non è ciò, signor mio, senza ragionevole cagione. Perché sa vostra maestà quello che già occorse tra lui e Portasio ed ancora che si siano rappacificati, non è però che non sia restata, non pure negli animi d'amendue la memoria di quella contesa, ma nelle menti anche di tutti gli altri cavalieri che in questa corte sono; e veggendo tutta la corte lei avere usata quella cortesia a Portasio di quello che Giulio dice che vostra maestà, come a dignissimo, promesso gli avea, non può non istimare ognuno che in più pregio sia Portasio appresso a lei, che non è Giulio;

- Ahi, Sire, come potrà mai la Maestà Vostra aprire la bocca a dar licenza a colui del quale non è il più fedele, né il più valoroso in questa corte? E di cui non è forse alcun che, con maggior prontezza, abbia esposto l'avere e sé medesimo in servigio di lei? Prego, Signor mio, la Maestà Vostra a voler più tosto fare ogni altra cosa che indursi mai a far questo, perché, se Lullio si duole, non è ciò, Signor mio, senza ragionevole cagione. Perché sa Vostra Maestà quello che già occorse tra lui e il Portisa e, ancora che si siano rappacificati, non è però che non sia restata, non pure negli animi d'amenduni la memoria di quella contesa, ma nelle menti anche di tutti gli altri cavalieri che in questa corte sono. E veggendo tutta la corte lei avere usata quella cortesia al Portisa di quello che Lullio dice che Vostra Maestà, come a dignissimo, promesso gli avea, non può non istimare ognuno che in più pregio sia Portisa appresso a lei, che non è Lullio;

cosa che tanto più deve essere molesta a Giulio, quanto Portasio è giovanetto et egli è già invecchiato nel servigio di vostra maestà; e se la virtù di Portasio, della quale è da farne molta stima, come quella che dà segno di avere a produrre onoratissimi frutti, meritava ciò da lei: lo meritava molto più (siami lecito, signor mio, dire il vero) quella di Giulio, poiché eso, per così lungo spazio di tempo, a tante prove, le si era fatto conoscere quel valoroso cavaliere, ch'è conosciuto e da lei e da tutti i cavalieri d'onore.

cosa che tanto più deve essere molesta a Lullio, quanto Portisa è giovanetto ed egli è già invecchiato nel servigio di Vostra Maestà. E se la virtù di Portisa, della quale è da farne molta stima, come quella che, fiorendo, dà segno di avere a produrre onoratissimi frutti, meritava ciò da lei, lo meritava molto più (siami lecito, Signor mio, dire il vero) quella di Lullio, poi che esso, per cosi lungo spazio di tempo, a tante prove, le si era fatto conoscere quel valoroso cavaliere eh'è conosciuto e da lei e da tutti i cavalieri d'onore.

Però, signor mio, non posso se non dire che se Giulio si duole, ne ha gran cagione, perché gli pare che con questo atto gli sia stata rotta ogni speranza nel mezo: però convien piuttosto alla altezza dell'animo vostro, la qual sempre ha dati chiarissimi segni di mirabile magnificenza, il ritrovar via che questo gentil cavaliere rimanga sodisfatto, che pensare di avergli a dar licenza, perché ove questo generoso atto mostrerà così ora vostra maestà, come fu sempre, ottima conoscitrice della virtù altrui e darà speranza ad ognuno di non avere a spendere nel servigio di lei indarno l'avere e la vita; l'altro, torrebbe a tutti gli altri la speranza di devere essere mai da lei guiderdonati per servitù e per fede, che usassero verso lei;

Però, Signor mio, non posso se non dire che, se Lullio si duole, ne ha gran cagione, perché gli pare che, con questo atto, gli sia stata rotta ogni speranza nel mezzo. Però convien più tosto alla altezza dell'animo vostro, la qual sempre ha dati chiarissimi segni di mirabile magnificenza, il ritrovar via che questo gentil cavaliere rimanga sodisfatto, che pensare di avergli a dar licenza. Perché, ove questo generoso atto mostrerà cosi ora Vostra Maestà, come fu sempre, ottima conoscitrice della virtù altrui e darà speranza ad ognuno di non avere a spendere, nel servigio di lei, indarno l'avere e la vita, l'altro torrebbe a tutti gli altri la speranza di devere essere mai da lei guiderdonati per servitù e per fede che usassero verso lei.

il che signor mio, oltre che non sarebbe a molto servigio vostro, sarebbe anco cosa molto contraria a quella grandezza d'animo, che si è scoperta negli occhi del mondo con molta magnificenza in tutte le sue virtuose azioni. Però supplico inclinevolmente la maestà vostra a non consentir mai che con sì mala sodisfazione Giulio a lei tanto affezionato servitore dal suo servigio si parta.

Il che, Signor mio, oltre che non sarebbe a molto servigio vostro, sarebbe anco cosa molto contraria a quella grandezza d'animo che si è scoperta negli occhi del mondo, con molta magnificenza, in tutte le sue virtuose azioni. Però supplico inclinevolmente la Maestà Vostra a non consentir mai che con si mala sodisfazi ne Lullio, a lei tanto affezionato servitore, dal suo servigio si parta.

Il re udendo così parlare il cameriere, il quale sapeva esser capital nimico di Giulio, rimase stupefatto e gli parve che tanta fusse la forza della virtù, che anche si stendesse nell'animo de' nemici e si facesse conoscere degna di essere favorita da coloro ch'erano per altra cagione nimici a chi la possedeva; e gli parve che il valore di Giulio avea destato il nimico a così favorirlo, esso che da lui lungo e fedel servigio aveva ricevuto, non devesse mai consentire che da lui mal contento si partisse et disse al cameriere:

Il re, udendo cosi parlare il camerieri, il quale sapeva esser capital nimico di Lullio, rimase stupefatto. E gli parve che tanta fosse la forza della virtù, che anche si stendesse nell'animo de' nimici e si facesse conoscere degna di essere favorita da coloro ch'erano per altra cagione nimici, a chi la possedeva. E gli parve che, se il valore di Lullio avea destato il nimico a cosi favorirlo esso, che da lui lungo e fedel servigio aveva ricevuto, non devesse mai consentire che da lui mal contento si partisse e disse al camerieri:

- Et che pensi tu ch'io, in dispetto della fortuna, non abbia promesso a Giulio di altamente rimunerarlo? Ma egli non si è voluto racchetare, non avendo quella commenda. Et come gliele posso io dare, che non resti anco mal sodisfatto Portasio? Se quello cerco di torgli che dato gli ho, per darlo ora a quest'altro, ne raccheterei uno e desterei l'altro a querela tanto più grave, che non è ora quella di Giulio, quanto è più acerbo il levare ad altri cosa data, che non dargliene.

Il cameriere:

- E che, pensi tu ch'io, in dispetto della fortuna, non abbia promesso a Lullio di altamente remunerarlo? Ma egli non si è voluto racchetare, non avendo quella commenda. E come gliele posso io dare, che non resti anco mal sodisfatto Portisa, se quello cerco di torgli che dato gli ho, per darlo ora a quest'altro? Ne raccheterei uno e desterei l'altro a querela tanto più grave che non è ora quella di Lullio, quanto è più acerbo il levare ad altri la cosa data, che non dargliele.

Il cameriere:

- Sire, disse, è tanta la ampiezza della maestà vostra, che non pure Giulio, che tanto merita appresso di lei, quanto so che ella conosce, può essere rimunerato ampiamente da lui: ma qualunque altro servitore, per picciolo ch'egli si sia, ne può riportare doni reali. Però potrete agevolmente ritrovar modo, onde si rimanga appagato Portasio et Giulio insieme. So che la commenda non si può dare a due, ma so anco che non pure a due, ma a molti puote essere cortese vostra maestà.

- Sire, disse, è tanta l'ampiezza della Maestà Vostra, che non pure Lullio, che tanto merita appresso di lei quanto so ch'ella conosce, può essere remunerato ampiamente da lei, ma qualunque altro servitore, per picciolo ch'egli si sia, ne può riportare doni reali. Però potrete agevolmente ritrovar modo onde si rimanga appagato il Portisa e Lullio insieme. So che la com-menda non si può dare a due, ma so anco che non pure a due, ma a molti puote essere cortese Vostra Maestà.

Però, s'ella vuole che la commenda sia di Portasio, gliele lasci e con altra via contenti Giulio: o se pure ella la volesse dare a Giulio, ricompensi Portasio talmente, che egli contento si rimanga, che tanta è l'autorità di vostra maestà sopra i suoi cavalieri, che puote ella in simili casi disporgli a quello che più le è a grado, quando specialmente si veggono usare cortesia magnifica, degna di chi la dà e di chi la riceve; e così ad un tratto mostrerà di riconoscere la virtù di questi due cavalieri e darà animo agli altri di servirla con speranza maggiore.

Però, s'ella vuole che la commenda sia del Portisa, gliele lasci e con altra via contenti Lullio, o se pure ella la volesse dare a Lullio, ricompensi il Portisa talmente che egli contento si rimanga. Che tanta è l'autorità di Vostra Maestà sopra i suoi cavalieri, che puote ella, in simili casi, disporgli a quello che più le è a grado, quando spezialmente si veggono usare cortesia magnifica, degna di chi la dà e di chi la riceve e cosi ad un tratto mostrerà di riconoscere la virtù di questi due cavalieri e darà animo agli altri di servirla con speranza maggiore.

Il re consoderando le parole del cameriere, vide che quel proposto gli avea, che deveva egli per ogni modo fare e che già di fare si avea deliberato, ma temendo che l'ostinazion di Giulio nol lasciasse rimanere contento, se quella commenda non avea e non la volendo egli torre a Portasio, poiché data gliele aveva, non sapeva che farsi; e mentre si rivolgeva varie cose per l'animo, ecco che le venne la novella che una contea di entrata al doppio maggiore di quella che aveva avuta Portasio, era caduta a sua maestà, della qual cosa rimase quel cortese re molto contento: laonde ritornando a lui Giulio, gli disse:

Il re, considerando le parole del cameriere, vide che quel proposto gli aveva che deveva egli, per ogni modo, fare e che già di fare si avea deliberato, ma temendo che l'ostinazion di Lullio noi lasciasse rimanere contento, se quella commenda non aveva e non la volendo egli torre al Portisa, poi che data gliele aveva, non sapeva che farsi. E mentre si rivolgea varie cose per l'animo ecco che le venne novella che una contea, di entrata al doppio maggiore di quella che aveva avuta il Portisa era caduta a Sua Maestà; della qual cosa rimase quel cortese re molto contento. Laonde, ritornando a lui Lullio, gli disse:

- Giulio, so che tu sei venuto per avere da me licenza, come chiesta la mi hai ed io dare la ti devrei, se solo a te volessi avere riguardo, poiché racchetare non ti hai voluto a quello che detto ti ho, come a ragion dovevi. Ma, perché voglio che tu conoschi che così caro mi sei, come ti ho detto e che sol penso a fare che i miei cortigiani rimanghino appagati da me, essendo ricaduta a me la contea di Rossiglione, io te la dono e lascio anche in tuo arbitrio l'andare e lo stare, bastando a me di averti fatto conoscere che non manco punto di quello che prometto, quando mi si offerisca occasione di potere adempire le promesse mie.

- Lullio, so che tu sei venuto per avere da me licenza, come chiesta la mi hai e io dare la ti devrei, se solo a te volessi avere riguardo, poi che racchetare non ti hai voluto a quello che detto ti ho, come a ragion devevi. Ma perché voglio che tu conoschi che cosi caro mi sei, come ti ho detto e che sol penso a fare che i miei cortigiani rimanghino appagati da me essendo ricaduta a me la contea di Rossiglione, io la ti dono e lascio anche in tuo arbitrio l'andare e lo stare, bastando a me di averti fatto conoscere che non manco punto di quello che prometto, quando mi si offerisca occasione di potere adimpire le promesse mie.

Arrossì a queste parole alquanto Giulio. Poi accettata la contea, le rese grazie e le chiese perdono dell'essere forse più oltre trascorso che non era convenevole; vista la sua umiltà, l'accolse gratamente il re e l'ebbe sempre carissimo; ed egli per tutta la sua vita con fedelissimo animo servì sua maestà, come quegli che già buon tempo a lei dato si era devotissimamente;

Arrossi a queste parole alquanto Lullio; poi, accettata la contea, le rese grazie e le chiese perdono dell'essere forse più oltre trascorso che non era convenevole.

Vista la sua umiltà, l'accolse gratamente il re e l'ebbe sempre carissimo ed egli, per tutta la sua vita, con fedelissimo animo servi Sua Maestà, come quegli che già buon tempo a lei dato si era devotissimamente.

ed avendo inteso il generoso e cortese animo di quel gentil cavaliere che nimico gli era, cercò di farlosi amico: e fatta fra loro buona pace, vissero sempre legati di legame di somma amorevolezza, facendo vedere che non è vero che quello è tuo nimico, ch'è di tuo ufficio.

 

 

Diceria memorabile, nella quale la prudenza d'un figliuolo innanimisce gli altri ad onorare i padri: e s'apprende a non lasciarsi dominare, né dalla malvagità dell'invidia, né dal furore dell'ira

 

 

E avendo inteso il generoso e cortese animo di quel gentil cavaliero che nimico gli era, cercò di farlosi amico e fatta fra loro buona pace, vissono sempre legati di legame di somma amorevolezza.

 

 

Dispiacque ad ognuno il vedere que' due cavalieri nel pericolo al quale il troppo ardire gli avea condotti. Et dissero che delle ingiurie fatte in simili luoghi non si dee fare ivi risentimento, per la riverenza che aver si dee, per rispetto della auttorità di chi vi stanza. Ma che tosto, che altri è fuori di quel rispetto, si dee risentire della ingiuria non altrimente che se nel luogo ove egli si vede avere libertà, gli fusse stata fatta o con il favellare (quando la ingiuria sia tale, che con parole si possa levare) o con adoperare le arme, ove ne sie di mistieri.

Dispiacque ad ognuno il vedere que' due cavalieri nel pericolo, al quale il troppo ardire gli avea condotti e dissero che delle ingiurie fatte in simili luoghi non si dee fare ivi risentimento, per la riverenza che aver vi si dee, per rispetto della autorità di chi vi stanza. Ma che, tosto che altri è fuori di quel rispetto, si dee risentire della ingiuria non altrimente che se nel luogo ove egli si vede avere libertà gli fosse stata fatta, o con il favellare (quando la ingiuria sia tale che con parole si possa levare) o con adoperare l'armi ove ne fie di mestieri.

Perché chi si dà, in luogo di tanta considerazione ovvero ad ingiuriare od a scacciare ingiuria, ove procura l'onor suo, mostra poca prudenza e di tenere in poca stima il signore; onde è poscia forza, che per non volere quel signore quella indignità patire, si induca a cosa che egli mal volentieri fa: come mal volentieri s'indusse il re Lodovico a far quanto fe' verso que' due cavalieri tanto a lui cari e di tanto pregio. Ma fu data loda incredibile al borgognone nimico di Giulio, che con la ragione avesse in guisa superata l'invidia e l'ira che avesse più potuto in lui la virtù del suo nimico, che l'odio che gli portava.

Perché chi si dà, in luogo di tanta considerazione, o vero ad ingiuriare, od a scacciare ingiuria, ove procura l'onor suo, mostra poca prudenza e di tenere in poca stima il signore, onde è poscia forza che, per non volere quel signore quella indignità patire, si induca a cosa che egli mal volentieri fa, come mal volentieri s'indusse il re Lodovico a far quanto fe' verso que' due cavalieri tanto a lui cari e di tanto pregio. Ma fu data loda incredibile al borgognone, nimico di Lullio che, con la ragione, avesse in guisa superata l'ira, che avesse più potuto in lui la virtù del suo nimico, che l'odio che gli portava.

Et la cortesia usata dal re fu giudicata dignissima di quel grande animo, del quale egli era ornato e dal quale nascevano e nella guerra e nella pace opere maravigliose e degne di essere riposte nel seno della immortalità. Or sappi, oh Giustina mia e voialtre che mi udite, che non meno generoso fu un cremonese, che dimostrò quanto grande fusse la sua generosità, come or ora udirai, non meno di quello del Borgognone, acciocché altri impari a vivere virtuosamente ed abbandoni i vizi che i picari cotidianamente abbracciano e professano.

E la cortesia, usata dal re, fu giudicata dignissima di quel grande animo, del quale egli era ornato e dal quale nascevano e nella guerra e nella pace, opere maravigliose e degne di essere riposte nel seno della immortalità.

Finito il ragionare di ciò, disse Camilla:

- Veggo che a me tocca di ragionare. Ma, quantunque larghissimo sia il campo per lo quale abbiamo avuto da spaziare oggi e amplissima la materia di che si favella, nondimeno le cose narrate hanno portate con esso loro tanto del grande e tanto del magnifico, che, pensandovi, mi manca l'ardire ad entrare in questo ragionamento. E veramente mi tacerei, se io solamente considerassi la bassezza del mio intelletto. Ma perché io tengo più stima di sodisfare a Fabio, che a me e di mantenere l'ordine che insino ad ora osservato abbiamo, me ingegnerò quanto meglio potrò di dirvi cosa che, se non agguaglierà le narrate, potrà nondimeno piacervi ed es-servi anche di qualche profitto.

Nel tempo che la città di Cremona(6) era assediata da' Mantovani, venivano spesso quelli di Cremona fuori della città al danno de' nemici e talora facevano qualche gran fatto a beneficio della patria e talora si rimaneva col peggio, come veggiamo avenire nelle cose della guerra, nelle quali ha molta forza la Fortuna ed alcuna fiata a questa et a quella delle parti rivolge la faccia, alcun'altra le spalle. Ora essendo bramosi quelli che teneano il governo di Cremona che le cose loro passassero felicemente, ancora che sapessero che l'amor della patria basta a fare adoperare l'armi coraggiosamente a valorosi animi, contra chi cerca il suo danno, nondimeno parve loro che proponendo premi al valore altrui si dovessero più infiammar gli animi contra i nimici.

Nel tempo che la città di Pisa era assediata dalla republica firentina, venivano spesso quelli di Pisa fuori della città al danno de' nimici e talora facevano qualche gran fatto, a beneficio della patria e talora si rimanevano col peggio, come veggiamo avenire nelle cose della guerra, nelle quali ha molta forza la fortuna e alcuna fiata a questa e a quella delle parti rivolge la faccia, alcun'altra le spalle. Ora essendo bramosi quelli che teneano il governo della republica che le cose loro passassero felicemente, ancora che sapessero che l'amor della patria basta a fare adoperare Tarmi coraggiosamente a' valorosi animi contra chi cerca il suo danno, nondimeno parve loro che, proponendo premi al valore altrui, si devessero più infiammar gli animi contra nimici.

Proposero adunque di donare uno usbergo dorato e di finissima tempera et insieme di alzare una statua a chi fra capitani delle genti d'arme si scoprisse, un giorno determinato ad assalire i nemici, più valoroso nella battaglia. Era allora per aventura un padre et un suo figliuolo capitani di genti a cavallo; quegli di uomini d'arme, questi di cavalli leggieri. Usciti adunque ambidue di Cremona ed entrati nella mischia fecero l'uno e l'altro prove maravigliose ed andò la cosa di modo che fu così uguale, che il figliuolo non era stimato aver fatto punto meno del padre, colle sue genti.

Proposero adunque di donare uno usbergo dorato e di finissima tempra e insieme di alzare una statua a chi, fra' capitani delle genti d'arme, si scoprisse, un giorno determinato, ad assalire i nimici, più valoroso nella battaglia.

Erano allora, per aventura, un padre e un suo figliuolo capitani di genti a cavallo; quegli di uomini d'arme, questi di cavalli leggieri. Usciti adunque ambidue di Pisa ed entrati nella mischia, fecero l'uno e l'altro prove maravigliose e andò la cosa di modo che fu cosi uguale la bilancie che il figliuolo non era stimato aver fatto punto meno del padre colle sue genti.

Onde ritornati nella città con molte spoglie e con molta uccisione de' nemici, ne rimase la città piena d'incredibile allegrezza. Et giunti a quelli che il governo tenevano, offersero l'uno e l'altro le spoglie a quelli ch'avevano il supremo luogo nel magistrato, i quali, veggendo la cosa così del pari, come ella era, non si sapeano risolvere a chi dovessero dare il premio. Il quale essendo addimandato dal padre, disse il figliuolo, che modesto e gentil era e non si voleva opporre al padre, al quale egli portava somma riverenza, in dimandare anch'egli quel premio intiero, che non essendo egli stato meno utile in quel fatto alla patria, gli pareva che anche egli dovesse essere in parte riconosciuto.

Onde, ritornati in Pisa con molte spoglie e con molta uccisione de' nimici, ne rimase la città piena d'incredibile allegrezza e, giunti a quelli che il governo tenevano, offersero l'uno e l'altro le spoglie a quelli che avevano il supremo luogo nel magistrato. I quali, veggendo la cosa cosi del pari, come ella era, non si sapeano risolvere a cui devessero dare il premio. Il quale essendo addimandato dal padre, disse il figliuolo, che modesto e gentile era e non si voleva opporre al padre, al quale egli portava somma riverenza, in dimandare anch'egli quel premio intiero, che, non essendo egli stato meno utile in quel fatto alla republica, gli pareva che anche egli devesse essere in parte riconosciuto.

Et che perciò essendovi due cose per premio del valore loro, egli voleva lasciare la scelta al padre di volere che gli fosse dato l'usbergo o la statua e che egli rimarrebbe contento di quello che piacesse a lui di lasciargli, come quegli che era contento che fosse del padre il primo onore. Parve a quelli di quel magistrato, che molto modestamente avesse parlato il figliuolo et eransi quasi que' signori deliberati di tanto fare, quanto il figliuolo avea proposto.

E che per ciò essendovi due cose per premio del valor loro egli voleva lasciare la scielta al padre di volere che gli fosse dato o l'usbergo o la statua e che egli rimarrebbe contento di quello che piacesse a lui di lasciargli, come quegli che era contento che fosse del padre il primo onore.

Parve a quelli di quel magistrato che molto modestamente avesse parlato il figliuolo ed eransi quasi que' signori deliberati di tanto fare, quanto il figliuolo avea proposto.

Il che facevano tanto più volentieri, quanto parea loro, che la virtù, la quale cominciava a cadere nel padre, si rimanesse franca nel figliuolo e che il fargli in questa parte giusto favore, fusse aggiungergli uno acutissimo stimolo ad usare valorosamente quel valore, che per lungo tempo era per rimanere in lui, ove quello del padre era per andare poco più oltra, essendo egli sì carico di anni, che quantunque la sua vecchiezza fusse gagliarda et vivace, ella nondimeno era per durar poco, sapendo che i vecchi per corso naturale non possono avere lungo spazio di vita.

Il che faceano tanto più volentieri, quanto parea loro che la virtù, la quale cominciava quasi a cadere nel padre, si rimanesse franca nel figliuolo e che il fargli in questa parte giusto favore fosse aggiungergli uno acutissimo stimolo ad usare valorosamente quel valore che per lungo tempo era per rimanere in lui, ove quello del padre era per andare poco più oltre essendo egli si carico di anni che, quantunque la sua vecchiezza fosse gagliarda e vivace ella nondimeno era per durar poco, sapendo che i vecchi, per corso naturale, non possono avere lungo spazio di vita.

Ma quantunque ciò paresse di fare a que' signori, non ne volle nondimeno rimaner contento il padre, allegando che l'usbergo e la statua erano stati proposti, perché fussero premio d'uno e non di due et però che era dicevole, che di lui fossero amendue, perché l'età sua, le cose fatte da lui, non pure in quella guerra, ma in altre imprese, per lungo spazio di anni, a boneficio della patria doveano mostrarlo degno di quel premio. Oltre che tenendo egli grado di più dignità, che il figliuolo nella milizia, lo deveva anche far rimanere a lui superiore e se la città dovea riconoscere il figliuolo, dovea molto più riconoscere lui, per averlo egli generato ed istrutto ed avezzato a fatti onorati ed a magnanime imprese. Et che di ciò ch'egli avea fatto e farebbe, si deveva l'onore ed il premio a lui, che tale a quella patria l'avea dato, quale egli era.

Ma, quantunque ciò paresse di fare a que' signori, non ne volle nondimeno rimaner contento il padre, allegando che l'usbergo e la statua erano stati proposti perché fossero premio d'uno e non di due e però che era dicevole che di lui fussero amendue, perché l'età sua, le cose fatte da lui, non pure in quella guerra, ma in altre imprese, per lungo spazio di anni, a beneficio della patria, deveano mostrarlo degno di quel premio. Oltre che, tenendo egli grado di più dignità, che il figliuolo nella milizia, lo deveva anche far rimanere a lui superiore e se la republica devea riconoscere il figliuolo, deveva molto più riconoscere lui per averlo egli generato e instrutto e avezzato a fatti onorati e a magnanime imprese. E che di ciò che egli avea fatto e farebbe si deveva l'onore e il premio a lui, che tale a quella republica l'avea dato quale egli era.

Et che mal conoscitrice si mostrerebbe de' benefici ricevuti da lui, se quel premio, che suo deveva essere, per darne la metà al figliuolo fusse diviso. Et che quando ciò facessero, non sarebbe far altro che volere ugguagliare quel giovane a lui, la qual cosa, quando ottenesse il figliuolo, sarebbe ella cagione di fare che egli l'avrebbe non solamente per poco amorevole, ma quasi per nimico, volendosi egli opporre all'onore del padre, che generato l'aveva e l'aveva cresciuto e fatto riuscir finalmente tale, quale egli si era mostrato e che la patria ed il figliuolo, se ciò avvenisse, si mostrarebbero verso lui ingrati.

E che mal conoscitrice si mostrerebbe la patria sua de' benefici ricevuti da lui, se quel premio, che suo deveva essere, per darne la metà al figliuolo fosse diviso. E che, quando ciò facessero, non sarebbe far altro che volere agguagliare quel giovane a lui. La qual cosa, quando ottenesse il figliuolo, sarebbe ella cagione di fare che egli l'avrebbe non solamente per poco amorevole, ma quasi per nimico, volendosi egli opporre all'onore del padre, che generato l'aveva, l'aveva cresciuto e fatto riuscir finalmente tale, quale egli si era mostrato. E che la patria e il figliuolo, se ciò avenisse, si mostrerebbero verso lui ingrati:

Ella, se non gli desse intiero il promesso onore, per premio della sua virtù; ed il figliuolo, se volesse scemare l'onore del padre, per accrescere il suo, il quale, sebbene aveva mostrato e virtù e valore, non deveva nondimeno in questa parte volere stare a fronte col padre, perché ciò non era altro che volersi mostrare contraria a colui, al quale egli doveva la virtù e l'onore.

ella, se non gli desse intiero il promesso onore, per premio della sua virtù; il figliuolo, se volesse scemare l'onore del padre per accrescere il suo. Il quale, se bene aveva mostrato e virtù e valore, non deveva nondimeno, in questa parte, volere stare a fronte a fronte col padre, perché ciò non era altro che volersi mostrare contrario a colui al quale egli deveva la vita, la virtù e l'onore.

Maravigliaronsi quei signori, udendosi così dire il padre et videro che in effetto vero era quel che dicono i savi, che l'onore ed il guadagno sono due principalissime cagioni, per le quali gli uomini vengono a contesa e che tanto poteva negli animi umani il desiderio dell'onore, che faceva loro uscire del ragionevole, poiché anche le leggi della natura non potevano porvi freno. Usarono nondimeno molte ragioni per disporre il padre a contentarsi che, essendo stata commune la impresa, anche il figliuolo participasse con lui e dell'onore e dell'utile: mostrandogli specialmente, che l'onore del figliuolo accresceva quello del padre e nol scemava punto.

Maravigliaronsi que' signori, udendo cosi dire il padre e videro che, in effetto, vero era quel che dicono i savi, che l'onore e il guadagno sono due principalissime cagioni per le quali gli uomini vengono a contesa e che tanto poteva negli animi umani il desiderio dell'onore, che faceva loro uscire del ragionevole, poi che anche le leggi della natura non potevano porvi freno. Usarono nondimeno molte ragioni per disporre il padre a contentarsi che essendo stata commune la impresa, anche il figliuolo participasse con lui e dell'onore e dell'utile, mostrandogli spezialmente che l'onore del figliuolo accresceva quello del padre e noi scemava punto.

Et che i padri si avevano molto a rallegrare, quando vedessero i figliuoli riuscir tali, che agguagliassero le virtù loro. Et dissero che non solo doveano i padri desiderare questo con ogni affetto di animo, ma che gli avanzassero anche; et che era gloriosa cosa al padre, sommamente forte, valoroso ed ornato di molte virtù vedere il figliuolo, che di gran lunga gli andasse innanzi. Et che quanto più di rado ciò aveniva, tanto dovevano recarlosi a maggior grazia coloro, a' quali era di tanto dono cortese il cielo.

E che i padri si avevano molto a rallegrare quando vedessero i figliuoli riuscir tali che agguagliassero le virtù loro e dissero che non solo devevano i padri desiderar questo con ogni affetto di animo, ma che gli avanzassero anche. E che era gloriosa cosa al padre, sommamente forte, valoroso e ornato di molte virtù, vedere il figliuolo che di gran lunga gli andasse innanzi. E che, quanto più di rado ciò aveniva, tanto devevano recarlosi a maggior grazia coloro a' quali era di tanto dono cortese il Cielo.

Poteano veramente queste ragioni disporre quell'uomo a racchetarsi, ma non solamente non accettò cosa che da quel magistrato gli fusse detta, ma salì in tanta ira, che voltatosi verso il figliuolo, gli usò strane e sconvenevoli parole, le quali, se contra qualunque altro usate le avesse, sarebbero state cagione di fargli passare dalle parole a' fatti. Ma il figliuolo modesto, disse, con cortesissima maniera:

Poteano veramente queste ragioni disporre quell'uomo a racchetarsi, ma non solamente non accettò cosa che da quel magistrato gli fosse detta, ma sali in tanta ira che, voltatosi verso il figliuolo, gli usò strane e sconvenevoli parole, le quali, se contra qualunque altro usate le avesse, sarebbero state cagione di fargli passare dalle parole a' fatti. Ma il figliuolo, modesto, disse con cortesissima maniera:

- Non mi avrei mai pensato di avere il padre mio in ciò contrario, perché in questa contesa (poiché egli a contesa ha ridotta la cosa, che per mio parere non vi doveva venire) sebbene ho detto di avere usato valore in battaglia, non mi sono perciò voluto opporre a lui, come inimico o contrario, come egli dice, ma solamente perché egli conoscesse che me li volea mostrare a manifesta prova degno figliuolo e che io punto non tralignava alla progenie mia et dovrebbegli bastare il vedere, che della impresa che io ho fatta, ognuno se n'allegra più seco, che meco.

- Non mi avrei mai pensato di avere il padre mio in ciò contrario, perché in questa contesa (poi che egli a contesa ha ridotta la cosa, che per mio parere non vi deveva venire) se bene ho detto di avere usato valore in battaglia, non mi sono per ciò voluto opporre a lui come nimico o contrario, come egli dice, ma solamente perché egli conoscesse che gli mi volea mostrare, a manifesta prova, degno figliuolo e che io punto non tralignava alla progenie mia e devrebbegli bastare il vedere che, della impresa che io ho fatta, ognuno se n'allegra più seco che meco.

Et se il desiderar io questo onore è forse vizio (il che credo che non sia) egli se ne deve dare colpa a se medesimo che mi ha generato, bene operando, dell'onor desiderosissimo, com'egli n'è sempre stato. Et certo s'io avessi da voi parte di questi proposti doni, non se ne dovrebbe egli dolere, ma sì bene rallegrare di avere, insieme con la miglior parte de' doni, un figliuolo, che se non andasse seco al pari nell'onore, non gli fusse almeno molto lontano. Et che si mostrasse degno erede, non pure dell'aver suo, ma della virtù ancora, tanto più che prende la sua virtù accrescimento dalla mia, avendomi egli e prodotto e nutricato e tale finalmente fatto colla sua virtù, quale io mi sono.

E se il desiderare io questo onore è forse vizio (il che credo che non sia) egli se ne dee dare colpa a sé medesimo, che mi ha generato, bene operando, dell'onore desiderosissimo, com'egli n'è sempre stato. E certo, s'io avessi da voi parte di questi proposti doni, non se ne dovrebbe egli dolere, ma si bene rallegrare di avere, insieme con la miglior parte de' doni, un figliuolo che, se non andasse seco al pari nell'onore, non gli fosse almeno molto lontano e che si mostrasse degno erede non pure dell'aver suo, ma della virtù ancora; tanto più che prende la sua virtù accrescimento dalla mia, avendomi egli e prodotto e nutricato e tale finalmente fatto, colla sua virtù, quale io mi sono.

Ma poscia che egli non si vuole contentare, che del dono a me alcuna parte pervenga, mi voglio io piuttosto rimanere senza averne punto, che rimanermi senza l'amore del padre mio. Et perciò, bastando a me d'esserne stato giudicato degno da voi, son contento che e l'usbergo e la statua sia data a lui, parendomi che non poca riputazione anche a me si accresca, quando si vegga che nato io sia di padre che sia stato tenuto da voi, che la patria nostra rappresentate, degno di tanto onore.

Ma poscia che egli non si vuole contentare che del dono a me alcuna parte pervenga, io mi voglio io più tosto rimanere senza averne punto, che rimanermi senza l'amore del padre mio. E perciò, bastando a me d'esserne stato giudicato degno da voi, son contento che e l'usbergo e la statua sia data a lui, parendomi che non poca riputazione anche a me si accresca, quando si vegga che nato io sia di padre che sia stato tenuto da voi, che la patria nostra rapresentate, degno di tanto onore.

Veduta quei signori la modestia del figliuolo, si apparecchiavano per dare il premio al padre. Ma uno, che capo era di una squadra di que' cavalli leggieri, de' quali era capitano il figliuolo, mosse tutti i soldati ad opporsi al volere del figliuolo, dicendo tutti ad una voce che non voleano consentire che l'onore, che al capitano loro deveva darsi, gli fosse tolto dal padre, il quale così disonestamente nel ragionare si era portato col figliuolo, che meritava che egli il chiamasse a battaglia; e con la spada in mano facesse ad un tratto vendetta delle villane parole che usate egli gli aveva e si mostrasse degno dell'onore che pareva a quei signori di dargli.

Veduti que' signori la modestia del figliuolo, si apparecchiavano per dare il premio al padre, ma uno, che capo era di una squadra di que' cavalli leggeri, de' quali era capitano il figliuolo, mosse tutti i soldati ad opporsi al volere del figliuolo, dicendo tutti ad una voce che non voleano consentire che l'onore, che al capitano loro deveva darsi, gli fosse tolto dal padre; il quale cosi disonestamente nel ragionare si era portato col figliuolo, che meritava che egli il chiamasse a battaglia e, con la spada in mano, facesse ad un tratto vendetta delle villane parole che usate egli gli aveva e si mostrasse degno dell'onore che pareva a que' signori di dargli.

Il figliuolo, ciò udendo, volle racchetare il capo di quella squadra ed insieme con lui tutti gli altri, dicendo che niuno di loro si dovea pigliare più cura di quello che a lui apparteneva, che egli la si pigliasse; e che perciò tutti dovevano contentarsi di quello di che egli contento si rimaneva. Et, quanto al venire alla prova dell'arme, che egli non era tale che non volesse che il padre suo avesse quella libertà verso lui che le leggi e divine e della natura e le civili altresì gli aveano data, che non potrebbe egli mai divenire tanto scellerato, che volesse adoperar l'arme contra il padre, per cosa aspra ch'egli desta gli avesse, perché giudicherebbe di non meritar nome di cavaliere, se a ciò fare si lasciasse indurre, perché non può ricevere ingiuria tale il figliuolo dal padre (faccia egli pure o dica ciò che più gli piace) che gliele debbia far meno amare od in minore riverenza averlo, che a padre si convenga d'essere avuto da costumato figliuolo e chi cerca di persuadere il contrario, fa cosa piuttosto da insano e crudele, che da ragionevole e vero uomo.

Il figliuolo, ciò udendo, volle racchetare il capo di quella squadra e, insieme con lui, tutti gli altri, dicendo che niuno di loro si devea pigliare più cura di quello che a lui apperteneva, che egli la si pigliasse e che perciò tutti devevano contentarsi di quello di che egli contento si rimaneva. E, quanto al venire alla prova dell'arme, che egli non era tale che non volesse che il padre suo avesse quella libertà verso lui che le leggi e divine e della natura e le civili altresi, gli aveano data e che non potrebbe egli mai divenire tanto scelerato che volesse adoperar l'armi contra il padre, per cosa aspra ch'egli detta gli avesse. Perché giudicherebbe di non meritar nome di cavaliere, se a ciò fare si lasciasse indurre, perché non può ricevere ingiuria tale il figliuolo dal padre (faccia egli pure o dica ciò che più gli piace) che gliele debbia far meno amare od in minore riverenza averlo che a padre si convenga d'essere avuto da costumato figliuolo. E chi cerca di persuadere il contrario, fa cosa più tosto da insano e crudele, che da ragionevole e vero uomo.

Et disse che dal primo fondatore della città romana fu per pubblica legga statuito che il padre, per tutto il corso della sua vita, avesse il figliuolo in guisa in suo potere, che gli fusse non solamente lecito di dirgli ciò che gli piacesse, ma che il potesse anco battere e condannare a' servili uffici e vendere per servo ed ucciderlo anche, se così gli paresse. Il che mostrava quanta fusse la podestà che ha il padre sopra de' figliuoli; e come il figliuolo contra al padre non debba alzare giamai il capo, né per cagion di quei premi voleva che la prova dell'arme mutasse quella sentenza che egli per contentare suo padre aveva data, acciocché ella fosse stabile et ferma.

E disse che dal primo fondatore della città romana fu, per publica legge, statuito che il padre, per tutto il corso della sua vita, avesse il figliuolo in guisa in suo potere, che gli fosse non solamente lecito di dirgli ciò che gli piacesse, ma che il potesse anco battere e condannare a servili uffici e vendere per servo e ucciderlo anche, se cosi gli paresse. Il che mostrava quanta fosse la podestà c'ha il padre sopra de' figliuoli e come il figliuolo contra al padre non debba alzare il capo.

Né, per cagion di que' premi, voleva che la prova dell'arme mutasse quella sentenza che egli, per contentare suo padre, aveva data, acciò che ella fosse stabile e ferma.

Et che così come egli avea determinato, voleva che fusse. I soldati, per modo alcuno ciò non vollero patire, dicendo che in tal giudizio non meno si trattava dell'onor loro, che di quello del lor capitano: e che, se egli acconsentire voleva al volere del padre, non gli volevano essi acconsentire. Alle parole di costoro si mossero in favore del padre gli uomini d' arme e dissero che se a loro pareva di volere che quel premio, che di uno solo doveva essere, fosse diviso, per scemare l'onore del capitano loro, erano essi di contraria opinione e che a loro non pareva punto convenevole che un capitano di cavalli leggieri devesse essere fatto uguale ad uno di uomini d'arme; et che la via di porre fine a questa contesa era o che si mettessero i premi ad essere divisi fra le parti, col mezzo delle arme o che essi si mandassero fra nimici e fusse di colui che gli si guadagnasse.

E che cosi, come egli avea diterminato, voleva che fosse.

I soldati, per modo alcuno, ciò non vollero patire, dicendo che in tal giudicio non meno si trattava delTonor loro che di quello del lor capitano e che, se egli acconsentire voleva al volere del padre, non gli volevano essi acconsentire.

Alle parole di costoro si mossero, in favore del padre, gli uomini d'arme e dissero che, se a loro pareva di volere che quel premio, che di uno solo deveva essere, fosse diviso, per scemare l'onore del capitano loro erano essi di contraria opinione e che a loro non pareva punto convenevole che un capitano di cavalli leggeri devesse essere fatto uguale ad uno di uomini d'arme. E che la via di porre fine a questa contesa era o che si mettessero i premi ad essere divisi fra le parti, col mezzo delle armi, o che essi si mandassero fra' nimici e fossero di colui che gli si guadagnasse.

Veduto quei signori questa dissensione fra quei soldati, che deveano non contendere fra loro, ma difendere la patria: conobbero che era riuscito anche loro a danno quello, che essi si credettero che dovesse essere solamente danno de' nemici, come in effetto era stato: et parve loro che molto meglio era lasciare che lo stimolo solo di difendere la patria accendesse i soldati al debito loro, che coll'avere proposti premi, avergli mossi a così fatta sedizione; laonde perché peggio non avenisse, si deliberarono che la sorte fusse quella che finisse la tenzone.

Veduta que' signori questa dissensione fra que' soldati, che deveano non contendere fra loro, ma difendere la patria, conobbero che era riuscito anche loro a danno quello che essi si credettero che devesse essere solamente danno de' nimici, come in effetto era stato. E parve loro che molto meglio era lasciare che lo stimolo solo di difendere la patria accendesse i soldati al debito loro, che, coll'avere proposti premi, avergli mossi a cosi fatta sedizione. Laonde, perché peggio non avenisse, si deliberarono che la sorte fosse quella che finisse la tenzone.

Et su questo fermatisi, dissero a' soldati che poscia che al parere loro erano contrari, essi voleano che sopra i premi si gittassero le sorti e che se per sorte doveano essere tutti di uno, fussero del padre; ma s'ella portava che fussero divisi, si desse la statua al padre, come parte più onorevole e l'usbergo al figliuolo; si opposero i soldati a questo parere, dicendo che non voleano porre in mano della fortuna quello che essi col valore si poteano guadagnare.

E, su questo fermatisi, dissero a' soldati che, poscia che al parere loro erano contrari essi voleano che sopra i premi si gittassero le sorti e che, se per sorte deveano essere tutti di uno, fussero del padre, ma s'ella portava che fossero divisi, si desse la statua al padre, come parte più onorevole e l'usbergo al figliuolo.

Si opposero i soldati a questo parere, dicendo che non voleano porre in mano della fortuna quello che essi, col valore, si poteano guadagnare,

Né mai si sarebbono racchetati, senonché, veggendo pure il padre, che questa contesa riusciva alla ruina della patria e parendogli di soprastare al figliuolo nel partito, potendogli avenire per sorte, che i premi fussero ambidue suoi, tanto operò da una parte e tanto il figliuolo (che godeva che il padre rimanesse contento) dall'altra, che acconsentirono che si riducesse il dare de' premi alle sorti, le quali (o per fortuna o per favore divino, che riguardasse il giusto e l'onesto che dal lato del figliuolo era) portarono che i premi a dividere si avessero et così l'usbergo fu del figliuolo ed alzarono una statua al valore del padre.

né mai si sarebbono racchetati, se non che, veggendo pure il padre che questa contesa riusciva alla ruina della patria e parendogli di soprastare al figliuolo nel partito, potendogli avenire per sorte che i premi fossero ambidue suoi, tanto operò da una parte e tanto il figliuolo (che godeva che il padre rimanesse contento) dall'altra, che acconsentirono che si riducesse il dare de' premi alle sorti. Le quali (o per fortuna o per favore divino che riguardasse il giusto e l'onesto, che dal lato del figliuolo era) portarono che i premi a dividere si avessero e cosi l'usbergo fu del figliuolo e alzarono una statua al valore del padre.

Ma volendo il buon figliuolo pienamente sodisfare al padre, gli diede anche l'usbergo, in segno del suo buon animo e della riverenza ch'egli gli portava. Et poscia, di comune concordia, ritornarono di nuovo con i nemici. Et quivi si vide che non si dee molto spesso tentare la fortuna, imperocché avvenne, che essendo le genti nel conflitto ed il figliuolo nel destro corno colle sue genti ed il padre nel sinistro colle sue, facendo l'uno e l'altro nel conflitto molta uccisione degli aversari, due possenti cavalieri della parte aversa si affrontarono contra il padre ed egli difendendosi e ferendo parimente, dopo un lungo travaglio, vi lasciò il valente uomo amendue le mani; imperocché, venendogli addosso il numero de' nimici tuttavia maggiore, esse gli furono gittate a terra, non senza vendetta però, perché egli alquanti de' nemici avea uccisi e lasciatine molti feriti e cacciato ad uno de' cavalieri, che prima assalito l'aveano, uno degli occhi, all'altro indebolito in guisa il braccio destro con una gran coltellata, che non poteva adoperar l'arme.

Ma, volendo il buon figliuolo pienamente sodisfare al padre, gli diede anche l'usbergo, in segno del suo buon animo e della riverenza ch'egli gli portava. E poscia, di commune concordia, ritornarono di nuovo contra i nimici.

E quivi si vide che non si dee molto spesso tentare la fortuna, imperò che avenne che essendo le genti nel conflitto e il figliuolo nel destro corno colle sue genti e il padre nel sinistro colle sue e facendo l'uno e l'altro nel conflitto molta uccisione degli aversari, due possenti cavalieri della parte aversa si affrontarono contra il padre. Ed egli, difendendosi e ferendo parimente, doppo un lungo travaglio, vi lasciò il valente uomo amendue le mani, imperò che, venendogli addosso il numero de' nimici tuttavia maggiore esse gli furono gittate a terra, non senza vendetta però, perché egli alquanti de' nimici aveva uccisi e lasciatine molti feriti e cacciati ad uno de' cavalieri, che prima assalito l'aveano, uno degli occhi, all'altro indebolito in guisa il braccio destro, con una gran coltellata, che non poteva adoperar l'armi.

Ma sarebbe rimaso il valent'uomo ucciso se dopo lunga battaglia, sonandosi da una parte et dall'altra a raccolta non si fusse finita la pugna. Vide il figliuolo il padre senza le mani, il che gli fu di tanto dolore, quanto era l'amore e la riverenza ch'egli gli portava; et gli parve che una gran difesa fusse levata alla patria sua poscia che l'erano venute meno quelle due mani, che si poteano dire due fulmini, qualunque volta egli contra i nimici le moveva; e si propose, tosto che si ritornasse al menare delle mani, di voler farne tal vendetta, che non si avessero i nimici a vantare di ciò.

Ma sarebbe rimaso il valentuomo ucciso se, doppo lunga battaglia, sonandosi da una parte e dall'altra a raccolta, non si fosse finita la pugna.

Vide il figliuolo il padre senza le mani; il che gli fu di tanto dolore, quanto era l'amore e la riverenza che egli gli portava. E gli parve che una gran difesa fosse levata alla patria sua, poscia che l'erano venute meno quelle due mani, che si poteano dire due fulmini, qualunque volta egli contra nimici le moveva e si propose, tosto che si ritornasse al menare delle mani, di voler farne tal vendetta che non si avessero i nimici a vantare di ciò.

Ma, in questo mezo tempo egli si fe' ridurre il padre nella città ed usò molta diligenza in farlo curare: e per non vederlo in tutto senza mano, avrebbe voluto potere spicarsi una delle sue dalle braccia, per dargliela. Ma ciò non potendo ne fece aspra vendetta, però che egli acceso dalla perdita che egli e la patria aveva fatta del padre, non altrimente usò contra a' nemici le mani sue, che se quelle del padre avesse avute in compagnia. Et il padre quantunque inutile alla guerra, nondimeno nel dar consiglio fe' quel col senno, che fare egli soleva colla spada.

Ma, in questo mezzo tempo egli fé' ridurre il padre nella città e usò molta diligenza in farlo curare e, per non vederlo in tutto senza mano, avrebbe voluto potere spiccarsi una delle sue dalle braccia, per dargliele. Ma ciò non potendo, ne fece aspra vendetta, però che egli, acceso dalla perdita che egli e la patria aveva fatta del padre, non altrimente usò contra nimici la mani sue, che se quelle del padre avesse avute in compagnia. E il padre, quantunque inutile alla guerra, nondimeno, nel dar consiglio, fe' quel, col senno, che fare egli soleva colla spada.

Mentre la guerra era in colmo, morì la moglie al padre, laonde essendo il figliuolo occupato assiduamente nella battaglia ed essendo il padre ridotto a non poter servirsi da se stesso, né essendo donne in casa, che di lui potessero aver cura, deliberò di pigliar un'altra moglie, il che fece col consentimento del figliuolo. Et prese una donna vedova, che molto l'amava ed era molto diligente nel suo governo, onde gli era di molto conforto nella sua calamità la bontà e la diligenza della donna.

Mentre la guerra era in colmo, mori la moglie al padre; laonde essendo il figliuolo occupato assiduamente nella battaglia ed essendo il padre ridotto a non poter servirsi di sé stesso, né essendo donne in casa che di lui potessero aver cura, deliberò di pigliar un'altra moglie. Il che fece col consentimento del figliuolo. E prese una donna vedova, che molto l'amava ed era molto diligente nel suo governo; onde gli era di molto conforto, nella sua calamità, la bontà e la diligenza della donna.

Ma la fortuna turbatrice delle contentezze altrui, volle anche qui mostrare la sua malvagità, imperocché, essendo il padre nel consiglio, nel quale si trattavano, in quei tempi di travaglio, le cose della città, ritornato a casa, ritrovò la moglie, ch'era da sola a solo con un vago giovane, in una camera assisa sul letto e gli aveva le braccia al collo, senza che ella si avedesse che lor fosse il marito sopravenuto; onde, parendogli di averla ritrovata in manifesto adulterio, non ebbe mai tanto dispiacere di ritrovarsi senza le mani, quanto egli ebbe allora, come quegli che a lei ed al giovane bramava di dar morte per l'ingiuria ch'egli pareva d'aver ricevuta: ma non potendo usare le mani, volle adoperare la lingua e fare all'una ed all'altro villania, poi considerando che ciò non era altro, che palesare la sua vergogna, senza profitto alcuno, desiderava che il figliuolo venisse tanto a tempo, che gli potesse ambidue uccidere, pensandosi che egli tanto più volentieri ciò farebbe, quanto la donna gli era matrigna.

Ma la Fortuna, turbatrice delle contentezze altrui, volle anche qui mostrare la sua malvagità, imperò che essendo il padre nel consiglio, nel quale si trattavano in que' tempi di travaglio le cose della città, ritornato a casa, ritrovò la moglie ch'era da sola a solo con un vago giovane, in una camera, assisa sul letto e gli aveva le braccia al collo, senza che ella si avedesse che lor fosse il marito sopravenuto. Onde, parendogli di averla ritrovata in manifesto adulterio, non ebbe mai tanto dispiacere di ritrovarsi senza le mani, quanto egli ebbe allora, come quegli che a lei e al giovane bramava di dar morte, per l'ingiuria che gli pareva d'aver ricevuta. Ma, non potendo usare le mani, volle adoperare la lingua e fare all'una e all'altro villania. Poi, considerando che ciò non era altro che palesare la sua vergogna senza profitto alcuno, desiderava che il figliuolo venisse tanto a tempo che gli potesse ambidue uccidere, pensandosi che egli tanto più volentieri ciò farebbe, quanto la donna gli era matrigna.

Et ecco, mentre che egli era occupato in tal pensiero sopravenne il figliuolo, il quale non fu così tosto veduto da lui, che esso gli accusò la matrigna; e gli disse che prendesse la spada e la donna insieme col giovane uccidesse. Portano naturalmente i figliastri odio alle matrigne ed elle a loro e forse, se ad altri si fusse parata avanti questa occasione, per levarsi la matrigna dagli occhi, non l'avrebbe lasciata fuggire: ma questo figliuolo, che aveva veduto che il padre in quella donna avea avuto tutto il suo riposo, considerò che, cessato il furore dell'ira, si sarebbe poscia doluto ch'egli l'avesse uccisa. Però disse al padre:

Ed ecco, mentre che egli era occupato in tal pensiero, sopravenne il figliuolo, il quale non fu cosi tosto veduto da lui, che esso gli accusò la matrigna e gli disse che prendesse la spada e la donna, insieme col giovane, uccidesse.

Portano naturalmente i figliastri odio alle matrigne ed elle a loro e forse, se ad altri si fosse parata avanti questa occasione per levarsi la matrigna degli occhi, non l'avrebbe lasciata fuggire. Ma questo figliuolo, che avea veduto che il padre in quella donna aveva avuto tutto il suo riposo, considerò che, cessato il furore dell'ira, si sarebbe poscia doluto ch'egli l'avesse uccisa. Però disse al padre:

- Non piaccia a Dio, padre, ch'io quella donna uccida, che ha piaciuto ha voi di darmi in luogo di madre, che posto che a voi facessi cosa grata, non fuggirei io il nome di crudele e non sarei più mai tenuto cavaliere d'onore.

A questo il padre irato:

- Oh quanto fora meglio, disse o che io fossi senza tal figliuolo o che io avessi le mani e tu ne fossi senza. Ohimè, che mai non mi sono aveduto di averle perdute io nella guerra e che non sono amato da te, se non ora.

- Non piaccia a Dio, padre, ch'io quella donna uccida che ha piaciuto a voi di darmi in luogo di madre. Che, posto che a voi facessi cosa grata, non fuggirei io il nome di crudele e non sarei più mai tenuto cavaliere d'onore.

A questo il padre irato, O quanto fora meglio, disse, o che io fossi senza tal figliuolo o che io avessi le mani e tu ne fossi senza. Oimè, che mai non mi sono aveduto di averle perdute nella guerra e che non sono amato da te, se non ora.

Ma non solo mi avveggo di averle perdute io nella guerra le mani, ma che tu figliuolo mio, quantunque le abbi sane e gagliarde, le hai anche per me perdute in casa mia, per non vendicare sì grave ingiuria fatta al padre tuo. Io sono così indarno ricorso per aiuto al figliuolo, come indarno sono ito per prender la spada, non la potendo usare. Ecco che il mio figliuolo, per non uccidere l'adultera matrigna, vuole che il dolore e l'ambascia uccida il padre, ma così sia, poiché così ti piace. Et, per non essere crudele alla matrigna, sarai crudele al padre e così mantenerai l'onore di cavaliere.

Qui disse il figliuolo:

Ma non solo mi aveggo di avere perdute io, nella guerra, le mani, ma che tu, figliuolo mio, quantunque le abbi sane e gagliarde, le hai anche per me perdute in casa mia, per non vendicare si grave ingiuria fatta al padre tuo. Io son cosi indarno ricorso per aiuto al figliuolo, come indarno sono ito per prender la spada, non la potendo usare. Ecco che il mio figliuolo, per non uccidere l'adultera matrigna, vuole che il do-lore e l'ambascia uccida il padre, ma cosi fie, poi che cosi ti piace e, per non essere crudele alla matrigna, sarai crudele al padre e cosi mantenerai l'onore da cavaliere.

Qui disse il figliuolo:

- Non meno a me pareria di uccider voi, che la moglie vostra, se la vi uccidessi innanzi agli occhi; e vie maggior ribalderia mi terrei di commettere, s'io facessi quello che mi comandate, che non è il peccato, nel qual voi ritrovata avete la moglie vostra; e voglio piuttosto che ella così adultera se ne fugga, che mai si dica che io mi abbia del suo sangue imbrattate le mani. Mentre erano il padre ed il figliuolo in questa contesa, pervenne il romore alle orecchie della donna, la quale, udendo che tutto ciò era trattato sopra la sua morte, fatto rimanere il giovane nella camera, ove erano insieme, ella tutta tremante se ne uscì; e voltatasi verso il marito:

- Non meno a me pareria di uccider voi, che la moglie vostra, se la vi uccidessi innanzi agli occhi e vie maggior ribalderia mi terrei di commettere s'io facessi quello che mi commandate, che non è il peccato nel quale voi ritrovata avete la moglie vostra. E voglio più tosto ch'ella, cosi adultera, se ne fugga, che mai si dica che io mi abbia del suo sangue imbrattate le mani.

Mentre erano il padre e il figliuolo in questa contesa, pervenne il romore alle orecchie della donna, la quale, udendo che tutto ciò era trattato sopra la sua morte, fatto rimanere il giovane nella camera, ove erano insieme ella, tutta tremante, se ne usci e, voltatasi verso il marito:

- Qual mio mancamento, disse, vuole, marito mio, che tu inviti il tuo figliuolo alla mia morte?

Non poté ratenere il marito l'ira sicché non volesse co' moncherini delle braccia farle impeto addosso, dicendole:

- Tu hai l'adultero ancora nelle braccia ed hai malvagia ardire di venirmi negli occhi? E di favellarmi?

Conobbe allora la donna qual fusse la cagione dell'ira del marito. Et, chiamato il figliastro:

- Piacciavi, disse, figliuolo mio, di tanto rattenere il padre vostro, che gli possi parlare, che farò vedere a lui e parimente a voi, a quanto torto egli sia salito in ira contra di me.

Gli fu in ciò cortese il figliastro, ancora che con gran fatica potesse rattenere il padre; al quale, ratenuto che egli fu, disse la donna:

- Qual mio mancamento, disse, vuole, marito mio, che tu inviti il tuo figliuolo alla mia morte?

Non poté rattenere il marito l'ira, si che non volesse, co' moncherini delle braccia, farle impeto addosso, dicendole:

- Tu hai l'adultero ancora nelle braccia e hai, malvagia, ardire di venirmi negli occhi e di favellarmi?

Conobbe allora la donna qual fosse la cagione delTira del marito e, chiamato il figliastro:

- Piacciavi, disse, figliuolo mio, di tanto rattenere il padre vostro che gli possi parlare; che farò vedere a lui e parimente a voi, a quanto torto egli sia salito in ira contra di me.

Le fu di ciò cortese il figliastro, ancora che con gran fatica potesse rattenere il padre. Al quale, rattenuto che egli fu, disse la donna:

- Puoi tu pensare, marito mio, che la tua moglie tenga così poca stima dell'onestà sua e della fede, colla quale ti è legata per matrimonio, che ella si sia data ad altro uomo che a te? Ma vedi a che disordine induce talora gli uomini la poca considerazione, il voler prima darsi in preda all'ira ed al furore, che intendere la verità delle cose. Tu ti hai pensato che il giovane, che è nella camera mia, sia uno adultero; e, non considerando più oltre, ti sei lasciato indurre perciò a volermi dar morte. Ma se tu avessi considerata la natura mia e che vedova mi hai presa e che più volte ti ho detto che aveva avuto dell'altro marito un figliuolo, che poteva essere di età di XXV anni e ch'erano passati più di dieci anni, che io non aveva avuta novella alcuna di lui et che di ciò sentiva grandissimo affanno, tu avresti piuttosto creduto che quel giovane il figliuolo mio fusse stato, che io fossi adultera divenuta.

- Puoi tu pensare, marito mio, che la tua moglie tenga cosi poca stima dell'onestà sua e della fede, colla quale ti è legata per matrimonio, che ella si sia data ad altro uomo che a te? Ma vedi a che disordine induce talora gli uomini la poca considerazione e il voler prima darsi in preda all'ira e al furore, che intendere la verità delle cose. Tu ti hai pensato che il giovane, che è nella camera mia, sia uno adultero e, non considerando più oltre, ti sei lasciato indurre per ciò a volermi dar morte. Ma se tu avessi considerata la natura mia e che vedova mi hai presa e che più volte ti ho detto che avevo avuto, dell'altro marito, un figliuolo che poteva essere di età di XXV anni e che erano passati più di diece anni che io non aveva avuta novella alcuna di lui e che di ciò sentiva grandissimo affanno, tu avresti più tosto creduto che quel giovane il figliuol mio fosse stato, che io fossi adultera divenuta.

Quegli, per lo quale in questo sospetto fuori d'ogni ragione venuto sei, è quel figliuolo che ho tanto desiderio di vedere e che tu parimente hai desiderato di conoscere et di accorre amorevolmente: il qual mio figliuolo, avendo inteso in che termine è la patria sua, si è subitamente partito di là, ove egli era ed è venuto per mettersi insieme teco e col figliuolo tuo alla diffesa di lei, et io non ho potuto non abbracciarlo con molta affezione, come era mio debito: et sono stata costretta dall'amore materno, fargli quella grata accoglienza che mi si conveniva; ora tu puoi vedere quanto l'ira non ragionevole appanni ad altrui il lume della mente, poiché tu alla pietà mia verso il figliuolo hai dato nome di tanto abominevole peccato, quanto è l'adulterio.

Quegli, per lo quale in questo sospetto, fuori d'ogni ragione, venuto sei, è quel figliuolo che ho tanto desiderato di vedere e che tu parimente hai desiderato di conoscere e di accorre amorevolmente. Il qual mio figliuolo, avendo inteso in che termine è la patria sua, si è subitamente partito di là, ove egli era ed è venuto per mettersi, insieme teco e col figliuolo tuo, alla difesa di lei. E io non ho potuto non abbracciarlo con molta affezione, come era mio debito. E sono stata costretta dall'amore materno fargli quella grata accoglienza che mi si conveniva. Ora tu puoi vedere quanto l'ira non ragionevole appanni ad altrui il lume della mente, poi che tu alla pietà mia verso il figliuolo hai dato nome di tanto abominevole peccato, quanto è l'adulterio.

Ciò udendo il marito et chiamato il giovane e ritrovato che così era, come la moglie diceva, non pure per le parole sue e della moglie, ma per lo testamento del padre suo, che egli aveva con esso lui che come figliuolo di quella donna et suo lasciava erede di tutto il suo avere: aggiungendo a ciò il testimonio de' parenti suoi, i quali, inteso il suo ritorno, vennero ad accorlo ed a riconoscerlo per uno del sangue loro; depose l'ira, così tortamente conceputa et che nell'animo cotanto ferventemente gli bolliva e lodando l'amorevolezza colla quale la madre il figliuolo ricevuto aveva, abbracciò anch'egli il giovane amorevolissimamente e rese grazie a Dio, che nel maggiore bisogno della patria egli fusse venuto a supplire col suo valore al danno che ella sentiva, per non potere egli più adoperar l'arme.

Ciò udendo il marito e chiamato il giovane e ritrovato che cosi era, come la moglie diceva, non pure per le parole sue e della moglie, ma per lo testamento del padre suo, che egli avea con esso lui, che come figliuolo di quella donna e suo lo lasciava erede di tutto il suo avere, aggiungendo a ciò il testimonio de' parenti suoi, i quali, inteso il suo ritorno, vennero ad accorlo e a riconoscerlo per uno del sangue loro, dipose l'ira cosi tortamente conceputa e che nell'animo cotanto ferventemente gli bolliva e, lodando l'amorevolezza colla quale la madre il figliuolo ricevuto aveva, abbracciò anch'egli il giovane amorevolissimamente e rese grazia a Dio che, nel maggiore bisogno della patria egli fosse venuto a supplire, col suo valore, al danno che ella sentiva per non potere egli più adoperar l'armi.

Et gli piacque finalmente molto che il suo figliuolo, che pur dianzi egli avea tanto biasimato, si fusse astenuto da porre in esecuzione quello che egli con tanta instanza commesso gli aveva.

E gli piacque finalmente molto che il suo figliuolo, che pur dianzi egli avea tanto biasimato, si fosse astenuto di porre in esecuzione quello che egli, con tanta instanza, commesso gli aveva.

 

Da tutto ciò si cava che l'invidia non morì mai; e che l'uomo non è sempre di un umore; e che bisogna prima pensare e poi fare; e ad alle volte i più savi, men sanno.

Oh quanto sono stati belli questi tuoi avvenimenti Barbara mia e ne resto molto sodisfatta e veggo che non solo nelle corti dei gran personaggi vi regna quella maledetta peste e che anco il padre sovente invidia le azioni gloriose dei propri figli, giusto quel detto, fertilior seges est alienis semper in agris; cioè, all'invidioso sempre la parte del compagno le par più grande, che però, poiché veggo essere il mondo in questa guisa, m'acqueto:

acquetati ancor tu e ciascun di noi si contenti di quello che ci dà il cielo.

 

Callar, callemos, que quien tiene tejado de birlo, no es bien bolee al del vecino.

 

Moralità

 

Consideri il lettore, che i mali crescono a palmi ed a canne, dalla partenza di Giustina la picara, la quale la prima volta che uscì di casa sua per andar vagando per il mondo prese per iscusa et coperta de' suoi mali pensieri, ch'ella andava in pelegrinaggio; ma la coperta del suo dire non era reale, perch'ella n'uscì per godere l'ampia campagna della libertà e vedere ed essere veduta, senza guardar quello che altrui dican di lei. Et è vero quel proverbio, anzi notabile sentenza, chi giovanetta s'usa ad alcun vizio, quando anco è vecchia, attende a tal offizio; perché la rana, che è avezza al pantano, s'ella è al monte, ritorna al piano; e chi usa l'orso al miele, ci vuole altro che baie a levarlo dal naso; percioché non è possibile cavare il vizioso dal vizio, come la ranocchia dal paltano.

 

 

 

Aprovechamiento

 

Pondera el lector, que los males crecen a palmos, pues esta mujer, la cual, la primera vez que salió de su casa, tomó achaque de que iba a romería, ahora, la segunda vez, sale sin otro fin ni ocasión más que gozar su libertad, ver y ser vista, sin reparar en el qué dirán.

 

 

 

 

 


De' detti graziosi di Giustina e delle sentenze de picanti del picaro barro giuocator di vantagio. Num. II
 


Número segundo
 
De la pulla del fullero
 

Versi safici, adonici spagnuoli de asonancia(7)

 

Yendo su camino,

desde el jumentillo,

la hermosa Justina

mil gracias decía.

De los estudiantes

no la habla nadie,

porque la temen.

Mas, como el que peca

siempre paga pena,

vino uno estudiante

fullero, y farfante

que la echó una pulla(8),

con que quedó muda

y hecha(9) una rosa.

Ella se las jura,

y ordena tal burla

cual verás abajo

que es cuento galano,

pues hizo la moza

escupir la bolsa

mucha moneda.

 

Giustina, parlando di se stessa, narra molti diffetti delle donne e specialmente delle vagabonde; e spiega le male qualità de' barri di vantaggio, con molta copia di belle sentenze e detti singolari.

 

Sáphicos y asonancia

 

Yendo su camino,

Desde el jumentillo,

La hermosa Justina,

Mil gracias decía.

De los estudiantes

No la habla nadie,

Porque la temen.

Mas, como el que peca

Siempre paga pena

Vino un estudiante

Fullero y farfante

Que la echó un pulla

Con que quedó muda

Y hecha una rosa.

Ella se las jura

Y ordena tal burla

Cual verás abajo,

Que es cuento galano,

Pues hizo la moza

Escupir la bolsa

Mucha moneda.

 

Chi lava il capo all'asino, perde il sapone e 'l rano; e mal frutto coglie chi s'ingombra in vizi. Eccomi nel mio albergo, innanzi al quale nelle feste passavano molti studenti; {Giustina è aborrita da' studenti.} ma come la fama delle mie traccie ed il numero strepitoso delle mie burle, le aveva dato un certo soave dore di pepe pizzicante ed il rimbombo ancora delle nervose mie sferzate cagionò che non si era uomo, che ardisse pormi la mira addosso, come s'io fussi da Cereto e che avesse virtù picaresca di far saltare e rissaltare, baiare, latrare ed abbaiare, come i cani d'Alva ed eglino come persone moresche e di Girosolima ed io il leone sconociuto cacciando agnelli et li studenti le volpi, delle quali fa menzione il favoloso e verdadiero Esopo.

Muchos estudiantes pasaban por el camino a las fiestas, mas como el rumor de mis trazas y la fama de mis burlas les había dado zahumerio de pimiento, y aun de rebenque, no había hombre dellos que me osase encarar más que si yo fuera hosquillo jarameño y ellos volteados, yo el perro de Alba y ellos Jerosolimitos, yo el león, disfrazado en traje de cordero, y ellos los zorros de quien hace mención la fábula.

{Le donne bramano chi le fugge e fuggono da chi le brama.} Con tutto ciò vogliovi dire una verità, che ancorché io avessi in odio li studenti, sentei molta pena che non mi salutassero, parlassero e riguardassero; e mentre che meno mi miravano, tanto più in me cresceva la doglia del dispiacere ed il desiderio della loro conversazione.

Con todo eso, les quiero decir una verdad, que aunque aborrecía estudiantes, sentí y me dio pena que no me hablasen y mirasen, y mientras menos me miraban, más crecía en mí el pesar y el deseo.

{Donne simili a' ponti, a' mosciolini, al polpo, alla farfalla ed a' serpi.} Siamo noi donne, senza alcun dubbio, come i ponti, che se non siamo e stiamo caricate, l'occhio del ponte si apre e fendesi l'opera. Onde innanzi si rompiamo per mancamento di occhio, che per dispora via il pesante peso e carico dei passeggieri. Siamo noi donne come mosciolini, che corrono con gran desiderio al più saporoso e gagliardo vino, nel quale tanto più presto s'affogano ed annegano.

Somos, sin duda, las mujeres como puentes, que si no estamos cargadas de ojos, se abre y hiende la obra, y antes quebramos por falta de ojos que por sobra de pasajeros, aunque sean muy pesados. Somos las mujeres como mosquitos, que se van con más deseo al vino más fuerte en que más presto se ahogan.

Siamo come code del pesce polpo, che quanto più si percote, tanto più stagionato e migliore si mangia; siamo come le farfalle, che lasciando e abbandonando la gran piacevolezza del sole e della luna, con l'istessa proprietà cademo morte nell'infocata luce della candela, ove insiememente troviamo l'inganno e disinganno ed il castigo accompagnato con le doglie. Muore molto anticipatamente la donna per un ardire ardente, che offende l'onor ed il gusto suo; ed il diavolo condisce e dà sapore di eterne pene a questa minestra.

Somos como rabos de pulpo, que quien más le azota, le come mejor sazonado. Somos como mariposas, que dejando la apacibilidad del sol y de la luna, con toda propiedad morimos por la abrasadora luz de la candela, donde juntamente hallamos el desengaño y el castigo. Muere muy antes una mujer por un atrevido que ofendió su honor, y aun su gusto, que por un comedido que la guarda el aire, que es un no sé qué y sí sé qué raro. Las mujeres, del disgusto hacemos salsa de agraz al gusto. El diablo entienda el guisado.

Disse e molto bene, un discreto uomo, che una donna più facilmente e prima dell'uomo urta, spinge ed atterra e fassi quasi serpe che mangia il veleno, ancorché li faccia male, nulladimeno ne uscirà col suo disegno, perché le donne ereditano il far camarata con un serpe, che benché abbiano al suo servizio un bello Adone, tuttavia cercano d'aver miglior pane che di frumento e ben spesso conviene lor mangiar del nero e muffo.

Dijo bien un discreto:

-El que quisiere que una mujer tope primero con él que con otrie, hágase sierpe, que como él parle, aunque la haga mal, saldrá con lo que quisiere, porque las mujeres heredaron de Eva hacer rancho con una sierpe, aunque tengan a su servicio un bello Adán, aun en el tiempo de pan de boda. Son como Atalía que despreció todos los dioses y casó con Vulcano el cual con un rayo había muerto a su padre y maridos, y aquesta fue la causa porque los antiguos, para pintar la imprudencia y condición de la mujer, pintaban una bellísima doncella pisando un gallardo mancebo y dando la mano a un horrendo salvaje que, con un nudoso bastón, amagaba un golpe a sus hermosos ojos.

{Favola di Aglaia assomigliata alle donne.} Sono le donne come Aglaia, che disprezzò tutti li dei e si maritò con Vulcano, il quale con un raggio uccise il padre et il marito di essa; e questo fu la causa che per dipingere li antichi la condizione e l'imprudenza delle donne, {Donne imprudenti a chi assomigliate.} dipinsero una bellissima donzella che calpestava un gagliardo giovane, dando la mano ad uomo selvaggio, che con un nodoso bastone stava in atto di colpirla sulla faccia.

{Le donne sono più cattive dell'uomo. Nota.} Non so qual sia la causa che noialtre morimo per il peggiore: s'ella non fusse quella che diede un greco, che disse che per cattivo che sia un uomo, sempre si trova una donna più di quello cattiva et perciò niun uomo deve esser disprezzato dalla donna, perché nell'uomo se gli trova più bontà e crede più che non crede la donna; e perciò non deve esser da loro disprezzato come fece quella moglie al suo marito mettendoli un serviziale con un coppo e per più sprezzarlo diceva, non so se egli anderà bene.

No sé de adonde nos viene morir por lo peor, si no es que sea la causa la que dio un griego, que, como por malo que sea un hombre, siempre hay una mujer más mala, consiguientemente ningún hombre debe ser despreciado de la mujer; mas cuando eso fuera, ¿qué es la causa que tan mal sabemos tantear méritos, graduar personas, diferenciar calidades? Averígüelo Vargas; ello va en la comadre.

Voy a mi cuento.

{Donne nel più son ignoranti.} Quindi è che la causa del nostro poco sapere è che non sappiamo bilanciare o scandagliare i meriti degli uomini od altre persone graduate e secondo la qualità loro doveressimo usare la differenza che si conviene: ma come mentecatte non sappiamo quanti paia faccian tre buoi: {Detti notabili.} e ben spesso non conosciamo la padella dal paiolo et sovente s'appigliamo al peggio e poi diciamo, chi non ci può stare se ne vada; e se aviene alcun sinistro e che ci vengano amaccati gli occhi, dice il vicino, alla biacca se ne avvedemo e quella che non ha il suo intento e se lo ha non è a modo suo; dicono, abbiam voglia di ridere, sebbene abbiamo male; e siamo di una natura che diman diamo poco e vorressimo che ci fusse dato assai; e quando ci vien dato, facciamo come il buon pitocco, ch'ei torna spesso. {Barga poetuccio, suo detto.} Disse un poetuccio nominato il Barga, che l'amico va con la comadre ed io vo e ritorno al mio racconto.

Li studenti furono quelli che tentarono il mio disonore (come nel primo volume di questa Vita hai udito) insieme con il picaro don Pietro Grullo e perché tra di loro passava concerto di cancellare l'onore e la vita mia, me ne vendicai come intendesti: {Giustina arrabbiata e perché.} e però quando io ne vedevo e che nulla mi dicevano, arrabbiava, perché averei voluto che mi avessero detto alcuna cosa, per fargli vedere che io giammai li stimai un fico, che lo spagnuolo dice: Non lo stimerà en el baile del rey Perico.

Estudiantes fueron los que intentaron mi deshonor, como viste, y porque pasaban sin hacer caso de mi memoria por ellos, reventaba porque me dijesen algo, y si me lo dijeran, no lo estimara en el baile del rey Perico. Si tengo culpa, aparejen el borrico para cuantas son mujeres, que yo en el mío me voy caballera como las otras, y cuento mi cuento.

{Sentenze e detti signolari.} Et se io tengo colpa, apparecchiamo il Borico o per meglio dire, che tutti intendano, che per quanto siamo ci diano un buon asino, che io avendo il mio me ne vado cavaliera, come le altre che hanno il loro, io so il mio conto, altri sanno il loro e chi non lo sa, impari da chi sa, perché avviene occasione di sapere, accioché le donne savie facciano le sante cose e pensar prima a quello si ha a fare, per non esser tenute pazze. Io mi posi ad una finestra e quivi stava godendo il copioso e bel concorso di popoli.

Li studenti passaggieri frequentavano molto la mia strada, con tanta saviezza di costumi, che pur non ardivano di levar gli occhi verso di me, per la paura intervenutali del nome mio, benché io, come male esperimentata li desse qualche occhiata favorevole, di quelle che suo fare un re; e nulladimeno bassavano la testa e l'un all'altro diceva:

- Pian piano, ohilà amici, l'ostessa burlona ci mira alla grande.

Los estudiantes pasajeros andaban más cuerdos que yo, que, como hostigados, no me miraban, aunque yo como mal escarmentada, los echaba un ojo de a real. En viéndome que me velan bajaban la cabeza y decían unos a otros:

-Pasito, bola, amigos, la mesonera burlona.

{Studenti non osano mirare, né parlare a Giustina.} Le quali parole nel nostro linguaggio castigliano è come se più chiaramente dicessimo: "Agua va, che passa colei che imprime e impronta le burle a suono di nervanti sferzate". Ma allora avrebbono voluto venire nella mia carretta, che a quello che mi avesse dato uno scudo, lo averei liberato dallo spavento e non li averei fatto bau, bau; il medesimo nel vedermi temevano li miei studenti, mentre io li carrozzava, come vedere i Mori sopra il cavallo del Cid en su Babieca, che fu l'impresa delle sue bravure e come me lo soleva contare e cantare un pasticiero mio vicino, il quale ciascuna mattina mi risvegliava con tre vaghi romanzi del cavallo Babieca.

Las cuales palabras en nuestro lenguaje castellano era como si más claramente dijéramos: "¡Agua va, que pasa la que imprime las burlas con el rebenque!" Más quisiera entonces venir en mi carreta, que a quien me diera un escudo, que para ellos no hubiera otro tal coco, y lo mismo fuera verme los estudiantes en mi carro, que ver los moros al Cid en su Babieca, que fue la emprenta de sus bravezas, según y como me lo solía contar, o, por mejor decir, cantar, un pastelero mi vecino el cual cada mañana me hacía desayunar con tres romances del caballo Babieca.

{Pasticiero allegro e come.} Io non ho visto pasticiero più a piede, né più a cavallo, che lui, percioché cantando et facendo pastici pareva aver pasta e carne del cavallo Babieca.

Yo no he visto pastelero más a pie ni más a caballo que aquél, y echábasele de ver en los pasteles, que parecían tener la carne del caballo Babieca.

Intendimi chi può che m'intend'io: {Proverbio.} perché non sempre il leon del topo ebbe bisogno; e sappiasi che noialtre siamo come aria di finestra o colpi di balestra; {Detti e sentenze di Barbara Sanchez.} ma Barbara Sanchez mi disse, che può far il fumo alla catena; quello che si può far di notte, con noialtre, non si faccia di giorno; e guardisi che un canestro di uva non fa vendemmia; e chi annovera le ventiquattro ore, è poco savio e molto più matto. Sorelle, poca brigata, vita beata; dove è gran popolo, quivi è gran confusione.

Vuoi che ti consigli bene? Un palo serve ad una vite et una campana serve ad un commune; e prendi occasione quando viene, perché mentre il cane piscia, la lepre se ne va; e finché il ferro è caldo, bisogna batterlo; e secondo il vento bisogna navigare; e le venture si pigliano, quando Dio le manda; perché non ogni giorno passano tordi.

Et perché io vidi che li studenti non si degnavano di mirarmi, non mi mancarono altri e sempre avevo conversazione di donne et di spadacini e questi mi davano gusto più che non facevano li studenti, che alla peggio mi tenevano allegra col cantarmi canzonette. {Donne sono figlie d'un flauto e di un tamburino.} Questi giochi io non gl'intendeva et una vecchia mi disse:

Aunque los estudiantes no se dignaban de vernos, nunca me faltó por el camino conversación de mujeres y espadachines, porque todo hombre o mujer que no fuese estudiante me decían una chanzoneta. Yo no la escupía, que las mujeres, si creemos a los maldicientes talmudistas, somos hijas de una flauta y un tamboril, y así, salimos estrechas de pescuezo y anchas de cuerpo y hablamos tiple.

- Figlia noialtre donne siamo nate da un flauto et da un tamburino et per questa causa siamo strette nella collotola e larghe di copo e nel favellare favelliamo alla soprana.

{Giustina era pronta nelle risposte.} Se tra le canzonette e i discorsi che si facevano, compariva alcun detto burlevole immascherato, all'effigie del corpo non si conosceva, perché era grasso e grosso e sebbene il detto era lascivo o burlevole, ancorché di buona marca, subito con gentil prestezza lo ribattevo e procuravo darli ritorno, con il miglior consonante e piccante che distillar poteva il mio lambicco. {Detti, come e quando sono belli.} Questo ribbattere il chiodo dei detti mordenti altrui, quando siano subite le risposte, è come il sale, che dà condimento a tutti i cibi: ancorché i buoni detti, ch'escon della bocca delle donne (come quelli che sono tutta paglia) sono quelli che escono presto et stanno a pelo d'acqua. Da tutti e con tutti sempre io mi rifeci e con molto vantaggio mio:

Si entre chanzonetas y donaires venía de máscara alguna pulla, aunque fuese mayor de marca, la rebatía con la presteza posible y procuraba hacer el retorno con el mejor consonante que podía destilar mi alquitara: Esto de repens es como sale, aunque los buenos dichos de las mujeres, como son todo paja, son los que más presto salen al pelo del agua.

De todas y todos me desquité;

{Picaro mezzo studente e mezzo ruffiano s'innamora di Gustina.} solo un picaro mezzo studente e mezzo ruffiano mi pose al disotto, ch'io non mi potei riscattare; e ciò non è poco, ch'una pillotta, sebben vien balzata in aria tuttavolta se diece fiate la si percuote e ribatte, un'altra non si rincontra e passa: e a me successe quello che cantò il poeta che disse:

sólo de un pícaro, medio estudiante, medio rufián, no me desquité, y no es mucho que una pelota se me fuese por alto, y acontecióme lo que cantó el poeta, que dijo:

"Rimase la risposta nel calamaio, che alle volte si dorme il buon Omero." Così questo insolente, insertato od inestato in un studente, il più vigliacco picaro che battesse la calcosa, cercava con le sue vacanterie porsi nella grazia mia e con la maggior gofferia e balordagine del mondo s'acconciò sul contraponto del passo della Picca et mirommi in forma rotonda, con una circolar maniera, ch'io intesi che egli desiderava con i suoi occhi trapassar sino al pulcicaio e se ei potesse, mangiarmi anco le poppe et il ventre et quanto io mi trovassi, con la sua acuta vista.

"Quedóse la respuesta en el tintero, que alguna vez se duerme el buen Homero." Así que este bribón inserto en escolar se llega a mí y, con la mayor socarronería del mundo, me miró en redondo con una sorna que entendí que me había de meter los ojos en el pulgarejo o comerme las tripas con los ojos.

Io l'avevo addolcito con due amorosette paroline, onde egli allora mirandomi per tutte le forme geometriche e levandosi il cappello del capo e con riverenti inchinazioni, mi riverì con una riverenza capitale; ed in quel punto incominciò a lodare la mia persona dalle piante de' piedi sino al collo. Già vedete, come dice il proverbio, che donna lodata, non ha spata; et se pur la tiene non ammazza. Che cosa potevo io dire ad un uomo che mi stava lodando? E che non aveva egli altro potere, che il favellare e che voleva egli, usando meco una tanta astuta ed accorta invenzione?

Ya que le iba a decir un poco de lo bien hilado, atajóme con quitarme el sombrero y hacerme una inclinación capital y comenzar a alabar mi talle, postura y cuello. Ya ven que una mujer alabada, no tiene espada, y si la tiene, no mata. ¿Qué había yo de decir a un hombre que me estaba loando, y qué no había de poder él decirme, usando de tan astuta invención?

Già si sa che il cacciatore ordinariamente coglie li colombi a salvo, quando essi si stanno rimirando nell'acqua e bene guardandosi in quel cristalino specchio le lor bellezze, adornandosi e ben componendosi, col petine del suo becco, le loro indorate e inargentate piume; {Giustina lodata dal suo picaro studente} così non è maraviglia che quel picaro, con quelle sue attitudini mi parlasse et mi cogliesse con tiri di dolci parole o di alcun detto piacevole e lusinghevole e stando io come innocente colomba trattenuta dalle sue lusinghevoli parole e rimirandomi nel specchio delle dolci acque delle lodi ch'egli mi dava, le quali erano avocate delle mie eccellenzie, discorrendo sopra il mio nome e nelle sue laudi venne a lodare una medaglia ch'io aveva al collo e in questo consumò tanto il suo ingegno, chiamomi Armeria, Galeria e Arsenale e poscia per sovragiunta vi aggionse la signora, mia signora e più oltre ancora, dicendomi:

Ya se sabe que el cazador, de ordinario, coge las palomas más a su salvo cuando se están remirando en el espejo del agua su belleza y componiendo con el peine del pico sus doradas y plateadas plumas. Así, no es mucho que me burlase y me cogiese con tiro de palabras y pullas este cazahampo estando yo como inocente paloma entretenida, remirándome en el espejo que me hacían sus alabanzas abogadoras de mis primores. Iba el hombre discurriendo en su laudatoria, y vino a alabarme los agnus y piezas que yo llevaba al cuello, y en esto gastó mucho almacén.

Preguntóme:

- Che gioie son quelle che pendono dal collo di vostra signoria?

Io li risposi:

- Signore ella è una medaglia con la efigie dell'imperador Carlo Quinto; l'altra un'agata pietra preziosa.

Egli soggiunse:

- Giuro a don Alvaro che tal cose non sono.

-Y, señora, ¿qué piezas son esas dos que lleva asidas al rosario?

Respondí:

-Señor, son unos agnusdei.

Él dijo entonces:

-Eso no son ellos, juro a tal.

-Pues ¿qué son? -le repliqué yo.

Él entonces comenzó a concertar su capa y poner el freno a punto de aires bola, para en acabando de decir su dicho, picar; lo cual hecho, me dijo:

-Hermanita estos son los sellos de las bulas de coadjutoria que lleva para el canonicato del señor don fulano, canónigo de León.

Y señaló pieza no mala.

Et in ciò dicendo si pose in attilatura et in quinta decima de' suoi contrapunti per incominciare a dire i suoi detti et darmi saggio molto più di quello non aveva fatto dei suoi picanti e picaranti fatti e finalmente mi disse:

- Sorellina mia dolce, non son queste cose quello che voi dite; ma sono i suggelli dei gran privilegi che ella ha avuto e ottenuto; anzi i suoi antenati, che gli ottennnero dal grande imperador Carlo Quinto e che però deve vostra signoria essere hidalga e più che hidalga {Hidalga è dire gentildonna.} poiché al suo collo pende segni tali, che non tutti li hanno.

Tan presto como lo dijo, se traspuso, de modo que cuando me quise descargar, a uso del duelo picaral, no tuve con quien hablar, sino con su sombra y las pisadas del cuartago, y aun este parece que iba ufano de la pulla que me echó su amo, según iba coleando;

E ciò detto con atti, modi, forme, tratti e maniere picaresche ad uso dei piccaranti picari mi fece un encomio, al quale non seppi come risponderli, se non con una attitudine, d'un ombrosa umiltà, rappresentandomi a lui umil colombina ed egli qual brilante e lieto roncino non poteva stare saldo e fermo sui suoi piedi, di modo tale che pareva che la terra sotto di lui abbruciasse e gli scottasse le piante ed in ciò fare andava dicendo detti galanti, molto nobili et amorosi; e qual cane, in ciò facendo, andava menando la coda.

Questa sua leggiadra prestezza e questo suo gentil modo di fare, mi fece rimanere attonita, colta ed acchiappata come una monna; quivi non vi vedevo nulla di buono per me; poiché palabras y plumas el viento las lleva; i fatti son maschi e le parole son femine essendo vero che chi non ne ha, non ne può spendere; e chi crede a ciancie, non empie il ventre; e chi comincia a stentare, stenta sempre.

tal fue su presteza.

Quedé corrida echa una mona.

{Giustina considera i detti e fatti del picaro, con altri suoi detti singolari.} Noi donne siamo come li avocati, che l'andiamo intricando, perché come ella è intricata, è meza vinta e finché ella pende, la borsa rende: a noi bisogna usare buone parole e cattivi fatti per ingannare li savi ed i matti; perché chiunque non sa fare il suo mestiero, fa la suppa nel paniero; non bisogna aver monche le mani, ma preste come gatti; perché chi è tenuta, Dio l'aiuta.

Si credeva il vantatore castigliano, errai, volsi dire castravillano o per meglio dire castra italiano, di cogliermi con le sue lodi e con le sue millanterie entrare al passeggio del mio giardino; ma costui trovò quel giorno lungo e più lungo, che non è il giorno che non si vede pane; e se andava a parole, io li faceva le braccia di cinque quarte: perché della moneta che egli spendeva, io gliela ritornava; e se egli era picaro, io era più che picaro, di maniera tale che nel sottrarre dei conti, non solo eramo pari, ma io era creditrice di lui e chi non sa andar creditore, impari dal spenditore.

{Giustina tutta collerica contra il picaro studente.} Niente ritrovai di buono per me, se non coperto tossico, che mi faceva (secondo mi dicevano i vicini) un non so che di rossore: giurai do non perdonargliela e ch'io non avessi a vendicarmene nell'altro mondo; abbi memoria ed arricordatene, ch'a vederla l'hai, che s'egli mi glosò la mia medaglia, confesso che io ne rimasi corta ed annoiata, ma queste noie sono come l'acqua del fabro, che con la cenere tempra il ferro e lo modifica sicché si può accortare qualunque spada.

Nada hubo allí bueno para mí, sino un rosicler que me dicen mis vecinas que me hacía no mala pantorrilla a la cara. Juréselas, y no me las fue a pagar al otro mundo. Acuérdate, y verlo has, que si él me glosó el agnus, iba a decir que yo le glosé el quitolis, pero no quiero, por el respecto de cosas santas, aunque es gracia sin perjuicio. Confieso que quedé picadilla, mas estos enojillos son agua de fragua y ceniza, que hace cala para que corte la espada.

{Picaro e barro di tutta copella quale.} Questo nuovo mio scolare era cugino di un fratello di un medico ricco d'una terra non molto discosta da Leone ed era un gran scelerato, perché egli era giuocatore di vantaggio, che tanto fa a dire un barro;

Este escolar era sobrino de un hermano de un cura rico de aquella tierra.

egli era un bestemmiatore, era un ladron ingannatore ed insomma un uomo senza onore; perché chiunque fa questa professione, giamai visse e finì i giorni suoi, se non con morir mendico od esser ammazzato o ch'egli ricevesse la colana di fune dal carnefice: questi sono i fini di simil gente. Si facevano in questi tempi alcune feste a Leone, ove concorreva molta gente e vi concorreva anco dei simili pari suoi e mi fu detto che egli era eccellentissimo segnatore, impiastratore et esploratore di tutte le carte ed era come bussola da navigare, che conosceva e sapeva ogni suo vantaggio: et per mia ventura io lo conobbi tale quale egli mi fu dipinto; perciocché non essendo io cieca, quando egli si levò il capello di capo per farmi riverenza,

Gran fullero, iba a jugar a León, por fama que tenía de que a las fiestas concurría gente del oficio brujular, que estos huélense de cien leguas como bizmados, y se conocen por brújula, que les sirve de judiciaria en defeto de la cabeza toledana. Y quiso su ventura que en aquel breve rato que me hizo la salutación,

gli vidi non un segnale, ma più segnali, per li quali si conosceva e chiaramente si comprendeva esser costui uno dei maggiori vigliacconi della stirpe di Caino, {Caino sua stirpe pessima.} che sia per il mondo, non avendo giamai luogo permanente ed hanno tutti costoro di questa stirpe segnali tali, che ciascuno li può molto ben conoscere; hanno una sol ventura, che niuno li uccide, perché così permette la giustizia di Dio, che non abbiano neanco il boia che li ammazza; ma il suo, anzi i suoi peccati son quelli, che sempre li tormentano.

le eché de ver una señal, y aun señales, por donde no le podían desconocer, que estos bellacones son los Caínes del mundo, que andan vagamundos y traen señal para que todos les conozcan y nadie les mate, porque quiere Dios que no tengan tan honrados verdugos como manos de hombres, sino que sus pecados lo sean.

{Segni di uomo cattivo quali.} Li segni che costui aveva erano questi: nella faccia aveva due bruschetti o bugnoni, l'uno matturo e l'altro da maturarsi, con indizi apparenti de' figliuoli, che sue cedevano a quelli e non pochi e con questo ordine giamai gline mancava:

Las señales que en el rostro tenía eran dos juanetes, que podían ser hijos del Preste Juan, que yo supongo que los hijos del Preste Juan se llaman Preste Juanetes.

aveva di più di un occhio stralunato e tutto stravolto e l'altro molto mal acconcio, con le palpebra rivolte sosopra, che pareva un budello di carne roversio e l'altro pareva foderato di bambacina ed ambedue parevano due labri d'una brutta e fettente bocca;

Tenía un ojo rezmellado y el párpado vuelto afuera, que parecía saya de mezcla regazada con forro de bocací colorado, y el ojo que parecía de besugo cocido y no poco gastado a puro brujulear.

 

 

e con quel suo guatare e mirare dimostrava d'essere un gran maestro di carte, un eccellentissimo ciurmatore ed un solennissimo traditore; ancorché le sue parole fussero così dolci, erano però parole di maldicenza, giusto quel detto, che l'uomo simile, fieri non potest, ut garrulitatem non comitetur maledicentia: et tali picari, habent in ore, non in corde linguam. Lasciamolo un popoco riposare, che ben presto ritornerò a dire di lui, che intanto voglio raccontarvi una bella istoria.

{Giustina si prepara a narrare l'istoria d'un malvagio giuocatore.} Narravami la saggia madre mia, che di passaggio albergò nella nostra osteria un forestiere ch'era uomo negoziante, sebbene ne' sembianti ed addobbamenti esteriori era e non era tale, egli correva dietro a quelli a' quali aveva male ed inconsideratamente dato a credenza; e tra gli altri a certi picari di tutta coppella, che per ogni verso e via lo 'ngannarono: ricuperò qualche cosa, ma il più è rimasto nel credere; e a chi? A guidoni vigliacchi, che la lor vita non era altro che giuocare, per il cui vizio si ridussero al nonnulla. Onde sendogli capitato questo disaccorto negoziante, lo fecero accorto ed avveduto, quando non poteva più del passato accorgersene, né avvedersene, solo che in dire, troppo credi et ciò mi aviene, perché in me non era né accortezza, né avvedutezza.

Il giuoco cagionò ogni male dello sfortunato forestiero, che sebben non giuocò mai, altri giuocarono a suo costo. Questi che aggabbarono cotesto uomo troppo credente riuscirono a mala fine: perché ci fu chi morì all'ospitale, chi sbandito per truffarie, chi mendicando, chi in galera, chi in trappolare nuovi agnellacci ed in fare mille azioni disonorate ed indegne, che malamente capitarono, come capitò un certo hidalgo di montagna vicino alla mia terra, veramente onorato picaro, ma riuscì vigliacco infame, com'or ora intenderai. Non ti maravigliare ch'io ti riferisca queste notabili azioni: perché tali quali mio padre o madre o passeggieri le narravano, io le ho conservate nella memoria ed a te le ridico, per tuo molto beneficio. Apri lo intendimento e stammi ad udire con attenzione.

{L'operar bene accese la natura umana e per lo contrario il male la distrugge.} Io molte volte con quel poco discorso datomi dal cielo fra me medesima, mi sono doluta dell'umana condizione, che per diabolica instigazione sia alle volte l'uomo così distornato dal viver civile et onorato, che in tutto e per tutto perde quella umanità sua naturale e non poco soave, dalla quale esso ha il nome, che ben spesso egli si dia ad opere così malvagie, di quella guisa che si sono narrate e che, con molto gusto oh lettore, si narreranno.

Et quel che più mi fa eccitare maraviglia, è che l'umano giudizio non abbia mai voluto considerare o porre in effetto e con diligente efficacia e compiuta diligenza osservare. Che il bene operare è quello che mantiene non solo la natura umana, ma i regni et i stati; e che quegli che ad operazioni pessime si danno, non è punto maraviglia se s'incontrano nel potente braccio della retta giustizia, che gli gastiga e diradica, come piante infruttuose, anzi dannevoli al buon governo et al pacifico vivere: onde non è da prender ammirazione se la giustizia divina ci pone la mano e che con la sua onnipotenza faccia che gastigati sieno gli uomini malvagi; e specialmente i malvagi giuocatori, i quali per poter corrispondere a' loro pessimi costumi commettono mille vituperose indignità, come avenne

in Valenza, città metropoli di quel regno, nella nostra Spagna(10), nella quale fu già un giovane il quale aveva malamente consummato tutto il suo, si era poscia dato a voler vivere di quel d'altri, ancorché con male maniere, perciocché non avendo virtù alcuna, con la quale potesse ciò conseguire si diede a cercare di averlo con frode e con inganno e doppo molte cose, insidiosamente fatte, s'imaginò don Roderico(11), che tale era il suo nome, una sottilissima e sconvenevolissima maniera di arricchire in pochissimo tempo, con danno di molti uomini dabbene.

In Pesaro, città della Marca di Ancona, fu già un giovane, il quale avendo malamente consumato il suo, si era poscia dato a voler vivere di quel d'altri e non avendo virtù alcuna, colla quale potesse ciò conseguire, si diede a cercar di averlo colla fraude e coll'inganno. E doppo molte cose insidiosamente fatte, s'imaginò Apatilo, che tale era il suo nome, una sottilissima e sconvenevolissima maniera di arricchire in pochissimo tempo e con danno di molti uomini da bene.

Però che esso aveva apparecchiati certi uomini vili e di grossa pasta, ma di assai buono aspetto e gli vestiva di panni da mercatanti onorevoli, onde dall'abito e dalla presenza, erano creduti da chi non gli conosceva uomini di gran traffico. Don Roderico adunque informandosi dell'avere di questo e di quel mercatante che fuori della città avesse traffico d'importanza alle mani, ritrovava uno di coloro che egli aveva a questo effetto appostati e l'amaestrava a dir quello che egli voleva che dicesse quando gliele imponesse. Et conducendo or questi ora quegli altri ne' tempii, ritrovava or questo e or quell'altro notaio e diceva loro:

Però che esso aveva apparecchiati certi uomini vili e di grossa pasta, ma di assai buono aspetto e gli vestiva di panni da mercatanti orrevoli, onde e dall'abito e dalla presenza erano creduti da chi non gli conosceva uomini di gran traffico. Apatilo adunque, informandosi dell'avere di questo e di quel mercatante, che fuori della città avesse traffico d'importanza alle mani, ritrovava uno di coloro ch'egli aveva a questo effetto appostati e l'amaestrava a dir quello che egli volea che dicesse, quando gliele imponesse. E conducendo or questi ora quegli altri ne' templi, ritrovava or questo e or quell'altro notaio e diceva loro:

- Venite con esso meco a celebrare uno instrumento di danari, che io voglio dare ad uno mercatante.

Et condotto il notaio nel tempio, faceva che colui, che egli vi aveva condotto in abito di mercante diceva sé essere colui che voleva don Roderico ch'egli dicesse essere. Et avendo esso da ducento ducati in un sacchetto, faceva mostra di essi et faceva vista di dargli a questo et a quello a mercanzia et colui così vestito sotto il nome del mercatante, al quale don Roderico tendeva insidie, si chiamava avere et ricevere da lui, quando quattrocento, quando seicento et quando mille scudi da trafficare in questa et in quella sorte di mercatanzie.

- Venite con esso meco a celebrare uno instrumento di danari ch'io voglio dare ad alcuno mercatante.

E condotto il notaio nel tempio, faceva che colui, ch'egli vi avea condotto in abito di mercatante, diceva sé essere colui che voleva Apatilo ch'egli dicesse essere e avendo esso da ducento ducati in un sacchetto, faceva mostra di essi e faceva vista di dargli a questo e a quello a mercantia. E colui cosi vestito, sotto il nome del mercatante al quale Apatilo tendeva insidie, si chiamava avere e ricevere da lui, quando quattrocento, quando seicento e quando mille ducati da trafficare in questa e in quella sorte di mercatantie.

Et in spazio di due anni fece a vari tempi tanti instrumenti, di simili qualità, che poteva mostrare di avere in vari traffichi più di ottomila scudi. Poscia ch'egli ebbe così ordinato questo inganno, essendosi innamorato di una gentilissima giovane, degna veramente di altra ventura, che di quella che le apparecchiò la mala sorte, la fe' dimandare al padre per varie genti, il quale era uomo molto dabbene et di onesta condizione.

E in ispazio di due anni fece a vari tempi tanti instrumenti, di simili qualità, che poteva mostrare di avere in vari traffichi più di ottomila ducati.

Poscia ch'egli ebbe cosi ordinato questo inganno essendosi innamorato di una gentilissima giovane, degna veramente di altra ventura che di quella che le apparecchiò la mala sorte, la fe' dimandare al padre, per varie genti, il quale era uomo molto da bene e di onesta condizione.

Amava questi molto la figliuola et non aveva altra cura che più lo pungesse che di accoppiarla con uomo col quale ella avesse a vivere tutti gli anni suoi molto contenta. Laonde credendo egli che don Roderico fosse povero, come esso nel vero era, rispondeva a chi la figliuola per nome di colui gli adimandava, ch'egli dava alla sua figliuola dote convenevole al suo grado: et però intendeva anco di accoppiarla con uomo che per l'aver suo meritasse la dote ch'egli le dava. Et che essendo don Roderico povero quanto alcuno altro cittadino che povero fusse tenuto nella città, si terrebbe di far gran fallo, se a lui la desse per moglie a stare tuttavia nella povertà e nel disagio.

Ciò intendendo don Roderico, che già in casa aveva rivelati gli instrumenti de' falsi contratti, chiamò un giorno il padre della gentil giovane et gli disse:

Amava questi molto la figliuola e non aveva altra cura che più lo pungesse che di accoppiarla con uomo col quale ella avesse a vivere tutti gli anni suoi molto contenta. Laonde, credendo egli che Apatilo fosse povero, come esso nel vero era, rispondeva a chi la figliuola per nome di colui gli adimandava, ch'egli dava alla sua figliuola dote convenevole al suo grado e però inten-deva anco di accoppiarla con uomo che, per l'aver suo, meritasse la dote ch'egli le dava. E che essendo Apatilo povero quanto alcuno altro cittadino che povero fosse tenuto nella città, si terrebbe di far gran fallo, se a lui la desse per moglie a stare tuttavia nella povertà e nel disagio.

Ciò intendendo Apatilo, che già in casa avea rilevati gli instro-menti de' falsi contratti, chiamò un giorno il padre della gentil giovane e gli disse:

- Messere, mi negate di dare la figliuola vostra, perché a voi pare che povero io sia, perché l'amore ch'io porto alla giovane è tale et tanto che non potrebbe essere né maggiore, né più ardente, io vi voglio levare la opinione che avete della mia povertà, acciocché conosciate che se io volessi solamente guardare all'aver mio et non potesse più in me l'amore ch'io porto a vostra figliuola et il desiderio ch'io ho d'averla per moglie non lascerei maggior soggetto, ch'io potrei avere con più dote.

- Messere, mi negate di dare la figliuola vostra, perché a voi pare che povero io sia. E perché l'amore ch'io porto alla giovane è tale e tanto che non potrebbe essere né maggiore, né più ardente, io vi voglio levare la opinione, che avete della mia povertà, acciò che conosciate che, se io volessi solamente guardare all'aver mio e non potesse più in me l'amore ch'io porto a vostra figliuola che il desiderio di aver gran dote, devrei procacciarmi di aver donna di via maggior dote, che non è quella, che voi sete per dare a vostra figliuola.

Et questo detto gli mostrò le publiche scritture, ch'esso aveva con inganno celebrate. Era il padre della giovane notaio, laonde veggendo egli quelle scritture in publica forma et solennemente celebrate, rimase contento, né prima si partì, che la figliuola gli promise per moglie. Et indi a due o a tre giorni si celebrarono le nozze. Stette don Roderico colla moglie alquanti mesi et fra questo tempo avvenne che uno di coloro ch'era nominato ne' contratti, s'infermò a morte et ritrovandosi in contado appresso ad Alicante(12), mandò per un religioso frate, ch'era dell'ordine de' Carmelitani et a lui si confessò, pregandolo a pregare Iddio per l'anima sua et un grosso legato lasciò al convento di quell'ordine.

E, questo detto, gli mostrò le publiche scritture, ch'esso avea con inganno celebrate.

Era il padre della giovane notaio, laonde, veggendo egli quelle scritture in publica forma e solennemente celebrate, rimase contento, né prima si parti che la figliuola gli promise per moglie. E indi a due o a tre giorni si celebrarono le nozze.

Stette Apatilo colla moglie alquanti mesi e fra questo tempo avenne che uno di coloro ch'era nominato ne' contratti, s'infermò a morte e, ritrovandosi in contado appresso ad Ancona, mandò per un religioso frate, che era dell'ordine de' Carmelitani e a lui si confessò, pregandolo a pregare Iddio per l'anima sua e un grosso legato lasciò al convento di quell'ordine.

Era stato questo buon frate alcun tempo in Valenza e si abbattè ad essere stato testimonio al contratto finto ch'aveva fatto don Roderico, col mezzo di uno di que' suoi, ch'esso in simili casi adoperava, in nome di questo mercatante. Onde, ragionando doppo la confessione il valent'uomo delle cose sue col frate e di quello ch'egli voleva che si facesse dopo la morte sua, sovenne al frate di essere stato testimonio al contratto, nel quale il finto uomo sotto nome di questo mercatante si era chiamato avere avuto da don Roderico una grossa somma di danari da trafficare: e considerando diligentemente si avide che questi quegli non era che il contratto fatto aveva. Pure, per divenire più certo, gli disse:

Era stato questo buon frate alcun tempo in Pesaro e si abbatté ad essere stato testimonio al contratto finto ch'aveva fatto Apatilo, col mezzo di uno di que' suoi, ch'esso in simili casi adoperava, in nome di questo mercatante. Onde, ragionando doppo la confessione il valent'uomo delle cose sue col frate e di quello ch'egli volea che si facesse doppo la morte sua, sovenne al frate di essere stato testimonio al contratto, nel quale il finto uomo, sotto nome di questo mercatante, si era chiamato avere avuto da Apatilo una grossa somma di danari da trafficare e, considerando diligentemente, si avide che questi quegli non era che il contratto fatto aveva. Pure, per divenirne più certo, gli disse:

- Messere di molte cose mi avete voi favellato, ma di una, che molto importa, non mi avete detta parola.

- Et quale è ella?, disse il buon uomo.

- Il contratto, che voi faceste in Valenza con don Roderico dei danari che esso vi diede a trafficare, al quale contratto io mi ritrovai presente e vi fui testimonio.

- Vi ingannate padre, rispose egli, perché io mai non fui in Valenza, né don Roderico conobbi io mai, nonché con lui contratto facessi. Et che di bisogno ho io di pigliare dinari, che ho dato a trafficare ad altri più di ventimila scudi in varie maniere di traffichi?

- Messere, di molte cose mi avete voi favellato, ma di una che molto importa non mi avete detta parola.

- E quale è ella?, disse il buono uomo.

- Il contratto, che voi faceste in Pesaro con Apatilo de' danari che esso vi diede a trafficare, al qual contratto io mi ritrovai presente e vi fui testimonio.

- Vi ingannate, padre, rispose egli, perché io mai non fui in Pesaro, né Apatilo conobbi io mai, non che con lui contratto facessi. E che bisogno ho io di pigliare danari, che ho dato a trafficare ad altri più di venti mila ducati in varie maniere di traffichi?

Non andò più oltre il frate, ma bene si tenne certo che il contratto, al quale egli era stato presente, fosse simolato. Et seco si dolse di non si reccordare chi fusse stato il notaio che la publica scrittura aveva celebrata, perché egli era di animo di palesare questa così gran froda. Ma Iddio, che non consente ch'abbiano luogo le frode seminate dal nemico dell'umana generazione nel mondo a danno degl'uomini, operò che questo inganno scoperse tutti gli altri fatti da questo ingannatore.

Non andò più oltre il frate, ma bene si tenne certo che il contratto, al quale egli era stato presente, fosse simolato. E seco si dolse di non si raccordare chi fosse stato il notaio, che la publica scrittura aveva celebrata, perché egli era di animo di palesare questa cosi gran froda. Ma Iddio, che non consente ch'abbiano luogo le frode seminate dal nemico dell'umana generazione nel mondo a danno degli uomini, operò che questo inganno scoperse tutti gli altri, fatti da questo ingannatore.

Imperocché subito che intese don Roderico che il mercatante era morto, si mosse ad aggravare i figliuoli, eredi del padre, non solo per la sorte, ma per l'utile ancora. Parve a costoro strano ch'essendo il padre loro uno de' grossi mercatanti della Spagna, avesse presi danari da altri per trafficargli. Ma veggendone il publico contratto, non sapeano che dirsi altro, se non che non poteva loro capire nell'animo, che il lor padre avesse pigliati danari altrui, avendone egli dati a varie persone de' suoi, perché fossero essercitati et che non credevano quel contratto vero. Don Roderico a queste parole acceso d'ira:

Imperò che, subito che intese Apatilo che il mercatante era morto, si mosse ad aggravare i figliuoli eredi del padre, non solo per la sorte, ma per l'utile ancora. Parve a costoro strano ch'essendo il padre loro uno de' grossi mercatanti della Marca, avesse presi danari da altri per trafficargli. Ma veggendone il publico contratto, non sapeano che dirsi altro se non che non poteva loro capire nell'animo che il lor padre avesse pigliati danari altrui, avendone egli dati a varie persone de' suoi, perché fossero essercitati e che non credevano quel contratto vero. Apatilo, a queste parole acceso d'ira,

- E che, disse, i notai di Valenza non sono di fede? Meritereste gastigo di questa vostra così strana parola e prego il signore giudice che lo vi dia, uomini malvagi.

Il giudice che maturo uomo era, pose fine alle contese; et chiedendogli quegli eredi termine a provare, gliele assignò volentieri, come colui che, considerata la qualità del mercatante, venne quasi in opinione di quel ch'era. Andarono que' figliuoli a casa, voltarono tutte le scritture del padre e, veggendolo essere stato diligentissimo e non ritrovando di questo cosa alcuna, parlarono colla madre, la quale lor disse che di tutte le cose che maneggiava il marito, ne faceva egli lei consapevole; ma che di cosa tale esso mai non le avea detta parola e che perciò ella istimava che non ne fosse nulla et dopo tali parole disse loro:

- E che, disse, i notai di Pesaro non sono di fede? Meritereste gastigo di questa vostra cosi strana parola e prego il signore giudice che lo vi dia, uomini malvagi!

Il giudice, che maturo uomo era, pose fine alle contese e chiedendogli quegli eredi termine a provare, gliele assignò volentieri, come colui che, considerata la qualità del mercatante, venne quasi in opinione di quel che era.

Andarono que' figliuoli a casa, voltarono tutte le scritture del padre e, veggendolo essere stato diligentissimo e non ritrovando di questo cosa alcuna, parlarono colla madre, la quale lor disse che di tutte le cose che maneggiava il marito, ne faceva egli lei consapevole, ma che di cosa tale esso mai non le avea detta parola e che perciò ella istimava che non ne fosse nulla e, doppo tali parole, disse loro:

- Figliuoli miei io mi credo che non sia se non bene che voi cerchiate del confessore, al quale si è confessato il padre vostro: perché di leggeri potrebbe essere che di ciò gli avesse ragionato. Et potreste forse avere da lui notizia del vero. Accettarono i buoni figliuoli il consiglio della madre loro et andatisene in Alicante ritrovarono il frate e gli dissero ciò che contra loro faceva don Roderico. Il frate, che già dell'inganno si era aveduto, disse loro:

- Figliuoli miei, io mi credo che non sia se non bene che voi cerchiate del confessore, al quale si è confessato il padre vostro, però che di leggeri potrebbe essere che di ciò gli avesse ragionato. E potreste forse avere da lui notizia del vero.

Accettarono i buoni figliuoli il consiglio della madre loro e andatisene in Ancona, ritrovarono il frate e gli dissero ciò che contra loro faceva Apatilo. Il frate, che già deiringanno si era aveduto, disse loro:

- Figliuoli, io fui testimonio al contratto del quale voi mi ragionate ed insieme vi fu il compagno, che meco venne, quando a confessare il padre vostro andai et per le parole di vostro padre, che di ciò diligentemente lo domandai et per quello che noi vedemmo, egli non fu colui che con don Roderico il contratto facesse: e conchiuso abbiamo tra noi che quel fraudolente con persona finta abbia a danno vostro ordito questo inganno. I giovani, avendo ciò inteso, si ritornarono a Valenza e dissero al giudice che quella scrittura che produceva don Roderico, era falsa e che si offerivano a provarla tale. Il giudice, che già era venuto in questa opinione, non volle mostrare così di subito di dar fede a' detti loro, ma disse:

- Figliuoli, io fui testimonio al contratto del quale voi mi ragionate e insieme vi fu il compagno, che meco venne, quando a confessare il padre vostro andai e per le parole di vostro padre (che di ciò diligentemente lo domandai) e per quello che noi vedemmo egli non fu colui che con Apatilo il contratto facesse e conchiuso abbiamo tra noi che quel fraudolente, con persona finta, abbia a danno vostro ordito questo inganno.

I giovani, avendo ciò inteso, si ritornarono a Pesaro e dissono al giudice che quella scrittura che produceva Apatilo era falsa e che si offerivano a provarla tale. Il giudice, che già era venuto in questa opinione, non volle mostrare cosi di subito di dar fede a' detti loro, ma disse:

- Guardate di non far cosa che vi ritorni a danno, perché volendo voi dar macchia di falsità ad un notaio, riputato uomo dabbene e di buona fama et anco ad un buon cittadino della terra, incorrereste voi nella medesima pena, che si devrebbe all'uno et all'altro, quando si ritrovassino aver commesso così fatto delitto, se forse non fossino colpevoli.

- Non dubbitiamo, risposero essi, di non vi fare così manifesta la froda di questo mal uomo, che ne restiate chiarissimo.

Venne, mentre che il giudice parlava, don Roderico a sollecitare la spedizione della causa ed essi gli dissero:

- Sarebbe meglio che tu ti vivessi del tuo e non volessi con insidie e con contratti falsi rubare l'altrui.

- Guardate di non far cosa che vi ritorni a danno. Perché, volendo voi dar macchia di falsità ad un notaio, riputato uomo da bene e di buona fama e anco ad un buon cittadino della terra, incorrereste voi nella medesima pena, che si devrebbe all'uno e all'altro, quando si ritrovassino aver commesso cosi fatto delitto, se forse non fossino colpevoli.

- Non dubitiamo, risposero essi, di non vi fare cosi manifesta la froda di questo mal uomo, che ne restiate chiarissimo.

Venne, mentre che il giudice parlava, Apatilo a sollecitare la spedizione1 della causa ed essi gli dissero:

- Sarebbe meglio che tu ti vivessi del tuo e non volessi con insidie e con contratti falsi rubare l'altrui.

Don Roderico, che a tali parole devea risentirsi e lasciare quella impresa, spinto dalla mala intenzione, disse a que' giovani molto male e diede loro querela d'infamia, instando che il giudice gli punisse gravemente. Onde si vide che come sottospecie di trarre utile gli avea tolto il demonio lo ingegno, così anco non consentì che veggendosi porre innanzi agli occhi, come manifesto, l'error suo, si risentisse punto, per condurlo a publico vituperio. Il giudice accettò quel che disse l'una e l'altra parte, secondo il costume de' giudici e promise di far quanto comportava il diritto della giustizia. Et diede spazio di tempo a que' giovani di condurre i testimoni loro.

Apatilo, che a tali parole devea risentirsi e lasciare quella impresa, spinto dalla mala intenzione, disse a que' giovani molto male e diede loro querela d'infamia, instando che il giudice gli punisse gravemente. Onde si vide che, come sotto spezie di trarre utile gli avea tolto il demonio lo ingegno, cosi anco non consenti che, veggendosi porre innanzi agli occhi, come manifesto, l'error suo, si risentisse punto, per condurlo a publico vituperio. Il giudice accettò quel che disse l'una e l'altra parte, secondo il costume de' giudicii e promise di far quanto comportava il diritto della giustizia e diede spazio di tempo a que' giovani di condurre i testimonii loro.

Così essi se n'andarono in Alicante e fecero venire i due frati et esaminati che furono, veduta la froda di don Roderico, subito il giudice gli fe' dare delle mani addosso a' sergenti et porlo in prigione. Né fu egli sì tosto preso, che si sparse la fama per la città e si giudicò da ognuno che ne devesse avere un severo gastigo et insieme con lui coloro ch'erano stati condotti a' contratti e i notai che celebrati gli aveano; onde pieni di paura que' semplici, ch'erano stati condotti a tali falsi contratti, con finto nome di questo et di quello, avedutisi dello inganno che loro avea fatto lo ingannatore, se ne andarono al giudice e dissero ciò che loro avea fatto fare don Roderico, iscusandosi che non sapeano essi ciò che si facessino;

Così essi se n'andarono in Ancona e fecero venire i due frati e esaminati che furono, veduta la froda di Apatilo, subito il giudice gli fe' dare delle mani addosso a' sergenti1 e porlo in prigione. Né fu egli si tosto preso che si sparse la fama per la città e si giudicò da ognuno ch'egli ne devesse avere un severo gastigo e insieme con lui coloro ch'erano stati condotti a' contratti e i notai che celebrati gli aveano. Onde pieni di paura, que' semplici ch'erano stati condotti a tali falsi contratti, con finto nome di questo e di quello, avedutisi dello inganno che loro avea fatto lo ingannatore, se ne andarono al giudice e dissono ciò che loro avea fatto fare Apatilo, iscusandosi che non sapeano essi ciò che si facessino,

e i notai mostrarono al giudice che non aveano colpa alcuna nella fraude, però ch'essi, non conoscendo le parti, ingannati dall'onorevole abito e dal buono aspetto di coloro che si chiamavano ricevere i danari da don Roderico, non si erano mai aveduti che sotto que' contratti si celasse così fatto inganno; e che perciò ne aveano fatta publica scrittura, la quale, quanto a loro, non conteneva falsità alcuna, quantunque, per colpa del malvagio, ella falsa si fosse. Vedutosi da tali prove convinto don Roderico non seppe negare il vero et confessò che tutti i contratti, de' quali l'aveano accusato i notai e i mezzani altresì erano stati finti e simolati. Questo intendendo il suocero e la moglie, rimasero i più scontenti che mai fussero. Egli per vedersi aver data la figliuola ad uno, che non solo si era scoperto poverissimo, ma infame.

e i notai mostrarono al giudice che non aveano colpa alcuna nella fraude, però ch'essi, non conoscendo le parti, ingannati dall'orrevole abito e dal buono aspetto di coloro che si chiamavano ricevere i danari da Apatilo, non si erano mai aveduti, che sotto que' contratti si celasse cosi fatto inganno. E perciò ne avevano fatta la publica scrittura, la quale, quanto a loro, non conteneva falsità alcuna, quantunque, per colpa del malvagio ella falsa si fosse.

Vedutosi da tali prove convinto, Apatilo non seppe negare il vero e confessò che tutti i contratti, de' quali l'aveano accusato i notai e i mezzani altresì erano stati finti e simolati. Questo intendendo, il suocero e la moglie rimasono i più scontenti che mai fossero. Egli, per vedersi aver data la figliuola ad uno che non solo si era scoperto poverissimo, ma infame;

La povera giovane, perché si vedeva aver data la sua virginità a sì mal uomo e posto il suo amore in così sozzo luogo. Il signore governatore, poscia ch'ebbe inteso dal giudice così grave inganno, volle che coloro che falsamente erano stati condotti a celebrare i contratti sotto finto nome, ricevendone la mercede, fossero publicamente frustati. Et voleva che don Roderico colla sua morte passasse ad essempio di ogni malvagio. Ma la moglie di don Roderico, che gentilissima giovane era, se n'andò al giudice e pregollo a non voler acconsentire che ella vedesse colui malamente morto, al quale ella era stata con tanto amore congiunta. Alla quale disse il giudice:

la povera giovane perché si vedeva aver data la sua virginità a si mal uomo e posto il suo amore in cosi sozzo luogo. Il signore della terra, poscia ch'ebbe inteso dal giudice cosi grave inganno, volle che coloro che falsamente erano stati condotti a celebrare i contratti sotto finto nome, ricevendone la mercede, fossero pubicamente frustati. E voleva che Apatilo, colla sua morte, passasse ad essempio di ogni malvagio. Ma la moglie di Apatilo, che gentilissima giovane era, se n'andò al giudice e pregollo a non voler acconsentire ch'ella vedesse colui malamente morto, al quale ella era stata con tanto amore congiunta. Alla quale disse il giudice:

- Gentilissima giovane, non meritava questo reo donna simile a voi. Et eravate voi più degna di miglior marito: ma poscia che pure ha così apportato la vostra sinistra sorte, vi dico che per ragione egli non puote essere morto, ma bene infamato publicamente. Ma se io fussi voi, poscia che pare che il governatore voglia ch'esso mora, al quale è data maggiore podestà, che a noi non danno le nostre leggi; e può, come a lui pare, punire i gravi delitti, per essere egli la legge viva, io lascierei ch'egli se ne morisse, perché vi rimarreste voi sciolta dal legame, col quale contratto fatto vi ha a così mal uomo congiunta. La misera giovane allora lagrimando, disse:

- Gentilissima giovane, non meritava questo reo donna simile a voi ed eravate voi più degna di miglior marito. Ma poscia che pure ha cosi apportato la vostra sinistra sorte, vi dico che, per ragione egli non puote essere morto, ma bene infamato pubicamente. Ma se io fossi voi, poscia che pare che il signore voglia ch'esso mora, al quale è data maggiore podestà, che a noi non danno le nostre leggi e può, come a lui pare, punire i gravi delitti, per essere egli la legge viva, io lascierei ch'egli se ne morisse, perché vi rimarreste voi sciolta dal legame, col quale contrario fato vi ha a cosi mal uomo congiunta.

La misera giovane allora, lagrimando, disse:

- Non posso non dolermi sommamente che tale si sia scoperto colui, che io credeva che devesse essere il riposo della mia vita: ma poiché così ha pur voluto il mio fiero destino, non voglio io mai acconsentire che per essere libera da così fatto nodo, egli muoia, che quantunque deliberato io abbia di più mai non esser con lui, per vergognarmi che uomo tale si sia meco congiunto, voglio nondimeno piuttosto ch'egli viva tale quale egli è, che io, per simile morte sia da lui sciolta.

- Non posso non dolermi sommamente che tale si sia scoperto colui, cui io credeva che devesse essere il riposo della mia vita; ma poi che cosi ha pur voluto il mio fiero destino, non voglio io mai acconsentire che, per essere libera da cosi fatto nodo egli muoia. Che, quantunque deliberato io abbia di più mai non esser con lui, per vergognarmi che uomo tale si sia meco congiunto, voglio nondimeno più tosto ch'egli viva tale, quale egli è, che io, per simile morte, sia da lui sciolta.

Maravigliossi il giudice del buono animo di questa giovane e per compassione ch'egli ebbe di lei, tanto operò, che persuase al governatore che non volesse eccedere, ancorché egli ragionevolmente eccedere potesse i termini delle leggi; e che gli bastasse che il reo si publicasse malvagio, con quella maggiore infamia, che più piacesse a sua signoria e quando ciò non volesse far per altro, lo facesse almeno per la molta virtù di quella giovane, il cui strano avenimento aveva a così fraudolente ribaldo congiunta. Et qui narrò al signore quel che la giovane detto gli avea.

Maravigliossi il giudice del buono animo di questa giovane e, per compassione ch'egli ebbe di lei, tanto operò che persuase al signore che non volesse eccedere, quantunque egli ragionevolmente eccedere gli potesse, i termini delle leggi e che gli bastasse che il reo si publicasse malvagio, con quella maggiore infamia che più piacesse a Sua Signoria e quando ciò non volesse far per altro, lo facesse almeno per la molta virtù di quella giovane, cui strano avenimento aveva a cosi fraudolente ribaldo congiunta. E qui narrò al signore quel che la giovane detto gli aveva.

Il che inteso il signore volle ch'egli fusse condotto per tutta la città con quel maggior vituperio, che si facesse ad uomo mai; poscia gli fe' dare bando perpetuo con condizione che s'egli mai in quel paese venisse, fusse impiccato per la gola. Et perché più non accadesse cosa simile nel detto stato, constituì per publica legge, che non fusse notaio alcuno soggetto che ardisse di fare publica scrittura, se non avea piena cognizione di amendue le parti et ne' contratti dei danari non gli vedesse in effetto annoverare, con pena, che, qualunque altrimente facesse, fusse condannato alla infamia, alla quale era stato condannato don Roderico.

 

 

Un picaro ladro e guercio per rubare un eremita si finge uomo dabbene; commette furto e se ne fugge; l'eremita cercandolo in quei contorni lo ritrova, ricupera il suo e lo fa gastigare dalla giustizia; e con questa occasione egli narra cose ammirabili da lui vedute in quel viaggio.

 

 

Il che inteso il signore, volle ch'egli fosse condotto per tutta la città con quel maggior vituperio, che si facesse ad uomo mai. Poscia gli fe' dare bando perpetuo, con condizione che, s'egli mai in quel paese venisse, fosse impiccato per la gola. E perché più non accadesse cosa simile nel suo stato, constimi per publica legge che non fosse notaio alcuno a lui soggetto che ardisse di fare publica scrittura, se non avea piena cognizione di amendue le parti e ne' contratti de' danari non gli vedesse in effetto annoverare, con pena, che qualunque altrimente facesse, fosse condannato alla infamia, alla quale era stato condannato Apatilo.

 

 

 

{Un guercio ladro picaro per rubare ciò ch'ei facesse.} Da ciò si scorge quanto malvivono coloro che in preda ai vizi si danno et che però è bene fuggire simili uomini indegni di vivere tra galantuomini sopra la terra: perché ad altro non attendono, che ad ingoiare il bene altrui, come avvenne ad una persona che viveva ritiratamente nei boschi presso la mia terra(13),

Appresso al contado di Vernia posava un santo eremita,

il quale per la bontà della sua vita era visitato ogni giorno da molte divote persone ed infinite elemosine li erano date e tanto era sparso l'odore della sua bontà per tutti quei contorni, che ad un principal signore nacque gran voglia di visitarlo; ed andatosene collà e trovatolo in presenza, come la fama gliele aveva dipinto in assenza, gli fece molte elemosine: così per sustentamento della vita sua, come per ornamento d'una picciola cappelletta, che attaccata al romitorio aveva et trovandosi presente un audace e famoso picaro chiamato il Guercio di Badajoz, ripieno d'una rapace malvagità, disse fra sé:

il quale era ogni di visitato da molte devote persone e gli erano date infinite elemosine; e cosi era sparso l'odore di sua santità per tutte le circonvicine contrade, che al maggiore di quei signori nacque gran voglia di visitarlo; e andatosene alla devota cella e trovatolo in presenza come la fama gliele aveva dipinto in assenza, gli fece molte grandi elemosine cosi per sustentamento della vita sua e per sua piatanza come per ornamento d'una picciola cappelletta che attaccata al romitorio aveva dedicata al nome del divino Baragazo, il devoto ladrone, veduto il tempo a proposito, fatto fardello di ciò che vi aveva di buono, allegro, ricco e lieto si fu a suo cammino.

Oh quanto starebbono meglio a me queste cose, che ha donato il Signore a questo eremita; e da qui innanzi pensò sempre modo e via come gliele potesse furare: e dopo non molti dì, se ne tornò da lui, {Umiltà finta inganna altrui.} e con sembiante assai umile e con le più dolci e con le più mansuete paroline che voi mai udiste, disse:

- Dio ti salvi santo eremita: sazio delle vanità e pompe mondane, povero et ignudo io son venuto a vederti, pregandoti che per tua bontà non disprezzi le tarde lagrime mie e la mia inutil compagnia, supplicandoti, per il rimedio della salvezza mia, m'indirizi nella via dell'eterna salute, senza ch'io mai più ne torca il passo.

Il romito, che vide tanta umiltà e parvegli che i gesti e le parole fussero piene d'una vera contrizione, lo accolse molto allegramente, credendosi avere guadagnato quel dì assai, traendo dalle fauci del diavolo, una smarrita pecorella.

{Atto furbesco di vero picaro.} Il ladrone, per meglio assicurare l'eremita, lo servì con tanta mascherata amorevolezza, con tanta falsa fede, con sì finta carità, ch'egli non dubitava che avesse a riuscir un santo, sicché con la simulata santità e finta penitenza, si guadagnò la grazia dell'uomo dabbene, ch'eglino non vedeva lume con altri occhi, che con gli suoi e fecelo dispensatore e ricevitore di tutte le elemosine che gli erano fatte giornalmente ed all'ultimo, padrone d'ogni sua sustanza. Or accadendo all'eremita andare a una terra ivi vicina, il picaro ladrone veduto il tempo a proposito, fatto fardello di ciò che vi aveva di buono, allegro, ricco e lieto, si fuggì.

Ritornando di poi il male avventurato romito e non vi ritrovando il compagno, né cosa che da vedere fusse tristo e male arrivato, si mise a vedere se in parte alcuna ei potesse ritrovare il malfattore et prese il camino verso Leone ed essendo già caminato un buon pezzo, si riscontrò in due cervi {Caso seguito tra due cervi e un capro.}, i quali si aspramente combattevano l'un con l'altro, che tutte due gocciolavano sangue per ogni verso; ed arrivando un capro a questa fiera battaglia, senza pensare più oltre, si mise tra loro per succiarsi il sangue che ei versavano:

Ritornando di poi il male avventurato fraticello al romitoro e non vi ritrovando il compagno né cosa che da vedere fusse, tristo e male arrivato3 si mise a vedere se in parte alcuna e' potesse ritrovare il malfattore; e prese il cammino verso Pistoia. Ed essendo già camminato un buon pezo, li tra Treppio e Fossato si riscontrò in duo caproni salvatichi, i quali si aspramente combattevano l'un con l'altro che tutt'a due gocciolavano sangue per ogni verso; e arrivando una golpe a questa fiera battaglia, senza pensare più oltre si mise tra loro per succiarsi il sangue che e' versavano;

sicché acciecato dalla disordinata voglia, non considerando il pericolo nel quale si metteva, fu sforachiato dalle corna de' combattenti cervi, {Prosonzione e suo castigo.} sicché della sua pelle, senza forarla altrimenti, se ne sarebbe potuto fare un bel setaccio e così pagò la pena della sua temeraria prosonzione.

si che, accecata dalla disordinata voglia, non considerando il pericolo nel quale la si metteva, fu sforachiata dalle corna de' combattenti Caproni, si che della sua pelle senza forarla altrimenti se ne sarebbe potuto fare un bel vaglio; e cosi pagò la pena della sua temeraria prosunzione.

{Caso successo in villa di Spagna di una fante innamoratasi.} Seguitando adunque l'eremita il suo viaggio, arrivò in una villa apunto in su la sera ed alloggiò in casa di un suo amico, appresso il quale stava una certa donna, la quale vivea d'amore; e perché la farina della propria persona s'era convertita in crusca, ella aveva procaciata una bella fanciulletta, che col medesimo esercizio provedesse alle cose necessarie di casa.

Seguitando adunque il romito il suo viaggio, arrivò a Pistoia a punto in su la sera e alloggiò in casa d'una certa donna la quale vivea d'amore; e perché la farina della propria persona s'era convertita in crusca ella aveva procacciata una bella fanciulletta che col medesimo esercizio provedesse alle cose necessarie di casa.

Ora accadde che questa fanciulletta s'innamorò fieramente d'un giovanetto assai bello et quasi del tempo suo, in modo che la padrona non ne poteva avere più, né bene né riposo, perché ella malvolentieri si volesse travagliare con altri, che con quel suo innamorato e così mancando l'arte la casa pativa e la padrona ne vivea disperata: et però pensò metterci alcun rimedio;

Ora egli accadde che questa fanciulletta si innamorò fieramente d'un giovanetto assai bello e quasi del tempo suo, in modo che la padrona non ne poteva avere più né bene né riposo, con ciò sia ch'ella mal volentieri si volesse travagliare con altri che con quel suo innamorato; e cosi, mancando l'arte nella vecchia per natura e nella giovane per accidente, la casa pativa e la padrona ne vivea disperata; e però pensò metterci alcuno rimedio.

{Interesse cagiona non picciol male.} et una notte tra le altre, che la giovanetta avea dato la posta al suo innamorato, perché ei si venisse a giacer con lei e per aver occasione di poter meglio sfogare l'amoroso appetito, gli aveva dato a mangiare non so che elettovario: {Gli inganni sempre sono apparecchiati.} accadde o che le fusse scambiato dalla padrona (che è più verisimile) o che fusse mal composto dallo speziale ed in cambio di tenerlo desto e farlo valente l'indusse un così profondo sonno, che per molti modi che tenesse la giovane per farlo risvegliare, niuno gliene giovò;

E una notte tra le altre che la giovanetta avea dato la posta al suo innamorato perché e' si venisse a giacer con lei e per aver occasione di poter meglio sfogare l'amoroso appetito gli aveva dato a mangiare non so che lattovaro di passere, accadde o che e' le fusse scambiato dalla padrona (che è più verisimile) o che e' fusse mal composto dallo speziale, in cambio di tenerlo desto e farlo valente egli gl'indusse un cosi profondo sonno, che per molti modi che tenesse la giovane per farlo risvegliare niuno gliene giovò;

e stando con questa sollecitudine la padrona la chiamò et a posta fatta per mettere ad effetto uno suo fiero proponimento la mandò in vicinanza per un servigio: e mentre ch'ella stette a tornare, {L'interesse cagiona gravi danni.} la buona donna presa una canna, la quale ella aveva forata da un capo all'altro et impiutola d'una certa polvere avelenata, se n'andò alla stanza dove il giovanetto addormentato giaceva,

e stando con questa sollecitudine, la padrona la chiamò e a posta fatta per mettere ad effetto uno suo fiero proponimento la mandò in vicinanza per un servigio; che mentre ch'ella stette a tornare la buona donna, presa una certa canna la quale ella aveva forata da imo a sommo con uno stidione fatto fuoco ed empiutola d'una certa polvere avvelenata, se n'andò alla stanza dove il giovanetto adormentato giaceva;

e postogli alla bocca l'uno de' capi della canna, soffiando nell'altro, gli voleva cacciare in corpo la mortifera polvere, accioché morendo, egli la sua giovanetta sciolta per così scelerato modo dall'amoroso laccio, più volentieri potesse disporre il corpo suo al guadagno comune, come volse la sua trista sorte, anzi il peccato, {Chi la fa l'aspetta.} non prima s'ebbe posta la canna alla sua bocca che l'addormentato giovane si risvegliò ed esalando il ritenuto fiato per il buco della detta canna, che, come si è detto, gli aveva posto in bocca la malvagia vecchia, egli venne a soffiare quella polvere che v'era dentro, prima in corpo a lei, ch'ella avesse avuto comodo di soffiarla a lui, la quale polvere era sì bestiale, che in breve spazio mandò l'anima della scelerata al luogo preparato per coloro che vivendo male, muoiono peggio.

e postogli alla bocca l'uno de' lati della canna, soffiando nell'altro gli voleva cacciare in corpo la mortifera polvere acciò che morendo egli la sua criata, sciolta per cosi scelerato modo dairamoroso laccio, più volentieri ponesse il corpo suo al guadagno comune. E come volse la sua trista sorte, anzi il peccato, non prima s'ebbe posta la canna alla sua bocca che raddormentato giovane si risvegliò e allargandosegli gli spiriti ed esalando il ritenuto fiato per il buco della detta canna che, come si è detto, gli aveva posto in bocca la malvagia donna egli venne a soffiare quella polvere che v'era dentro prima in corpo a lei ch'ella avesse avuto agio di soffiarla a lui. La quale polvere era si bestiale, che in breve spazio mandò l'anima della scelerata donna al luogo preparato per coloro che, vivendo male, per volere della divina giustizia muoiono peggio.

Non prima la mattina vegnente apparse l'alba, che l'eremita deliberato pure di trovare il compagno, seguitò il suo viaggio et arrivatoli la notte presso a un'altra terra, se n'andò ad allogiare in casa di un certo suo divoto, il quale poi che assai benignamente ebbe raccolto l'eremita, disse alla moglie che per alcune sue occorrenze gli bisognave quella notte andare dal suo padrone, {Avvertimento di non picciola considerazione ed esempio.} ch'ella in suo scambio onorasse e servisse il buon eremita:

Non prima la mattina vegnente apparse l'alba, che il valente uomo, deliberato pure di trovare il ladrone, seguitò suo viaggio; e arrivatoli la notte presso a un'altra terra, che di quelle di Toscana è una delle più belle e dilettevoli, chiamata Prato, se n'andò ad allogiare in casa d'un certo suo divoto; il quale poi che assai benignamente ebbe raccolto il santo romito, disse alla donna che con ciò fusse cosa che per alcune sue occorrenze gli bisognasse quella notte albergar fuor di Prato, ch'ella in suo scambio onorasse e servisse il buon religioso.

né prima fu partito di casa, ch'ella, che stava inamorata d'un bellissimo giovane et però poco stimava l'ospite suo, per non si perdere si bella occasione, fece chiamare la moglie d'un barbiere suo vicino, la quale era la mezana degli amori suoi e pregolla che facesse intendere al giovane che la notte si tenesse per convitato, {Al mal fare si trova aiuto.} e però alle due ore se ne venisse dall'uscio di dietro della sua casa, il qual egli molto bene sapeva; e se ne entrasse in casa sicuramente:

Né prima fu partito di casa ch'ella, che stava inamorata d'un bellissimo giovene e però poco stimava o romito o romitorio, per non si perdere si bella occasione fece chiamare la moglie d'un barbiere suo vicino, la quale era la mezana de gli amori suoi e pregolla che facesse intendere al giovene che la notte si tenesse per convitato e però là sulle due ore se ne venisse dall'uscio di dietro della sua casa, il quale egli molto ben sapeva e se ne entrasse in casa sicuramente.

ed essendo comparito il giovane all'ora determinata all'uscio già detto e passeggiando quivi oltre fin che gli fusse aperto, il marito della giovane, che apposta aveva simulata la partenza sua, per essergli già venuto un poco di fumo di questa pratica, senza dire altro al giovane, parendogli ormai essere chiaro d'ogni cosa, pieno di collera e di rabbia, anzi di gelosia, che è la peggiore di tutte, se ne salse in casa e senza dire che si volesse fare, prese e spogliata la moglie, la legò bella ed ignuda a una colonna ch'era in una loggia giù da basso e senza altro dire, se n'andò nel letto a riposare.

Ed essendo comparito il giovene all'ora determinata all'uscio già detto e passeggiando quiv'oltre fin che gli fusse aperto, il marito della giovane, che a posta aveva simulata l'assenzia sua per essergli già venuto un poco di fumo di questa pratica, senza dire altro al giovene, parendogli oramai essere chiaro d'ogni cosa, pieno di collera e di rabbia, anzi di gelosia che è la peggior di tutte, se ne salse in casa e, senza dire che si volesse fare, presa e spogliata la moglie la legò bella e ignuda a una colonna ch'era in una loggia giù da basso; e senza altro dire se n'andò nel letto a riposare.

{Chi opra male, mal ricuce.} Il giovane, che non aveva veduto che 'l marito fusse entrato in casa e non pensava che e' fusse in paese, avendo aspettato un pezzo che l'uscio di dietro s'aprisse ed essendo già passata l'ora e non veggendo comparir persona, come mezo disperato o che forse dubbitasse di giostra, se n'andò dalla moglie del barbiere, pregandola ch'ella se n'andasse sin dalla donna e le dicesse ch'egli arebbe avuto caro d'intendere se egli se ne aveva andare o aspettare.

Il giovene, che non aveva veduto che 'l marito fusse entrato in casa e non pensava che e' fusse in paese, avendo aspettato un pezo che l'uscio di dietro s'aprisse ed essendo già passata l'ora e non veggendo comparir persona, come mezo disperato o che forse dubitasse di giostra, se n'andò dalla moglie del barbiere pregandola ch'ella se n'andasse sin dalla donna e le dicesse ch'egli arebbe avuto caro d'intendere se egli se ne aveva andare o aspettare.

Andò subito la barbiera a casa dell'amica ed ancora ch'ella la trovasse nello stato che voi avete udito, nondimeno le fece l'ambasciata ed ella, come donna, {Ne' pericoli i rimedi sono subitanei.} che tutte naturalmente tengono ne' pericoli i rimedi molto presti, con pianti e con sospiri supplicò alla barbiera che la sciogliesse ed in suo luogo si lasciasse legare fino a tanto ch'ella andasse a dir una parola all'amico suo, che subito darebbe volta.

Andò subito la barbiera a casa dell'amica e ancora ch'ella la trovasse nello stato che voi medesimi avete potuto udire nondimeno le fece l'ambasciata; ed ella, come donna - che tutte naturalmente tengono ne' pericoli i rimedi molto presti -, con pianti e con sospiri supplicò alla barbiera che la sciogliesse e in suo luogo si lasciasse legare fino a tanto ch'ella andasse a dir una parola all'amico suo, che sùbito darebbe volta.

{Chi non si consiglia, mal si consiglia.} La sciocca della barbiera fu contenta e senza discorrer più oltre, si lasciò legare. In questo mezo il marito della innamorata si destò e con voce assai altiera la chiamò, per vedere forse s'ella si fusse sciolta ed andatosene: e la trista della barbiera, per non essere conosciuta, non rispondeva, onde il marito più adirato richiamandola ed ella non rispondendo, montato sulle furie, se n'andò da lei, {Chi tenta, stenta.} e senza dire altro con un coltello, che li venne alle mani, le mozò il naso e gittandoglielo nel viso, gli disse:

La sciocca della barbiera fu contenta e senza discorrer più oltre si lasciò legare. In questo mezo il marito della inamorata si destò e con voce assai altiera la chiamò per vedere forse s'ella si fusse sciolta e andatosene; e la trista della barbiera per non essere conosciuta non rispondeva; onde il marito più adirato richiamandola ed ella non rispondendo, montato sulle furie se n'andò da lei e, senza dire altro, con un coltello che li venne alle mani le mozò le froge del naso e gittandogliene nel viso gli disse:

- Or va malvagia donna, fanne un presente al tuo innamorato.

E parendogli aver fatto una bella prova, se ne tornò tutto scarico a dormire. Non stette molto la signora a tornare, la quale alla barba del marito ed a danno della barbiera si aveva fatta una buona corpacciata degli amori suoi; nondimeno veduto la sua amica così malconcia, fu supramodo dolente e subito la sciolse e rilegata sé medesima come prima, ne mandò la sventurata col naso tagliato a piagnere il suo fallo a casa del marito: la innamorata giovane, standosi così legata, cadde in pensiero di dare ad intendere al suo marito che ella fusse una buona donna e però alzando la voce quanto della gola le usciva, cominciò piangendo a dire {Donna malvagia, picara in tutta eccellenza.}:

- Or va, malvagia donna, fanne un presente al tuo innamorato; e parendogli aver fatto una bella prova, se ne tornò tutto scarico a dormire. Non stette molto la madonna a tornare, la quale alla barba del marito e a danno della barbiera si aveva fatta una buona corpacciata degli amori suoi; nondimeno veduto la sua amica cosi malconcia, fu supramodo dolente e subito la sciolse e, rilegata se medesima come prima, ne mandò la sventurata col naso mozo a piagnere il suo fallo a casa del marito. Alla innamorata giovane, standosi cosi legata, cadde in pensiero di dare ad intendere al suo marito che ella fusse una buona donna; e però alzando la voce quanto della gola le usciva cominciò piangendo a dire:

- Oh Dio onnipotente et misericordioso, poiché tu vedi questa tua serva posta in tanta afflizione e sai molto bene la sua innocenza e che senza colpa o peccato fuor d'ogni ragione sta legata e tormentata, ritornale per tua pietà e bontà il perduto naso: accioché tutto il mondo conosca che tu sei solo il misericordioso e il rifugio di quelli che sono innocentemente tribolati, {Malvagità di donna ribalda.} discopritore e zelatore della verità. Di poi, rivolgendo le parole al marito, con gran grido disse:

- Oh Iddio onnipotente e misericordioso, poi che tu vedi questa tua serva posta in tanta afflizzione e sai molto bene la sua innocenzia e che senza colpa o peccato e fuor d'ogni ragione sta presa, legata e tormentata, ritornale per tua pietà e bontà il perduto naso acciò che tutto il mondo conosca che tu sei solo il misericordioso e il rifugio di quelli che sono innocentemente tribolati, discopritore e zelatore della verità.

Di poi, rivolgendo le parole al marito, con gran grido disse:

- Lievati, malvagio uomo e crudele più che i tigri e conosci insieme con esso meco Colui il quale questa notte ha manifestato la tua malizia e la innocenza mia: e renditi certo che egli vede i pensier nostri ed i nostri cuori, né veruna cosa gli può esser nascosta, come egli questa notte ha voluto dimostrare ritornandomi il naso sì come io l'aveva prima, il quale tu pessimo di tutti gli uomini, ripieno d'ogni iniquità, innocentemente, poco fa, mi tagliasti.

- Lièvati, malvagio uomo e crudele più che i tigri e cono sci Iddio insieme con esso meco, il quale questa notte ha manifestato la tua malizia e la innocenzia mia; e renditi certo che egli vede i pensier nostri e' nostri cuori, né veruna cosa gli può esser nascosta, come egli questa notte ha voluto dimostrare ritornandomi il naso là si come io l'aveva prima, il quale tu, pessimo di tutti gli uomini, ripieno d'ogni iniquità, innocentemente poco ha mi tagliasti.

Maravigliato il marito di sì fatto accidente e non potendo appena crederlo, {Imbecilità di uomo semplice.} levatosi subito del letto et accesa una lucerna se n'andò giù da lei per vedere questo e come e' s'accorse ch'ella aveva il naso bello et intiero, tutto stupefatto e rintenerito la sciolse e postosele in ginocchioni a' piedi, piangendo a caldi occhi, le chiese perdono del suo fallo. {Altra nuova invenzione di donna pessima.}

Maravigliato il marito di si fatto accidente e non potendo appena crederlo, levatosi sùbito del letto e accesa una lucerna se n'andò giù da lei per vedere questo miracolo; e come e' s'accorse ch'ella aveva il naso bello e 'ntero, tutto stupefatto e rintenerito la sciolse; e postosele in ginocchioni a' piedi, piangendo a cald'occhi le chiese perdono del suo fallo.

La meschina della barbiera, che se n'era ritornata a casa senza il naso, mentre che stava pensando di trovar qualche scusa, con la quale l'orpellasse il marito, in modo ch'egli non potesse sapere la vera cagione della sua disgrazia, accadde che levandosi egli due ore innanzi dì per andare a radere certi vicini alla terra l'impose ch'ella gli apparecchiasse la tasca de' pettini e degli altri instrumenti dell'arte sua, perché ella pensando sopra ciò una certa sua malizietta, trovò la tasca subito e diedegliela, ma non vi mise dentro altro che il rasoio.

La meschina della barbiera che se n'era ritornata a casa senza il naso, mentre che stava pensando di trovar qualche scusa con la quale l'orpellasse il marito in modo ch'egli non potesse sapere la vera cagione della sua disgrazia, accadde che levandosi egli due ore inanzi di per andare a rader certi frati a un convento vicino alla terra che si chiama Sant'Anna e' le 'mpose ch'ella gli apparecchiasse la tasca de' pettini e degli altri instrumenti dell'arte sua; perché ella, pensando sopra ciò una certa sua malizietta, trovò la tasca subito e diedegliela, ma non vi mise dentro altro ch'il rasoio.

Il marito, che aveva fretta d'andar via, cominciò a gridare con essa, perché la non vi aveva messe dentro l'altre cose e di nuovo, ma in collera, le comandò che gli trovasse i pettini et tutte l'altre cose; ed ella pur fece il medesimo. Laonde egli non potendo avere più pazienza, parendogli ch'ella lo burlasse, preso quel rasoio in mano, se n'andò alla volta sua e con la maggiore furia del mondo glie lanciò nel viso: perché ella, che altro non andava cercando, levò subito un gran pianto e cominciò, gridando, a dire: {Astuzia colorita e accorta.}

Il marito, che aveva fretta d'andar via, cominciò a gridare con essa perché la non vi aveva messe dentro l'altre bazicature; e di nuovo, ma in collera, le comandò che gli trovasse i pettini e tutte l'altre cose; ed ella pur fece il medesimo. Laonde egli non potendo aver più sofferenza, parendogli ch'ella l'uccellasse, preso quel rasoio in mano se n'andò alla volta sua e con la maggiore furia del mondo gliele lanciò nel viso ; per che ella, che altro non andava caendo, levò sùbito un gran pianto e cominciò gridando a dire:

- Ah traditore cane, tu mi hai tagliato il naso!

E sino a che fu venuto il giorno, vi fu da fare e da dire: ma e' non apparì prima l'alba, ch'ella mandò a chiamare non so che suoi fratelli e contò loro come il marito, senza cagione veruna le aveva fatto quel bel servigio; i quali udendo e vedendo sì fatta crudeltà, ne fecero una bravata e finalmente se n'andarono al governatore e fecero pigliare il poverello del cognato, il quale essendo addomandato perché cagione avesse commesso così gran pazzia, né sapendo che si rispondere, come colui che si pensava assolutamente d'essere stato, si taceva.

- Ah traditore cane, tu mi hai mozo il naso !”; e sino a che fu venuto il giorno e' vi fu da fare e da dire. Ma e' non appari prima l'alba ch'ella mandò a chiamare non so che suoi fratelli e contò loro come il marito senza cagione veruna le aveva fatto quel bel scherzo; i quali, udendo e vedendo si fatta crudeltà, ne fecero un capo grosso che mai il maggiore; e finalmente se n'andarono alla corte e fecero pigliare il poverello del cognato; il quale essendo addomandato per che cagione avesse fatta cosi gran follia né sapendo che si rispondere, come colui che si pensava assolutamente d'essere stato si taceva.

{Castigo grazioso di un picaro.} Onde il governatore, senza altra esamina o confessione, gli fece dar cinquanta scorreggiate quivi nel palazzo e poi lo confinò in Alicante per un anno.

Onde il Podestà o ver Commessario, senza altra esamina o confessione, comandando che fusse spogliato gli fece dar cinquanta scorreggiate quivi nel palazo e poi lo confinò a Livorno per un anno; e poté dar questo giudizio in questa forma, come quel che, avendo dal suo Signore la commissione generale e non limitata, non aveva paura di stare a sindicato, considerando che le preste animavversioni o vero giustizie de' rettori generano più spavento nelle menti de' popoli che quelle che si fanno secondo la tela giudiciaria.

Era andato a sorte in palazzo l'eremita, per vedere che fine avesse la causa del barbiere e perché egli sapeva appunto come erano passate le cose, per rendere testimonio dell'innocenza del buon uomo, quando bisognasse ed arrivando gli venne veduto il ladrone ch'egli andava cercando: {Più può l'interesse proprio, che la carità.} perché dimenticatosi della buona opera ch'egli andava per fare, lasciando seguir del barbiere, quanto avete inteso e curando solamente il fatto suo, subito ricercò il governatore, che facesse metter le mani addosso al picaro malfattore e fattogli restituire le sue cose, lo gastigasse poi delle sue furbarie.

Era andato a sorte su in palazo il romito per vedere che fine avesse la causa del barbiere e, perché egli sapeva a punto come erano passate le cose, per rendere testimonio dell'innocenzia del buon uomo quando e' bisognasse; e arrivando, gli venne veduto il ladrone ch'egli andava cercando: per che, dimenticatosi della buona opra ch'egli andava per fare, lasciando seguir del barbiere quanto avete ininteso e curando solamente il fatto suo, sùbito ricercò il Commessario che facesse metter le mani addosso al malfattore e, fattogli restituire le sue cose, lo gastigasse poi delle sue ladroncellerie.

Laonde il governatore, fattolo pigliare e chiaritosi per propria confessione d'ogni cosa, fece quanto la giustizia ricercava(14).

Laonde il Commessario, fattolo pigliare e chiaritosi per propria confessione d'ogni cosa, fece quanto la giustizia ricercava.

 

Io credo d'averti in questa parte sodisfatto e che miglior sia per il ben vivere, il fuggir la pratica di tutti costoro; non dico già di me, perché dalla mia vagante Vita apprenderai moltissimi documenti, con molto tuo profitto, conforme a quel proverbio che ad ognuno piace il bene; {Detti notabili} et il bene e il bello non fu mai troppo: percioché l'aver bene fu sempre bene; e perciò lascia le spine ed appigliati alla rosa: cogli il dolce e lascia l'amaro; prendi la farina e lascia la crusca; lascia l'osso et cibati della carne; e sappi, che la buona carne fa di molta schiuma: però attendi al tuo bene, che così procurerò anch'io.

 

Moralità

 

Il demonio procura con ogni maggior sua diligenza, con la rete della larga libertà, che gli uomini seguano ad ogni lor potere il mondo e la carne e che si dedichino a lui, come quello che li persuade i piaceri ed i diletti, con i quali conduce le persone all'infamia et il corpo all'inferno. E le donne, che vivono vita libera facilmente ponno incontrarsi in occasioni con le quali perdono la libertà, l'onore e l'anima; percioché il nemico nostro usa gran maniere di diligenza e fomenta la perdizione di ciascun'anima: però chi conosce il bene, stimar lo deve molto e fuggire le cattive occasioni, per non incontrarsi in travagli, come ben disse il gran Poeta italiano:

Non conosce la pace e non la stima,

chi provato non ha la guerra prima.

 

 

 

Aprovechamiento

 

Traza del demonio es que las mujeres libres, a primera vista encuentren ocasiones con las cuales se conserven y continúen sus libertades, porque toma él muy a su cargo fomentar la perdición que una vez persuade.

 

 

 

 


Della entrata in Leone Numero III
 
 
 


número tercero
 
De la entrada de León
 

Redondillas de pie quebrado

 

Tiene León una entrada

Tan estendida, y tan larga

que por desabrida, amarga

y por importuna, enfada.

Mas Justina

por vencer esta mohína;

y por dar contento a todos,

comenzó a decir apodos,

de una entrada tan malina

y tan lodosa.

 

 

 

Narra Giustina il suo viaggio per Leone, i costumi de' quali pienamente si spiegano; ma molto più le picaresche qualità e condizioni de' cercanti e calcanti: raccontasi de' picari cose notabili, degne di non poca considerazione, dimostrando che l'essere vagabondi è un essere mal mondi.

 

Redondillas de pie quebrado

 

Tiene León una entrada

Tan extendida y tan larga,

Que por desabrida, amarga,

Y por importuna enfada.

Mas Justina,

Por vencer esta mohína,

Y por dar contento a todos,

Comenzó a decir apodos

De una entrada tan malina

Y tan lodosa.

 

{Giustina iscopre una pazzia notabile de' leonesi.} Eccomi pronta a continuare l'istoria della mia vagante vita et a dirti quello che passò tra il picaro Barro e me. Finalmente io entrai in Leone, per il ponte che comunemente si chiama del Castro, ch'è una gentil anticaglia, fatta di sassi, senza pelo, ma molto mal fatto: nulladimeno è bravamente lodato da ciascuno e tanto più, perché i leonesi l'hanno nominato per una delle cinque meraviglie del mondo.

Yo entré por mi León por la puente que llaman del Castro, que es una gentil antigualla de guijarro pelado mal hecha pero bien alabada, porque los leoneses la han bautizado por una de las cinco maravillas.

Io che più oltre non sapeva, credei ch'egli fusse somigliante al ponte di Segovia fatto da Ercole sì come dicano i fanciulli o come quello che fece Traiano imperadore ad Alcantarra, del quale un bello ingegno discorrendo col re Filippo III nel passar che di sopra egli faceva gli disse:

- Mira vostra maestà quel bel occhio di mezo, ch'è largo più di meza lega; egli fu fatto da Erode, che riedificò il tempio.

Casi yo tenía creído que era semejante a la segoviana que hizo Hércules, o el diablo por él, según dicen los niños, o Trajano el que hizo la de Alcántara, de quien dijo el otro al rey Filipo II que mirase su majestad muy bien el ojo del medio, o como la que hizo de media legua de largo Herodes el que reedificó el Templo; pero, con licencia de los señores leoneses, más gesto tiene de caballete de tejado que de puente pasajera.

{Notabil pazzia de' leonesi e quale.} Oh che gran vanità, oh che pazzia pazza è cotesta: come poteva il re vedere l'arco di mezo del ponte ed esser lungo meza lega, se pur di sopravia egli caminava? Perdonami leonese mio che ancorché io sia castigliana, non posso se non ridermi di questa pazza ostentazione di un hidalgo o cavaliero, ch'egli si sia, che così gran castronagine abbia detto, la quale vien tenuta per legge irrefragabile da tutti quelli che collà son nati, nudriti et allevati; insomma i pazzi si conoscono a' gesti e le palle di marcanzia, alla marca.

Mi perdonino signori leonesi, che il lor ponte tiene piuttosto someglianza di coperchio di tutto che di ponte per i passaggieri.

Io lodo molto il ponte di Vigliarete, non molto discosto dalla mia terra, che se egli non avesse nel mezo un tira brachiere, volli dire un cintolo da brachiere, ma però di legno, percioché egli patì burrasca terribile da un crescente di fiume, che se ciò non fusse portarebbe il vanto a quanti ponti furono mai fatti nella Spagna; e anco a quel di Navarra del qual si dice per comun proverbio:

¡Dolor de la puente de Villarente, que está junto a mi pueblo!, que si no tuviera en medio un tirabraguero de madera, a causa de haberse quebrado por la parte más necesaria y de más corriente, pudiera hablar donde hubiera puentes, aunque fueran las de Navarra, de quien dice el refrán de aquella tierra:

"Puentes y fuentes, camozza y campanas; e stella la bella Pampalona la bona; o lite y la Taffalla la flor di Navarra; y sobre todos, puentes y aguas."

"Puentes y fuentes, zamarra y campanas estella la bella, Pamplona la bona, Olite y Tafalla, la flor de Navarra, y, sobre todo, puentes y aguas."

Vicino a questo ponte per dove io entrai, è situato il borgo detto di sant'Anna; e siccome io andava per veder feste, quasi che fui a buscarmi una morte civile, ch'io scopersi molto a me vicina; come colui che scielse di morire a suono e colpi di calci. O come era pazzo costui, non era egli meglio morir centomilla leghe di qui discosto, che venirli appetito di venir a morir a Leone ed entrar per il ponte del Castro., che fra tanto avrebbe tempo e speranza di quell'interim, col quale si potesse appellarsi sessantamila volte e tra l'una e l'altra, con molta distanza di tempo.

Junto a esta puente por do entré está el arrabal de Santa Ana, que si como iba a ver fiestas, fuera a buscar la muerte civil, yo escogiera el ir por allí a buscarla, como el otro que escogió morir sangrando de los tobillos. ¡Necio!, mejor fuera escoger que le llevaran a morir cien mil leguas de su lugar o que le dejaran ir a morir a León y entrar por la puerta del Castro y arrabal de Santa Ana, que con este medio tuviera esperanza de que en el ínterin pudiera apelar sesenta veces y tener despacho.

{Chi è del demonio e del mondo, poco si cura esser di Dio.} Già piacque a Dio che io mi avvicinassi all'eremo di san Lorenzo. Qui entrai nell'oratorio e feci orazione e vidi un'altareto e sopra di lui alcuni santini malfatti che mi levarono poco meno che tutta la devozione ancorché di poca ne avessi mestiere. Questo dico, perché altri godono l'entrata buona e non si curano del servigio di Dio, vogliono l'entrate e d'altro non si curano: non dico se non di questo di Santo Lazaro, che del restante Dio tutto vede.

Ya quiso Dios que aporté a la ermita de San Lázaro. Quise entrar a hacer oración, mas vi unos altarcitos y en ellos unos santitos tan mal ataviados, que me quitaron la devoción, y yo había menester poco.

Nell'entrar nella porticella di San Lazaro sentei a toccare certe tavolette, al suon delle quali io credeva che chiamassero i poveri passaggieri alla elemosina, ma era tutta all'opposito; perciocché erano poverini, uomini e donne, che con quelle tavolette chiedevano elemosine, di modo che quando a costoro vicino gionsi, li adimandai ciò che significar voleva quelle tavolette, perché come quella che non era uscita di casa per il mondo, non sapeva la cagione et avvicinatomi ad una di quelle povere donne li dissi:

A la puerta de San Lázaro oí tañer unas tabletas, no de botica, que a serlo fuera más a cuento para remedio de mi cansancio, mas no se me hizo creíble que la ermita de San Lázaro fuese como el templo de la diosa Ceres, que tenía siempre a la puerta pan caliente. También se me ofreció si acaso tañían a entredicho o tinieblas, que, pardiez, según yo sabía poco de Iglesia, no me acordaba si caía el jueves Santo en agosto. También me vino a la imaginación si acaso se habían anticipado mis castañetas y hecho otra levada como en la entrada de Arenillas. Mas nada de eso era, sino que aquella mujer pedía limosna con aquellas tabletas, y para pedir de lejos, de modo que cuando allí lleguen los caminantes traigan desatacada la bolsa y no se detengan en madurar la gana de dar, se hace aquello.

Yo, como nueva, le pregunté a la tablera:

- Sorella non sarebbe meglio chieder elemosina con la bocca e non con quelle tavolette, che pare che voi vogliate ispaventar le mosche.

Risposemi quella e dissemi:

- No bella signora, che questo si fa per isvegliar la devozione di lontano, accioché abbino tempo di cavare e sciogliere la borsa et che possino far elemosina allegramente senza perder tempo e tanto più serve per quelli che non sanno parlare e che sono mutoli affatto; {Modo di chiedere limosina di varie nazioni.} perché in questo luogo si curano diverse infermitadi, che produce il mondo e la carne con offesa d'Iddio; e perciò dall'ingegno umano è stato inventato queste tavolette, che servono in vece di lingua a quelli che non possono parlare ed addimandare il bisogno loro.

-Hermana, ¿no fuera mejor pedir con la boca, y no, que parecéis que espantaís moscas?

Dijo:

-No, señora hermosa, que esto se hace para que puedan pedir todos los pobres que aquí se curan, aunque sean gangosos y mudos.

Yo enmudecí también, porque me tapó la razón, sólo di un rodeón hacia las compañeras, y les dije:

- affé, dissi io, che molto bene sono accorti questi leonesi; poiché non potendo addimandare, vogliono che le linguette delle tavole lor servi per lingue nel favellare e chiedere il bisogno loro et si sono fatti valenti addimandatori. Frontino è amico loro.

{Astuzie picaresche come e quali.} Oh quanti vantaggi! Oh quante invenzioni! Oh quante astuzie picaresche si trovano sopra la terra! E non solo nella spagna, ma in tutta Europa e fino tra Turchi ed altri infedeli, che sotto colore di essercitare la bontà e per parere uomini dabbene si tagliano con coltelli le carni della vita propria, altri camminando ignudi con solo una pelle che li copre le vergogne e molto estenuati; altri sì come ho veduto sovente in vari abiti vanno picarando, che meglio farebbono a servire nelli ospitali a porsi a lavorare e affaticare la vita loro.

-Bueno, por vida de Justina, muy próvidos son los de León; a fe mía que deben ser pedidores de a legua y de ventaja, pues enseñan a pedir a los mudos. Amiguitas, otro ñudo a la bolsa, que piden mucho en León.

Amico mio altro modo tiene la borsa, che sebbene addimandano in Leone ed altrove, il groppo è talmente stretto, che non si può sciogliere et ciò non so dove s'avenga; ci sono ben genti, che con le loro arti sciolgono i groppi a proprio beneficio e fanno grossi comulamenti, tu lo sai e tanto basti. Torniamo a noi e seguitiamo.

{Angerona dea della tristezza e del silenzio.} Dice un auttore, che la dea Angerona fu madre del silenzio ed avocata dei muttoli e che ella teneva sempre un dito posto alla bocca; che però alcuni curiosi aggiungono una cosa, che è molto simile a questa favoletta, percioché se erano mutti parlavano con la tavoletta, ma non solo a leone ciò si fa, ma ovunque si camina si truova sempre nuove invenzioni e costumi; ma io era tanto semplice, che io credeva che in tutto il mondo non ci fusse questo uso se non a Leone: poiché ho detto della dea Angerona, voglio che tu sappi, sì come ne fa relazione Plinio nel terzo libro e Macrobio nel primo de' Saturnali, che li antichi avevano due dee in un medesimo tempio,

De la diosa Angerona, dicen los relatores de la jiroblera, que era madre del silencio y abogada de los mudos, y que tenía siempre puesto el dedo en la boca, pero los muy curiosos añaden una cosa en que se parece mucho a esta tabletera de San Lázaro, conviene a saber: en que estaba a la puerta de la iglesia, y en la mano derecha, un plato o cepo en que se echaba limosna para la diosa Volupia. Ya sé que no es sólo León quien tiene estas Angeronas, que todo el mundo es uno, sino que entonces era tan bozal, que no pensé que había en todo el mundo más que un San Lázaro y unas tabletas.

{Voluptia dea dell'allegrezza.} l'una dell'allegrezza chiamata Voluptia e l'altra della tristezza chiamata Angerona e questa fingevano con un luchetto sugellato alla bocca, per darti ad intendere che per la bocca con il luchetto sugellato era un significare che ogni cristiano deve porre da parte il dolore et il travaglio e sepelire nel silenzio l'ingiurie ricevute; e raffrenando i suoi mali appetiti venire col mezo del silenzio ad ottenere la virtù della pazienza,

{Pazienza, come si acquista.} perloché il travaglio si convertirà in piacere e l'ingiurie in consolazioni, percioché non ci fu mai allegrezza senza pianto, né consolazione senza affanno e perciò queste due dee erano dipinte in un istesso tempio, per dinotare che non vi è Voluptia senza Angerona, né Angerona senza Voluptia: che un dire che non v'è contentezza che non sia accompagnata con alcun disgusto o dispiacere, né disgusto, malinconia, afflizione o dispiacere che non abbia alcuna speranza o rimedio di consolazione. {Libro IV de' Florida.} Apuleio, dice a questo proposito, che a niuno è concesso tanta prosperità che meschiato non ci sia alcun travaglio e disconsolazione.

{Tragedie Tieste ed Anfitrione.} Seneca dice: in niuna qualità di persona dura molto tempo il dolore ed il diletto; percioché quando l'una s'innalza, l'altro s'abbassa e l'uno o l'altro dura brieve tempo, dandosi a vicenda il luogo delle loro buone o cattive fortune. {Consolazioni ed afflizioni vanno insieme.} Plauto dice: così piace a Iddio, che le afflizioni siano compagne de' piaceri e che se alcun bene viene all'uomo, non tarda molto che ne seguita dupplicato travaglio.

Alcuni curiosi aggiungono una cosa, nella quale molto s'assomiglia a questa sorte di tavolette et è che coloro tenevano una bossola o picciol vaso di legno, nel quale si poneva la elemosina per la dea Voluptia; già io so che non è Leon solo che tiene questa dea Angerona, ma che tutto uno è il mondo: ma allora io era come moro, che non sa parlare altra favella che la sua e però non pensai che in altri luoghi che a Leone ci fusse tavolette.

Disse un bell'ingegno a questo proposito che dov'è uomini quivi è mondo. Et un poeta soggiunse:

 

Che questo mondo nostro è proprio un'arca;

di bestie assai, di pochi uomini carca.

 

{Motti e detti notabili.} Et chi disse che 'l mondo è mezo da vendere, mezo da comperare: non intese la instabilità sua, che volle dire; che doppo il dolce, ne vien l'amaro e doppo il cattivo, ne viene il buon tempo; e chi muta lato, muta stato; viene l'asino di montagna e caccia il cavallo di stalla; ma molto meglio disse Lopez di Vega; viene asino di monte, che caccia cavallo di corte; e non fu mai che così non fusse, perché anche d'un sacco rotto, si fa camicia nuova; bisogna aver cervello, altrimente in ogni tua azione apparerai pazzo e tale sarai tenuto da ciascuno.

{Giustina prima che giungesse a Leone, giunge alle forche.} Caminai innanzi ed a passi contati giunsi alla forca: e d'incontro ad essa vidi che v'erano certe casuccie all'arabica, che in suo tempo dovevano essere picciole moschee o casette dentro le quali e con molta magnificenza abitavano alcune giovane, pulite ed attillate; tutte allegrette e vivacissime come argento vivo, co' suoi piccioni, che chiedevano l'imbeccata di lontano cento miglia.

Fui por adelante, y por mis pasos contados me fui al rollo. Vi que enfrente dél estaban unas mezquitas pequeñas o casas de calabacero, donde estaban asomadas unas mujercitas relamiditas, alegritas y raiditas, como pichones en saetera.

{A Leone il bordello è vicino alle forche.} Parevano cotturnici grasse e saporite: veramente la coperta era vaga e bella: ma la prova è quella che scortica l'asino; al paragone si conosce l'oro; chi v'è stato, la può contare: quivi si faceva la prova del sette e del nove; erano talmente vicine e congiunte alla forca, che non so per qual causa ciò facessero e veramente per esser i leonesi perspicaci e di gran giudizio, a me non pare che coteste donne fussero poste in luogo decente e commodo. L'una è che stando elleno con le lor boteghe apperte, congiunte alla forca, niuno leonese onorato sarebbe andato collà:

Parecían cotorreras de a seis en libra, y no lo eran más que la Méndez. Y, por vida mía, que para ser leoneses tan proveídos, no me pareció que las habían puesto en lugar decente y acomodado; lo uno, porque estando aquellas oficinas junto al rollo, ningún leonés honrado puede decir a su mujer vete al rollo, sin que en estas palabras vaya enjerida, como piojo en costura, la licencia para que la tal mujer salga de sus casillas y entre en aquellas casillas, o se ahorque en buen día claro, porque mujer junto al rollo y conjurada con tal maldición, ¿qué otra tela tiene que echar ni otro oficio que hacer, sino es ahorcarse de una manera o de otra, habiendo ocasión para todo? Y tanto mayor inconveniente es éste, cuanto más usada es esta maldición en aquella tierra.

nemmeno conveniva lor tuttora alla moglie e figliuole e sorelle e fino alle madri loro, per ogni minima cosa di disgusto dirle, vatene alle forche: perché questo modo di dire, va insieme (come il pedocchio nella piegatura) con la licenza, accioché vadino ad aprire bottega in quelle casette et uscendo di là vadino poi ad appicarsi a lor piacere o che altri s'appendino e s'aviticchino alla loro; perché donna, che giunta sia presso la forca e che ci giunga con tal maledizione, che altra tela ha da ordire e tessere, né altro officio fare, se non d'appiccarsi o nell'una o nell'altra maniera e amendue disonorate: e tanto maggior inconveniente è questo, quanto che molto più è usitata questa maledetta imprecazione in cotesta città:

{Donne leonese sono ubbidienti ed in che e come.} io so ben questo, che le leonese giamai si servono, né pongono in uso questa licenza, ma dato il caso che ubbidiendo a questo costume, sono iscusabili, perché se fanno ubbidienza non fanno male; e possono dire come disse quell'ortolano, al quale il padrone comandogli che andasse nell'orto e gli portasse due latuche per far una salata; {Ortolano ubbidiente e come.} e perché sapeva che ne' suoi servigi era lungo, per sollecitarlo gli disse:

Bien sé que las leonesas nunca se aprovechan desta maldita licencia y maldición licenciosa, mas si se aprovechan excusa tienen, diciendo: "marido, hice lo que mandastes." Como el otro hortelano motilón, a quien su provincial mandó que le trujese una lechuga de la huerta, y por saber dél que era espacioso, le dijo por gracia:

- Di grazia va presto e sai quello che hai a fare, sta un anno a portarle.

Andò l'ortolano per le due latuche e non ritornò se non dopo finito l'anno, che allora portò al padrone, le latuche e dissegli:

- Non vi lamenterete già ch'io non vi abbia ubidito e fatto tutto quello che mi ordinaste.

Il padrone voleva gastigarlo, come fuggitivo, ma l'ortolano difendendosi diceva:

- Non mi ordinaste voi ch'io andassi per le latuche e ch'io stessi un anno a tornare?

-Lo que habéis de hacer es no la traer en todo este año.

Fue el hortelano por la lechuga y no tornó desde allí a un año, que vino con su lechuga al provincial y le dijo:

-Vea aquí la lechuga, padre, no dirán que no hice lo que me mandó.

Quiso el provincial castigarle por fugetivo, mas él se excusaba con decir:

-Padre, ¿vos no me mandastes que no viniese dentro de un año?

Così se le donne di Leone sono mandate alla forca e che ci vadino e che per non star a disaggio o che non li piova addosso si ricovrano in quelle casette a coperto, ove ben coperto collà si fermarono e poscia ritornando a casa, dicono al marito, che vengono di ritorno dalla forca, ove mandate l'anno. Oggi è un mondo che bisogna legar l'asino dove vuole il padrone e se si rompe il collo suo danno: {Proverbi e detti.} perché che esce di commissione, paga del suo; percioché, se tu vuoi ubbidire, non far più di quello che ti vien commesso; e se non sai fare, impara dalla gamba che ella fa quello che vuole il ginocchio.

Así, las de León las envían sus maridos al rollo, y van y se recogen mientras hace calma o quiere llover excusa tienen de un mal recado, diciendo:

-Marido, vengo de donde vos me inviastes.

{Cagione del mal francese in Spagna.} Un altro inconveniente ritrovo io del stare quelle donne publiche in quel luogo, il quale è molto umido e freddo, che posto sopra il callido pela ed appela la gente ed anco gli animali; oltre di che questa umidità e frigidità mescolata col caldo, cagiona certa sorta di male, che communemente si nomina francese: ma oggidì è tanto spagnuolo, che è più spagnuolo, che francese, {Cavalieri bastardi in Spagna, chi sieno.} e questa è la cagione perché cotesto male viene da' cavalieri e da gente cavaleresca et da hidalghi cavalereschi, che perciò tutte queste genti sono fatti nobili in questi gradi di cavaleria;

Otro inconviniente hallo yo en estar aquellas publicanas en aquel puesto: que es muy húmedo y frío, lo cual, sobre cálido, pela a las gentes y aun a las águilas, y aun hacen muy grande agravio a las bubas que allí nacieren, porque las bubas son nobles y siempre vienen de caballeros y caballería, y las que allí nacieren serán bastardas en fin, nacidas de polvo de la tierra y aun del lodo. ¡Dolor de los que allí trajinaren!, que meterán carga de tierra de España y la sacarán de Francia.

ma vi è un diffetto solo, che questi cavalieri derivanti da questa sorte di cavaleria in Spagna sono bastardi; come quelli che nati sono del loto et polvore della terra. Onde da questa inconvenienza nascano altri inconvenienti molto noti a ciascuno, ma molto più per portar terra francese ne' paesi di Spagna, che per non convenirsi insieme i terreni cagionano dolori intensi et continui tormenti, che per ciò, non bene conveniunt, etc.

{Cagione perché il bordello fu posto vicino alle forche.} Ora mi si offerisse la causa, perché leonesi posero vicino alla forca quelle case di picare, che senza dubbio è per aver notato in un medesimo scartafaccio colpa e pena; e diceva un computista di Salamanca che come non vi è Quaresima senza Pasqua, così non vi è piacer carnale che insieme con un boi, non abbi un hai; e che dal peccato ne nasce l'essempio ad altri, che però la cosa camina tanto a pelo e tanto ben pesata, che acciò non si turbino e doglino li computisti, si contentiamo che entrino nella fraterna picaresca; anzi perché conosciamo così essere bene, li citiamo ed ammoniamo a comparere, affinché di simili uomini sempre ce ne siano per finire e saldare li conti.

Ahora se me ofrece la causa porque los leoneses debieron de poner junto al rollo aquellas casas de placer; sin duda fue por tener en un mismo cartapacio culpa y pena.

Decía un papelista de aquí de Salamanca que, como no hay sermonario que no tenga junto con la Pascua la Cuaresma, tampoco hay placer carnal que junto a un hoy no tenga un ay, y junto a un pequé un pené. Ello el ejemplo no es muy a pelo, pero pase, siquiera porque no se quejen los papelistas que no entran en la picarada, y ansí es bien que los citemos siquiera a una vez de remate.

Quello ch'io vi so dire, è che essendo io fanciulla, vidi la forca prima d'ogni altro luogo della città, {Picare ladrone, come e quali.} e vicina alla casa di donne ladrone e svalligiatrici di borsa e di vita: onde pensai che tanto bravo era il leone, che uscendo la gente di Leone, anzi della prora della casa, se n'andavano alla camera, della poppa della forca; e che giunto quivi nello smontare dell'asino, salivano a cavallo della forca e dal basso ascendevano al soprano; ma sovente dall'uno e dall'altro con bolle e bollo e suggelli, croste e crostade si partivano, {Proverbio.} conforme quel detto che Chi pratica in bordello, vi perde il cervello.

Lo que yo sabré decir es que como yo era niña y vi la horca antes del lugar y junto a la casa de las mujeres maletas, pensé que era tan bravo el león, que en saliendo las gentes de el lastre de la casa, los subían a la cámara de popa del rollo, y que en apeándose de las burras, los subían al caballo de canto, y no de órgano; mas después perdí el miedo y vi que no era tan bravo el león.

Mentre io era intenta a queste imaginazioni e curiosi pensieri sentivami sollevare la fatica del mio viaggio {Giustina da se stessa scherza e motteggia.} e però smontata dalla mia giumenta me n'andai tra l'uno e l'altro posto a purgare il ventre, così del buono, come del cattivo, che dell'uno e l'altro odore teneva l'aria di quel luogo: se nelle dita vi fusse stato un occhio, come dimandò Momo, affé che la mia mano averebbe veduto impresso e stampato nelle mie spalle e molto più nel mio sedere la vera imagine e bellissimo impronto d'una bardella; per questa causa se alcuna volta mi ritrovava con alcuna chiachieratrice o mi dimandavano le mie compagne:

Todas estas imaginaciones y buenos concetos me importaban para entretener el cansancio con el cual iban batanadas mis asentaderas, lo que era bueno y aun lo que era malo. Si tuviera un ojo en un dedo, como pidió el Momo, a fe que con él pudiera ver estampada en mis espaldas la verdadera imagen de una albarda; por esta causa, si alguna vez salía yo con alguna bachillería y me preguntaban mis compañeras:

- Giustina, dimmi la paglia a che serve?

Io li rispondeva:

- Sorelle serve per empire la bastina.

Similmente questi miei pensieri mi servirono di freno per raffrenare il timore che io aveva pensando alla molta umidità del sito e che perciò dovevo andare molto ben avertita in pigliar stanza asciutta, perché ove è molta umidità, nascono i crescioni; e le ugne crescerono a me e all'asinella mia.

-Justina, ¿pero quién te mete la paja?

Respondía:

-Hermanas, la albarda.

También estos buenos pensamientos me sirvieron de freno para refrenar el temor que llevaba, pensando que por la mucha humedad del sitio, cuando llegase a la posada nos había de haber nacido berros en las uñas a mí y a la jumentilla.

 

 

Il paese portava seco questa condizione, come la portano tutti li picari, che per lo più, anzi tutti sono furfanti e ladroni compiuti; poiché ad altro non pensano che al rapire ed al far stare questo e quello, come faceva un picarone di Segovia, {Giustina premette di dire una novella.} che per esser cosa notabile e perché questo clima produce simili ravanigli, voglio narrarvi quello che mi raccontò un capitano allogiando di passaggio nell'osteria di mio padre et sebbene avevo poco senno per esser io fanciulla, ebbi però buona retentiva e credo di non scordarmi punto di quanto udì da lui dire ed io ridicendolo servirà di avviso e di riso(15).

 

 

Dall'infame operare di un picaro di Segovia, si comprende che chiunque è abituato nel mal operare, difficilmente può ridursi all'operar bene; tutto ciò si conosce da questa piacevole e sensata diceria.

Num. II.

 

 

Nel contado di Segovia, già molti anni, fu un hidalgo che don Sanchio ebbe nome, che era nato in una villa, di una famiglia che si chiamava de' Pazzi, il quale cognome tanto spiacque a costui che ove don Sanchio de' Pazzi era detto, venuto su il cordovese, si fe' chiamare don Sanchez Savio, ma nel vero più convenevolmente si potea far chiamare Vigliacone, perché era egli tutto a ruberie ed a ladronezzi intento, come quegli che voleva viver largamente, ma di quel d'altri ed era nemico mortale di tutto quello ove entrasse ben piccola fatica; e soleva questi avere un suo proverbio ridotto in canto, il quale era: Al tor non esser lente, al pagar non esser corrente, che potrebbe venir tale accidente che non pagaresti mai niente.

Nel contado di Ferrara, già molti anni, fu un contadino che Piero ebbe nome, che era nato sul padovano di una famiglia che si chiamava de' Matti, il quale cognome tanto spiacque a costui che, ove Piero Matto era detto, venuto su il ferrarese, si fe' chiamare Piero Bonamente, ma nel vero più convenevolmente si potea far chiamare Malamente, perché era egli tutto a ruberie e a ladronecci intento, come quegli che volea viver largamente, ma di quel d'altri ed era nemico mortale di tutto quello ove entrasse ben picciola fatica. E soleva questi avere un suo proverbio, ridotto in rima, il quale era “Al tor non esser lente, al pagar non esser corrente, che potrebbe venir tale accidente che non pagaresti mai niente”.

Et certo egli altrimente non faceva, perché non vi era alcuno del quale egli avesse cognizione, da cui non avesse avuta qualche cosa od in prestanza od a credito, tolta nondimeno con animo di non restituirla o di non pagarla mai. Ma ciò era nel male molto più tolerabile, che quello al quale egli poscia tutto si diede, quando vide non vi essere più alcuno che né a un modo, né all'altro gli volesse dar nulla.

E certo egli altrimente non faceva, perché non vi era alcuno del quale egli avesse cognizione, da cui non avesse egli avuta qualche cosa od in prestanza od a credito, tolta nondimeno con animo di non restituirla o di non pagarla mai. Ma ciò era, nel male, molto più tolerabile che quello al quale egli poscia tutto si diede, quando vide non vi essere più alcuno che né a un modo né all'altro gli volesse dar nulla.

Perché avendosi egli proposta la maniera della vita, della quale ho già detto, non potendovi bastare, se non col vivere dell'altrui, si mise a rubar nel contado, ove egli era, quando una cosa et quando un'altra; et attendendo a ciò fare, avvenne che la sua viziosa vita era vieppiù di qualunque altra favola manifesta nel luogo ove egli stava et non era rubata cosa alcuna appertenente al vivere, in quella contrada, che non ne fusse a lui data subito la colpa.

Perché, avendosi egli proposta la maniera della vita, della quale ho già detto, non potendovi bastare, se non col vivere, dell'altrui, si mise ad imbolar nel contado, ove egli era, quando una cosa e quando un'altra e attendendo a ciò fare, avenne che la sua viziosa vita era vie più di qualunque altra favola manifesta nel luogo ove egli stava e non era rubata cosa alcuna, appertenente al vivere, in quella contrada, che non ne fosse a lui data subito la colpa.

Laonde fu commesso che qualunque avesse sospizione che delle cose rubate ne fusse stato rubatore don Sanchez, si facesse ricorso al custode della villa et egli, con alquanti uomini, avesse libertà di andargli in casa e cercare diligentemente in ogni luogo: e se forse vi si ritrovava il furto, aveano libertà quegli uomini di condurlo ad essere impiccato per la gola. Ma quantunque egli ciò sapesse, non restava dal suo preso modo di vivere, fidandosi della sua astuzia in potersi salvare da ogni colpa, che per ciò gli fusse data.

Laonde fu commesso che qualunque avesse sospizione che delle cose imbolate ne fosse stato imbolatore il Buonamente, si facesse ricorso al massaio della villa ed egli, con alquanti uomini, avesse libertà di andargli in casa e cercare diligentemente in ogni luogo e, se forse vi si ritrovava il furto, aveano libertà quegli uomini di condurlo ad essere impiccato per la gola; ma, quantunque egli ciò sapesse, non restava dal suo preso modo di vivere, fidandosi della sua astuzia in potersi salvare da ogni colpa, che per ciò gli fosse data.

Laonde non perdonava a cosa che gli venisse a mano, onde potesse avere grassa cucina e ora questo pollaio or quell'altro spogliava. Et fra gli altri rubò questi una gran quantità di polli ad un cavaliere cordovese. Tosto che il castaldo loro si avide del danno, tenendo certo che don Sanchez, che vicino gli era, fusse stato il ladro, fe' ricorso al custode e messi insieme alquanti uomini, colà se n'andarono.

Laonde non perdonava a cosa che gli venisse a mano, onde potesse avere grassa cucina e ora questo pollaio or quell'altro spogliava. E fra gli altri rubò questi una gran quantità di polli a' Giraldi, gentiluomini ferraresi. Tosto che il castaido loro si avide del danno, tenendo certo che il Buonamente, che vicino gli era, fosse stato il ladro, fé' ricorso al massaro e, messi insieme al-quanti uomini, colà se n'andarono.

Don Sanchez, che si avea pensato che niente meno devesse essere, cercò di salvarsi con arte e godersi i polli e far rimanere tutti coloro scornati e presi i polli, che già egli aveva uccisi e postigli tutti in un mastello (così si chiamano quei vaselli, ne' quali le donne fanno bianche le tele) sopra vi fe' porre alquanti panni lini et messa una caldaia al fuoco, fe' che la moglie ed una sua figliuola, gittavano acqua su quel mastello, come che si fossero date a far bucato.

Il Buonamente, che si avea pensato che niente meno devesse essere, cercò di salvarsi con arte e godersi i polli e far rimanere tutti coloro scornati. E, presi i polli, che già egli aveva uccisi e postigli tutti in un mastello (cosi chiamano i Ferraresi que' vaselli, ne' quali le donne fanno bianche le tele), sopra vi fe' porre alquanti panni lini e, messa una caldaia al fuoco, fe' che la moglie e una sua figliuola gittavano acqua su quel mastello, come che si fossero date a far bucato.

Venuti adunque coloro, che del furto cercavano, gli dimandarono ove fussero i polli che rubati egli avea. Subito si pose egli a negare, dicendo ch'egli era uomo dabbene e che di loro grandemente si maravigliava che avessero di lui così fatta opinione e che perciò a casa sua, come a casa di malfattore, fossero venuti: ma che cercassero a voglia loro, che si chiarirebbero al fine che altri che egli avea quei polli rubati; frattanto la moglie e la figliuola, pigliando l'acqua dalla caldaia, la gittavano sul mastello, già detto. Il cuatode et gli altri, cercata tutta la casa e quante casse vi erano, tenendo per certo che nel mastello fussero panni lini, non avendo ritrovata cosa, che del furto potesse dare pure un picciolo indizio, credettero che a torto gli fusse data simil colpa et via se n'andarono.

Venuti adunque coloro, che del furto cercarono, gli dimandarono ove fossero i polli che rubati egli avea. Subito si pose egli al niego, dicendo ch'egli era uomo da bene e che di loro grandemente si maravigliava che avessero di lui cosi fatta opinione e che perciò a casa sua, come a casa di malfattore, fossero venuti, ma che cercassero a voglia loro che si chiarirebbero al fine che altri che egli avea que' polli imbolati.

Fra tanto la moglie e la figliuola, pigliando l'acqua dalla caldaia, la gittavano sul mastello già detto. Il massaio e gli altri, cercata tutta la casa e quante casse vi erano, tenendo per certo che nel mastello fossero panni lini, non avendo ritrovata cosa che del furto potesse dare pure un picciolo indizio, credettero eh'a torto gli fosse data simil colpa e via se n'andarono.

Questi, assicurato e da questa e da altre simili cose, che bene gli erano avenute, rubò a' medesimi un porco grasso: e tantosto che in casa l'ebbe, l'uccise e trattegli le interiora, le pose in una buca, che fatta avea nell'orto e di subito la turò; e temendo che la carne se la ponesse sotterra, non avesse a patire, avisandosi quello che deveva avenire, voltò la tavola sulla quale mangiava e con saldi chiodi, vi conficò il porco.

Questi, assicurato e da questa e da altre simili cose, che bene gli erano avenute, rubò a' medesimi un porco grasso e, tantosto che in casa l'ebbe, l'uccise e, trattegli le interiora, le pose in una buca che fatta avea nell'orto e di subito la turò talmente che pareva ella una di quelle porche che si fanno ne' giardini per seminarvi erbuccie; e, temendo che la carne, se la ponesse sotterra, non avesse a patire, avisandosi quello che deveva avenire, voltò il desco sul quale mangiava e con saldi chiodi, vi conficò il porco.

Poscia, rimesso la tavola al luogo suo, vi fece porre una bianchissima tovaglia, la quale da ambidue i capi e da tutti due i lati pendeva, lontana da terra poco meno di due palmi. Et fattevi porre sopra le vivande, si mise colla moglie et colla figliuola a mangiare. Et ecco ch'erano appena assettati a tavola, che gli furono il custode e gli uomini a casa a cercare del porco. Et egli, come che in casa non l'avesse, con viso lieto si fe' loro incontro ed invitglio seco a cena:

Poscia, rimesso il desco al luogo suo, vi fe' porre sopra una bianchissima tovaglia, la quale da ambidue i capi e da tutti due i lati pendeva dal desco, lontana da terra poco meno di tre spanne. E fattevi porre sopra le vivande, si mise colla moglie e colla figliuola a mangiare.

Ed ecco eh'erano appena assettati a tavola, che gli furono il massaio e gli uomini a casa a cercare del porco. Ed egli, come che in casa non l'avesse, con viso lieto si fe' loro incontro e gli invitò seco a cena.

- Altro vogliamo da te, che cena, risposero coloro; dacci il porco che rubato hai.

Ciò udito, disse don Sanchez:

- Vorreste pure ad ogni modo infamarmi, ma mi ritrovarete esser colui che altra volta mi avete ritrovato: tanto ho io porco in casa mia, quanto è sopra questa tavola e percotendola con le mani:

- Cercate, disse, quanto vi piace.

- Altro vogliamo da te che cena, risposero coloro. Dacci il porco che imbolato hai!

Ciò udito, disse Bonamente:

- Vorreste pure ad ogni modo infamarmi, ma mi ritroverete esser colui che altra volta mi avete ritrovato. Tanto ho io porco in casa mia, quanto è sopra questo desco! e, percotendo il desco con le mani, cercate, disse, quanto vi piace.

Cercarono tutta la casa, come prima, né alcuno si avisò mai, avendo gittati gli occhi a terra sotto la tavola, che potesse esser in lei il porco confitto. Onde via se n'andarono, tenendo tutti per certo che in quella casa il porco non fusse; et egli sicurissimamente lo mangiò. Venuto il tempo di carnovale l'anno dopo, addocchiò questi un pollaio, che su quattro colonne stava, intrecciato di verghe di salci e coperto di paglia nel quale la notte le galline et i polli si riducevano e deliberossi di volerle rubare.

Cercarono tutta la casa, come prima, né alcuno si avisò mai, avendo gittati gli occhi a terra sotto il desco, che potesse esser in lui il porco confitto. Onde via se n'andarono, tenendo tutti per certo che in quella casa il porco non fosse ed egli sicurissimamente lo si godette.

Venuto il tempo del carnovale, l'anno doppo, adocchiò questi un pollaio che su quattro colonne stava, intrecciato di verghe di salci e coperto di paglia, come è costume di quel paese, nel quale la notte le galline e i polli si riduceano e deliberossi di volerle rubare.

Et essendo una notte l'aere oscurissimo e piovoso, egli colà se n'andò e quantunque quel cortile fusse guardato da quattro gran mastini, aveva egli non so che incantesimo con lui, che ovunque egli si andasse, toglieva in guisa la voce a' cani, che non più gli abbaiavano, che se fossero nati senza voce. Entrò adunque sicuramente nel pollaio e prese le galline et caponi e strozzatigli, gli pose in uno sacco, che con lui portato aveva: et era già per uscire e girsene a casa, quando sentì non so che bisbilio per lo cortile: e dubitandosi che non fosse alcuno degli uomini di quella casa, si stette cheto, attendendo a che ciò riuscir deveva.

Ed essendo una notte l'aere oscurissimo e piovoso egli colà se n'andò e, quantunque quel cortile fosse guardato da quattro gran mastini, aveva egli non so che incantesimo con lui che, ovunque egli si andasse, toglieva in guisa la voce a' cani, che non più gli abbaiavano che se fossero nati senza voce. Entrò adunque sicuramente nel pollaio e, prese galline e caponi e strozzatigli, gli pose in uno sacco che con lui portato aveva. Ed era già per uscire e girsene a casa, quando senti non so che bisbiglio per lo cortile e, dubitandosi che non fosse alcuno degli uomini di quella casa, si stette cheto, attendendo a che ciò riuscir deveva.

Erano quelli, che il bisbiglio facevano, quattro giovanacci, fratelli possenti e di buon nerbo, i quali soleano nella casa di que' lavoratori venire sovente; onde erano conosciuti da' cani non altrimente, che quelli stessi di casa et perciò non temeano che per la loro venuta i cani mettessero un grido: questi quattro fratelli aveano, come don Sanchez, adocchiato il pollaio e voleano anch'essi a spese d'altri godersi, con alcune loro amate, quei giorni da festa e da sollazzo.

Erano quelli, che il bisbiglio faceano, quattro giovanacci fratelli, possenti e di buon nerbo, i quali soleano nella casa di que' lavoratori venire sovente, onde erano conosciuti da' cani non altrimente che quelli stessi di casa e per ciò non temeano che, per la loro venuta, i cani mettessero un grido. Questi quattro fratelli aveano, come il Buonamente, adocchiato il pollaio e voleano anch'essi a spese d'altri godersi, con alcune loro amate, quei giorni da festa e da sollazzo.

Onde andati costoro al pollaio, dispensatisi a' quattro cantoni, lo si levarono in spalla con tutto don Sanchez e sel portarono in una campagna alquanto lontana dalle case di quei lavoratori: qual fusse allora l'animo di don Sanchez, che dentro il pollaio era chiuso, lasciolo pensare a ognuno di voi: mi avviso ben io che non sta con maggior paura il topo sotto la gatta, che si stesse egli ivi entro. Imperoché egli era sicuro, per la mala opinione, che già era di lui impressa negli animi degli uomini, essendo a quel modo ritrovato nel furto manifesto, di devere essere menato alle forche a dare di calci all'aria.

Onde, andati costoro al pollaio, dispensatisi a' quattro cantoni, lo si levarono in spalla con tutto il Bonamente e sei portavano in una campagna alquanto lontana dalla casa di que' lavoratori. Qual fosse allora l'animo del Bonamente, che dentro il pollaio era chiuso, lasciolo pensare a ognun di voi. Mi aviso ben io che non sta con maggior paura il topo sotto la gatta, che si stesse egli ivi dentro. Imperò che egli era sicuro che, per la mala opinione, che già era di lui impressa negli animi degli uomini essendo a quel modo ritrovato nel furto manifesto, di devere essere menato alle forche a dare de' calci a rovaio

Et volgendosi varie cose per la testa, pensossi che il buio della notte piovosa, lo potesse liberare di tanto pericolo; e su questo pensiero fermatosi, si era deliberato di salir fuori del pollaio e darsi a fuggire, pensandosi di non devere essere conosciuto da coloro che via lo portavano. Mentre egli era in questo pensiero, dubbioso di sé medesimo ed essendosi i quattro fratelli dilungati dalla casa per un tratto di arco, un di loro sentendo il pollaio vieppiù grave che non deveva essere, disse a quel che appresso gli era:

e, volgendosi varie cose per la testa, pensossi che il buio della notte piovosa lo potesse liberare da tanto pericolo e, su questo pensiero fermatosi, si era deliberato di salir fuori del pollaio e darsi a fuggire, pensandosi di non devere essere conosciuto da coloro che via lo portavano.

Mentre egli era in questo pensiero, dubbioso di sé medesimo ed essendosi i quattro fratelli dilungati dalla casa per un tratto di arco, uno di loro, sentendo il pollaio vie più grave che non deveva essere, disse a quel che appresso gli era:

- Senti tu fratello, come questa casupula di verghe e di paglia è grave?

Rispose egli:

- Come se io il sento, io mi credo che dentro ci sia il diavolo.

Udita questa voce don Sanchez, che tuttavia aspettava il tempo di aversi a gittarsi fuori, gli parve di avere udito un angelo dal Cielo, che detto gli avesse, Tu sei salvo; ed incontanente formata una voce orribilissima, come colui che troppo bene il sapea fare, disse:

- Sì, che il diavolo sono!

E preso un capone per gli piedi, incontanente gittosi dal pollaio e quello, che più vicino gli fu, percosse sul capo e poscia gli altri col capone, tuttavia gridando:

- Sete morti.

- Senti tu, frate, come questa casupula di verghe e di paglia è grave?

Rispose egli:

- Come se io il sento! Io mi credo che dentro ci sia il diavolo.

Udita questa voce il Buonamente, che tuttavia aspettava il tempo di aversi a gittar fuori, gli parve di avere udito un angelo dal Cielo, che detto gli avesse “Tu sei salvo” e incontanente, formata una voce orribilissima, come colui che troppo bene il sapea fare, disse

- Si, che il diavolo sono! e, preso un capone per gli piedi, incontanente gittossi del pollaio e quello, che più vicino gli fu, percosse sul capo e poscia gli altri, col capone, tuttavia gridando:

- Sete morti!

Tanta fu la paura che toccò l'animo de' quattro fratelli in quel punto che gittato giù il pollaio e postasi la via fra le gambe, si diedero con tal fretta a fuggire, che non gli avrebbe aggiunti il vento, come coloro cui parea di aver il diavolo dietro, che perseverando gli percotesse; e tanta fu la paura, anzi l'orrore, che lor scorse per l'ossa e per le midolle e da un tremore sì grave furono soprapresi, che s'infermarono e molti giorni si stettero nel letto; e quanti peli avevano, loro cadderono da dosso.

Tanta fu la paura che toccò l'animo de' quattro fratelli in quel punto che, gittato giù il pollaio e postasi la via fra le gambe, si diedero con tal fretta a fuggire che non gli avrebbe aggiunti il vento, come coloro cui parea di avere il diavolo dietro che, perversando, gli percotesse. E tanta fu la paura, anzi l'orrore, che lor scorse per l'ossa e per le midolle e da un ribrezzo si grave furo soprapresi che s'infermarono e molti giorni si stettero nel letto e quanti peli aveano lor caddero da dosso.

Lieto di tale avenimento don Sanchez, tutto contento a casa col furto se ne tornò: la mattina, non vedendo i lavoratori il pollaio al luogo suo, si posero a cercar d'esso; e vedutolo nel mezzo della campagna, senza esservi dentro pure un pollo, non si sapeano imaginare come ciò potesse essere avenuto. Ma andando a vedere que' giovani infermi, come loro amici, essi, senza dire che fossero iti a rubare il pollaio, narrando la cagione della infirmità loro, dissero che venendo essi da non so dove e veduto il pollaio nella campagna molto si maravigliarono; e volendo vedere che ciò fusse, vi si fecero appresso ed indi uscir videro il diavolo infernale colle corna, che gittava fuoco per la bocca, per gli orecchi e per lo naso;

Lieto di tale avenimento, il Buonamente, tutto contento, a casa col furto se ne tornò. La mattina, non vedendo i lavoratori il pollaio al luogo suo, si posero a cercar d'esso e, vedutolo nel mezzo della campagna, senza esservi dentro pure un pollo, non si sapeano imaginare come ciò potesse essere avenuto. Ma, andando a vedere que' giovani infermi, come loro amici essi senza dire che fossero iti ad imbolare il pollaio, narrando la cagione della infermità loro, dissero che, venendo essi da non so dove e veduto il pollaio nella campagna, molto si maravigliarono e, volendo vedere che ciò fosse, vi si fecero appresso e indi uscir videro il diavolo infernale colle corna, che gittava fuoco per la bocca, per gl'orecchi e per lo naso,

e avea gli occhi che pareano carboni ardenti, che gli minacciò, con terribilissima voce e che impauriti si diedero a fuggire, ma che gli seguitò, percotendo or questo or quello con una serpe (però che aveano creduto il capone, col quale furono percossi, fusse stato un serpente) ch'egli aveva in mano, per le quali battiture se ne stavano così malconci nel letto, come gli vi vedeano; e qui dissero maraviglie le maggiori del mondo, le quali avea lor fatto parer di vedere la gran paura che aveano conceputa nell'animo.

e avea gl'occhi che pareano carboni ardenti, che gli minacciò con terribilissima voce e che, impauriti, si diedero a fuggire, ma che gli seguitò, percotendo or questo or quello con un serpe (però che aveano creduto che il capone, col quale furon percossi, fusse stato un serpente) ch'egli aveva in mano; per le quali battiture se ne stavano cosi mal conci nel letto, come gli vi vedeano e qui dissero maraviglie, le maggiori del mondo, le quali avea lor fatto parer di vedere la gran paura eh'aveano conceputa nell'animo.

Onde fu tenuto per cosa certissima che il demonio quegli stato fusse che il pollaio nella campagna portato avesse, dando a quello che que' giovanacci detto aveano, molta credenza la infermità loro e la pioggia densissima et grossa, che con impetuoso vento era quella notte piovuta dal cielo; credendosi ognuno che avea inteso quello che dissero quei giovani che per opera del demonio ella con tanto furore fusse caduta in terra(16).

Onde fu tenuto per cosa certissima che il demonio quegli stato fosse che il pollaio nella campagna portato avesse, dando a quello che que' giovanacci detto aveano molta credenza la infermità loro e la pioggia densissima e grossa che, con impetuoso vento era quella notte piovuta dal cielo, credendosi ognuno che avea inteso quello che dissero que' giovani che, per opera del demonio ella con tanto furore fosse caduta in terra.

 

 

{Fine de' picari qual sia.} Tu ridi amico e ne hai molta ragione: fuggi la vita picaresca ed abbraccia la virtuosa, altrimenti ti avvenirà quello che avenir suole a tutti i picari, che il lor fine è o frusta o berlina o galera o forca.

 

 

{Giustina spendea gran sossiego.} Io finalmente entrai in Leone, per la porta di Santa Anna e in verità che non mancarono genti che riguardassero la comitiva copiosa di quelli che entravano e sopra gli altri miravano ed ammiravano l'ostessa burlatrice, che osservava un sossiego che un tale osserva il maggior di Castiglia; che rendeva e dava gusto ed aguzzava il gargatile a chiunque mi mirava:

Ya entré por la puerta que dicen de Santa Ana, y a fe que no faltaron gentes que mirasen la procesión de los que entrábamos, y sobre todo la mesonera burlona hacía raya, que un cansancio, aunque embota el gusto, aguza el garabatillo.

{Stanchezza come si dipinga.} presi porto in un'osteria attacata e congiunta alla medesima porta della città ed era la prima, perché veramente mi sentiva stracca, mi convenne ciò fare et prendermi cotesta licenza, perché la strachezza, come la dipinsero gli antichi, ha le gambe troncate e la vita tutta smossa e conquassata: quivi presi riposo per esser in luogo di vista, tutta ora vedendo entrar gente di campagna, franti e confranti, polverati ed impasticciati, chi a piedi, chi a cavallo e chi in carretta; e per terza cagione, quivi passa, vedendo d'intorno, un passeggio ogni giorno, che lo chiamano il prato delli ebrei ed è il principale corso che si facci in quella città, così per il sito piacevole, come perché si vede una fonte chiara e brilante, congionta alla porta dell'osteria; {Cavalina fonte sue qualitadi.} fonte, che corre quando li piace: percioché alcune volte ella si ferma ad udire quello che altrui ragiona o a far colazione de' ravanigli nella piazza San Martino.

Hice paraje en un mesón que está pegante con la misma puerta de Santa Ana, lo primero, porque mi cansancio no me daba más licencia, que al cansancio los antiguos le pintaron con las piernas trozadas; lo segundo, me entré allí por ver entrar gente de Campos empanada en carretas; lo tercero, por tener cerca un paseo que llaman el Prado de los judíos, y lo principal, porque vi una fuente apacible allí junto a la puerta del mesón. Fuente es que corre cuando quiere, y algunas veces se queda a oír vísperas en la Iglesia Mayor o hacer colación de rábanos en la plaza de San Martín.

Ciò dico, perché in tutti questi posti e belle vedute è necessario di saper il fatto suo, prima che di giungere e fermarsi quivi; et giunta ancorché ben avvertita averei come l'istessa fontana necessità d'altretanta acqua d'intendimento, con la qual possi lavare e scialacquare la zucca del mio cervello delle cose nuove, che averei veduto e che vedrò. {Intelletto e sorte ci vuole a questo mondo.} Io aveva udito nominare la fonte cavalina e vedendo che quivi venivano a bere molti cavalli venuti per veder le feste, che si dovevano fare, addimandai se quella fonte si addimandava cavalina.

Dígolo, porque con todos estos puestos y manantiales, tiene necesidad de hacer cuenta antes de llegar allí, y aun cuando llega trae necesidad de otra tanta agua con que lavar el barro que ha cogido en estas estaciones. Yo había oído nombrar la fuente Cabalina, y viendo que allí iban a beber muchos caballos que habían venido de acarreo para las fiestas, pregunté si aquella era la fuente Cabalina;

Il nome m'ingannò, percioché mi successe una gentil burla e fu che un leonese mi disse (vedendomi ch'io mirava e riguardava quelli cavalli forestieri): {Giovani spensierati per il più sono insolenti.}

engañóme el nombre.

Sucedióme también un buen chiste, y fue que me dijo un leonés, viendo que yo miraba a aquellos caballos forasteros:

- Che guardate signora bella? Si meraviglia forse di vedere gente a cavallo? affé signora, che se a Leone vengono cavalli, ritroverà cavalieri che li cavalcheranno.

-¿Qué mira, señora hermosa? ¿Espántase de que haya en León gente de a caballo? A fe, señora, que si hubiera en León caballos, que hubiera muchos caballeros.

Mira per vita tua, che voleva costui ch'io li rispondesse? Certo se non dirli un Arri là. Io mi volevo rattener di non risponderli, ma fui forzata a dirglielo, accioché mi lasciasse stare e non mi dasse noia e tanto più questa risposta se li confaceva, {Veturini sono veri picari.} perché era nolizino o veturino da cavalli, gente molto ben nota e del sangue vero picaresco e forse che un giorno questa mia risposta di Arri là caderà sopra le mie spalle.

Mira, por tu vida, qué querías que le respondiese, sino un ¡arre allá! Pero dejéle, porque me dejase, que, según vi en él era uno de los que buscaban caballo y pudiera ser que me cayera a cuestas la respuesta y el ¡arre allá!

Ebbi gusto d'esser albergata in un'osteria ben proveduta; e senza dubbio era migliore della mia, dico in molte cose particolari e essenziali {Nelle osterie ciò che gli bisogna.} eccetto che in una parte molto importante a simili luoghi et è l'aver buona monizione di giovanotte vivaci et tutte picare; ma in questa osteria vi erano certe simpliciotte che parevano come di buon pane: ma pane senza sale et ove manca il sale, manca il sapere e però mancavagli il condimento, ch'è il conseglio d'una buona madre, come quella ch'io ebbi e che già nell'altra parte te ne ho dato contezza,

Diome gusto que vi bien proveído el mesón, y sin duda lo estaba mejor que el mío, digo, de alhajas, mas no de astucias, que a las mocitas de munición se les vía el juego a legua. Parecían todas sus trazas hijas de clérigo, según se traslucían ellas de intención bien pecadoras, mas faltábales la sal y el saber, faltábales el consejo de una buena madre que yo tuve, la cual, con media espolada de ojos, nos hacía andar a las quince, si no es que la mano de su reloj anduviese de posta, que para este caso no había regla cierta. Si era necesario, con un mesmo candil nos hacía alumbrar y deslumbrar.

{Giustina narra le azioni picaresche di sua madre.} la quale come scaltrita ed accorta e di vista più accuta che l'aquila, ci permettea che noialtre figliuole andassimo su e giù, ma però ad un suono di orologio ciascuna di noi correa al suo posto; ed osservava con una meza candela far lume a tutto l'albergo, che però sovente si faceva coi passagieri molti vari e dilettevoli appetiti, i quali morivano, come la cicala.

Mia madre era una gran Circe e mio padre un gran maestro di stalla; tal che non le mancava altro, se non il convertire i passaggieri in tante mule: e questo averiano fatto, s'avesser potuto, se non avessero temuto del molto danno, che inaspetatamente gli sopraveniva; perché se tutti fussero divenuti mule, a tutte conveniva dargli biada e niuno l'avrebbe pagata: et però ogni inganno non è buono, perché anche talor l'uccellatore riman preso alla ragna; e tela male ordita è peggio ripiena;

Era ella una Circe y mi padre otro Estabulario, tal que no les faltaba sino convertir a los huéspedes en mulas; y si hicieran, si no temieran que, siendo todos mulas, todos comieran la cebada y ninguno la pagara.

{Detti piacevoli.} et è cosa certa, che il credere et il pevere inganna le donne e i cani; non bisogna ingannar la barrattaria, perché per questo modo di fare, quando meno vi si pensa, s'incontra nel fante di bastone o di spade od in una ciurma di birri, che ti conducono lontano dal commesso errore e per esso tu rimani nel zimbello; e resti preso al laccio, che ad altri avevi teso: sappi certo che i proverbi non fallano ed i pensieri non riescono.

{Circe, ciò che ella sia.} Sai ciò ch'è Circe? Ella è quella passione naturale che s'appella amor disonesto, che le più volte trasforma gli più savi et i più giudiziosi in animali fierissimi et pieni di furore; et alcune altre volte si trasformano insensibili più che pietra, non avendo punto riguardo all'onore ed alla riputazione, che prima di questo inconveniente si mantenevan con gran riputazione;

{Giustina riprende gli uomini sensuali.} anzi per trarsi la fame di così disonorate voglie o per propri interessi o per compiacere ad altri si lasciano acciecare da questa fierissima passione. Et tanto più quelli che si danno in preda ad infami e disoneste donne et a finti amici, senza veruna sorte di rispetto: e molti di questi amministrano giustizia, che più degl'altri meriterebbero per la loro malavita e per il pessimo essempio che danno, d'essere acerbamente gastigati.

Questa sorte d'uomini, vorrei avergli sopra la mia carretta, che affé, affé a suono di nervose bastonate gli farei mutar vezzo; o farei che si rompessero il collo giù di essa, come feci a quegli vigliacchi picari di Zamora.

{Giustina biasima perché non si fa una Università di osti, camere locante e simili.} Io non so perché gli antichi e meno li moderni non fondassero una Università di osti, albergatri, camere locante e de' servi e servitrici et amiche di essi; altre ne hanno fondate di minore considerazione; almeno si provedesse che le giovanette, che servono in tutti questi luoghi, fussero di considerazione, di profitto et in superlativo grado zerbinette nell'attilatura e gabrinette nel far star altrui,

Yo no sé cómo no fundaron una universidad de mesoneros, que otras ha habido de menos consideración, a lo menos, provecho.

Así que, las mocitas mesón eran en grado superlativo boquirrubias. ¡Cuitaditas! ¡No tenían maestra! ¿Qué habían de hacer? ¡Quién tuviera lugar para hacerles buena obra! Lástima les tuve. El otro, para llamar siempre a uno, decían: El señor fulano, muchas veces come sin plato. Yo se lo dije a las bobillas por ver si habían aportado a la provincia de Pulla, siquiera de barbavento, y me respondieron:

-Sí el pan.

Y pensaron que habían hilado, beatillas.

e che trappassassero le ciambrere di Francia, che tutte sono così buone maestre e tutte si vogliono dare alla salute dell'anima, ma a quella del corpo anch'elleno s'accomodano a' tempi et alle occasioni: niente meno si fa di qua, che ci sono scolare damigelle, che insegnarebbono a quante maestre sono in Madrid, in Siviglia, in Toledo et in tutto il resto di Spagna, ove ci sono figlie che possono leggere in catedra; et però sia concesso il primo luogo a queste mie contrade, che lo meritano da dovero.

Ma veramente mi parve cosa nuova e fuori del commun uso il vedere in questa osteria garzonette tanto semplici, che prendevano il tutto in buona parte e non sapevano ribattere il chiodo, per vietar il pericolo d'urtare in quelle punte e farsi male; che se per sorte fussero troppo rugginose, andava dubbio che gli si gonfiasse tra carne e pelle e gli avvenisse qualche brutto scherzo; {Fabrizio Nicola sua facezia.} come avvenne al signor don Fabrizio Nicola, il quale dopo il ritorno di lungo viaggio ritrovò donna Sanchia sua moglie, bella e grassa e talmente grassa, ch'ella era grossa; cioè, gravida, onde molti amici rallegrandosi seco della sua benvenuta, gli ne rendea quelle grazie, che in ciò si conveniva; e se alcun suo più famigliare gli chiedeva come avea ritrovato lieta la sua consorte, egli subito, con il più lieto viso del mondo, diceva:

- Signore ho ritrovato la mia moglie, lodato Dio, sana e grassa e talmente grassa, che non posso cingerla con le braccia.

A chi ha buon stomaco, può mangiare carne grassa. Oh che Cornelio.

{Giustina addottora alcune garzonette dell'osteria.} Et però veggendo in quelle garzonette una così fatta simplicità mi risolsi di fare una buona opera, in servigio loro, a fine che non tralignassero i nostri picareschi costumi; onde gli diedi lezioni talmente dotte, che migliore da niun'altra le potevano avere; basta a dirti, ch'erano addottorate con tutti i voti e senza alcun reprobo.

Oh quanti signori scolari nelle loro Università pagarebbero li centinaia di reali per riuscire così bene, come fecero coteste fanciulle nell'addottorarsi? {Maestri buoni, fanno buoni scolari.} Abbino buoni maestri , che riusciranno buoni dottori, ma se saranno eglino ingordi nello interesse, non averanno niun buon scolare, il che seguirà con danno delle città e de' principi, che spendono e spandono per aver uomini dotti, ma non sono già uomini quelli che s'interessano oltre il lor dovere. Odo un che mi dice:

- Signora Giustina, il tal signor lettore di Alcalà, con altri suoi aderenti non sono pagati.

Et io gli risposi: {Abuso del non pagare i lettori de' studi.}

- Ciò avviene, perché gli ministri non pagano i lettori ed altri ancora, co' quali si compongono insieme, ricevendo i meschini il salario di due anni, col fargli la quietanza di sei, ancorché de' quattro non abbian avuto nulla.

Dunque i principi restano offesi per cagione de' ministri? Sappi che l'occhio del padrone ingrassa il cavallo: {Proverbi.} ma meglio disse quell'altro, chi compra il magistrato, forza è che fraudi la giustizia; ogni bene aspetta mercede et ogni male aspetta gastigo: si doverebbono appunto gastigar costoro e far tener le billancie pari: non vi è tra noi chi pesa giusto e sai perché ciò avviene? Perché a niuno piace la giustizia a casa sua: non mi far più dire, sapendo io che parlo con persona che m'intende e se non vuoi intender, tuo sia il danno; chi così vuole, così abbia. Ritorno alla lezione delle mie garzonette.

{Giustina esamina una garzona per farla abile al dottorato.} Stando doppo tante azioni, da me trapassate considerando e profondamente contemplando la ignoranza di queste sempliciotte e ponendomi ad esaminare una di esse, che secondo ch'ella disse aveva lettere, che l'ammettevano all'esamina del dottorato, per poter poscia esercitarsi publicamente ne' studi (dico dell'osteria e camera locante) senza temere che spia, rapportatore o per dirla chiaramente birro segreto, rapportasse alla giustizia quello che in contrario si fa:

Estando, pues, contemplando profundamente la somería destas parvolitas y examinando una dellas que, según me dio a entender, pretendía sacar carta de examen para poder públicamente hacer su labor, digo de mesonera, sin temer malsines,

volle la mia buona sorte che casualmente e senza pensamento alcuno, ella mi disse, un cero non so che d'un certo tale giuocatore dagli occhi rovesci e scarlatini; {Giustina si prepara di burlar il Guercio di Badajoz.} quello dico che sendo in viaggio molto lodò la medaglia ch'aveva appesa al colo, che il vigliaccone, mi disse ch'eran patenti della mia nobiltà reale; ella dissemi che costui in quel albergo alloggiava,

quiso mi buena suerte que, acaso sin pensar, supe cómo el fullero del ojo rezmellado el que me dijo en el camino que los agnusdeis eran bulas de coadjutoría, posaba en aquel mesón,

di che non poco restai disgustata, che la sua sorte voleva ch'io gli attendessi quello che sin d'allora gli avea promesso e giurato di fargli e ciò era qualche segnalata burla, come naturalmente ho sempre fatto a tutti i scolari, perché non sono eccellenti, se non sono veri picari, in quella guisa che sono i cani d'Alva contro i legnaiuoli,

lo cual no me dio poco gusto, porque demás de que yo se las había jurado, toda mi vida tuve inquina contra escolares, como el perro de Alba contra los carpinteros de la Veracruz.

 

{Sentenze e detti singolari.} e come quelli che vanno in chiesa, che sempre sono li mal veduti, che perciò ne nacque quel detto, che si suol dire: Io sono disgraziato, come i cani in chiesa: ma questo picaro dagli occhi stralunati dovea fare, come faceva il cane di Butirone, che s'accostava a chi aveva meglior mantello; ma cotesti erano come i cani di montagna, che se vengono alla città, scacciano gli altri di corte: ma molte volte avviene come al can di don Diego, che andò per pigliar il lupo e 'l lupo prese lui.

Avvertendoti (e dico da buon senno) che a cane che lecca cenere, non gli fidi farina; che se potrà pigliar capponi, a te lascierà la cenere; perché la va a chi più può; va adagio perché la fretta non fu mai buona, che l'oca si pela a penna ed a passo a passo si fa gran camino. Così farò io, come appresso intenderai e diroti cose non dispiacevoli.

 

Moralità

 

Gran pazzia è di Giustina et d'ogni mondano sensuale il darsi in preda alla licenziosa libertà del mondo; ove vivendo vita tale, è un acquistarsi a bel diletto l'inferno, per vivervi eternamente in acerbe e dogliose pene. Lascia dunque il mondo co' suoi ingannevoli passatempi e ricorri pentito ed umiliato a Dio; e co' l'operare virtuosa e cristianamente procure di farti conoscere vera pecorella del gregge di Cristo, per ascendere poscia al cielo, ove eternamente goderai delizie e le consolazioni de' beati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aprovechamiento

 

La persona que una vez pierde el respecto a Dios, mira con desprecio las cosas santas y no santas, las honrosas y las que no lo son tanto, y de aquí es que aun de las piedras, calles y edificios y paredes murmura y fisga.